Un uomo da marciapiede |
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Un film di John Schlesinger.
Con Jon Voight, Brenda Vaccaro, Dustin Hoffman, Sylvia Miles, Bob Balaban.
continua»
Titolo originale Midnight Cowboy.
Drammatico,
durata 113 min.
- USA 1969.
MYMONETRO
Un uomo da marciapiede
valutazione media:
4,05
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un saggio sulla disillusionedi Daniele D'AntoniFeedback: 467 | altri commenti e recensioni di Daniele D'Antoni |
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giovedì 17 giugno 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quando si nomina “New York”, si è abituati a immaginare la colossale e affascinante città americana, ripresasi dal lutto dell’11 Settembre, capitale del mondo, punto di snodo di mille culture, e soprattutto meta turistica tra le più apprezzate. Ma la metropoli di oggi è ben diversa da com’era tra gli anni ’60 e ’70: più ostile, fulcro dalla malavita, e scenario di situazioni di degrado sociale, ben più evidenti e frequenti rispetto a oggi. “Un uomo da marciapiede” ci accompagna alla scoperta sempre più drammaticamente sconvolgente di una città che ci si aspetterebbe ricca di occasioni per far successo, ma terribilmente squallida, così come lo era New York nel 1969, anno di uscita del film. Compiamo questo viaggio attraverso l’esperienza vissuta in prima persona da Joe Buck (giovane e bravissimo John Voight), affascinante cowboy che lascia il suo piccolo paese nel Texas, partendo alla volta di New York, dove pensa di poter diventare (a pagamento) l’ideale uomo di compagnia delle donne single della città, e di fare così fortuna. Poco alla volta si renderà conto che aldilà dei suoi sogni, la vera New York si rispecchia più verosimilmente nella figura di un truffatore incontrato per caso, Ratzo Rizzo (interpretato magistralmente da Dustin Hoffman), costretto a vivere in totale disagio sociale, nel cuore di una New York frenetica che non rallenta neanche se la gente muore per strada, non vista da tutti. L’intero film, che nonostante l’asprezza degli argomenti è girato con la posatezza che distingue i capolavori dalle idiozie, racconta quindi la disillusione, e la presa di coscienza di un mondo che volenti o nolenti ci appartiene. Per questo motivo si ha l’impressione per tutto il film, di inseguire un sogno interminabile e irraggiungibile: prima quello di Joe di fare fortuna, dopo quello di Ratzo di fuggire in un mondo appena migliore del suo. Vincitore dell’Oscar come miglior film nel 1969, e accompagnato dalla canzone “Everybody’s talkin’” (che è poi diventata un successo discografico), “Un uomo da marciapiede” è stato una piccola punta di diamante del cinema verista dell’America rimasta “a casa” nel periodo più intenso della guerra in Vietnam.
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