renato corriero
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martedì 30 gennaio 2007
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che bei tempi!!
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L'Italia del boom, spesso snobbata nei ricordi della gente, spesso guardata con nostalgia. Io faccio parte di quelli che la ricordano con nostalgia,non di certo per motivi"economici",
ma per quel senso di spensieratezza e quasi certezza che il futuro, dopo i terribili anni della guerra, sarebbe stato in ogni caso migliore. Ed i due protagonisti interpretano magnificamente questi sentimenti: il giovane studente Trintignant che programma di passare il ferragosto in casa studiando pensando al suo futuro, possibilmente con la vicina di fronte, e lo spensierato Gassman che viveva alla giornata cercando di afferrare tutto ciò che la vita poteva offrirgli. Ma erano anche tempi di fiducia. Chi al giorno d'oggi si avventurerebbe ad andare a fare una scorribanda in macchina con uno sconosciuto?! E poi le spensieratezze di allora: il ballare in spiaggia in bikini in pieno giorno, una cosa che in realtà non ho mai visto fare ma che veramente credo si facesse anche perchè allora per ballare non erano necessarie le discoteche ma era sufficiente un juxe-box,e la più o meno gioventù di allora si sentiva appagata! C'era si la caccia al benessere, vedi ad esempio la quinicenne Catherine Spaak che non disdegnava una relazione con un uomo forse più anziano di suo padre pur di avere il benessere economico assicurato! Ma tutto era un po' nella logica; il personaggio interpretato da Gassman era si un irresponsabile ma non era certamente un cattivo od un malvagio, era senz'altro un buono che cercava anche di migliorare la vita al giovane studente inibito! Purtroppo quando la disibinizione arriva troppo in fretta e l'irresponsabilità eccede, ecco la morte dietro l'angolo! Il finale è proprio adatto a rendere grande questo film (teniamo presente che in quell'epoca gli incidenti stradali non erano certo all'ordine dl giorno come al giorno d'oggi)!
E oggi film così non ne fanno più; parlo di quei films che insegnavano qualche cosa facendo anche presa sul grande pubblico come lo erano anche i flims americani di quel tempo(vedi:"Sayonara" "Indovina chi viene a cena" ecc.
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L'Italia del boom, spesso snobbata nei ricordi della gente, spesso guardata con nostalgia. Io faccio parte di quelli che la ricordano con nostalgia,non di certo per motivi"economici",
ma per quel senso di spensieratezza e quasi certezza che il futuro, dopo i terribili anni della guerra, sarebbe stato in ogni caso migliore. Ed i due protagonisti interpretano magnificamente questi sentimenti: il giovane studente Trintignant che programma di passare il ferragosto in casa studiando pensando al suo futuro, possibilmente con la vicina di fronte, e lo spensierato Gassman che viveva alla giornata cercando di afferrare tutto ciò che la vita poteva offrirgli. Ma erano anche tempi di fiducia. Chi al giorno d'oggi si avventurerebbe ad andare a fare una scorribanda in macchina con uno sconosciuto?! E poi le spensieratezze di allora: il ballare in spiaggia in bikini in pieno giorno, una cosa che in realtà non ho mai visto fare ma che veramente credo si facesse anche perchè allora per ballare non erano necessarie le discoteche ma era sufficiente un juxe-box,e la più o meno gioventù di allora si sentiva appagata! C'era si la caccia al benessere, vedi ad esempio la quinicenne Catherine Spaak che non disdegnava una relazione con un uomo forse più anziano di suo padre pur di avere il benessere economico assicurato! Ma tutto era un po' nella logica; il personaggio interpretato da Gassman era si un irresponsabile ma non era certamente un cattivo od un malvagio, era senz'altro un buono che cercava anche di migliorare la vita al giovane studente inibito! Purtroppo quando la disibinizione arriva troppo in fretta e l'irresponsabilità eccede, ecco la morte dietro l'angolo! Il finale è proprio adatto a rendere grande questo film (teniamo presente che in quell'epoca gli incidenti stradali non erano certo all'ordine dl giorno come al giorno d'oggi)!
E oggi film così non ne fanno più; parlo di quei films che insegnavano qualche cosa facendo anche presa sul grande pubblico come lo erano anche i flims americani di quel tempo(vedi:"Sayonara" "Indovina chi viene a cena" ecc.) rispetto ai films tutta azione fine a se stessa dell'odierna Hollywood e della banale e volgare comicità della commedia all'italiana di oggi! Certi films sono proprio da riscoprire!!!
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paolo bisi
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martedì 15 marzo 2011
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il capolavoro del cinema italiano del boom
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Bruno Cortona, quarantenne romano, trova nel correre in macchina e nel sorridere alla vita l'unico modo per non abbattersi e non pensare ai fallimenti a cui è sempre andato incontro. Nella calda giornata di ferragosto, coinvolge nelle sue avventure un timido studente di legge, Roberto. Il contatto con Bruno e con la sua voglia di vivere lo cambieranno per sempre, fino all'ultima curva, all'ultimo sorpasso. Il capolavoro di Dino Risi non è solo una perfetta testimonianza di un'epoca, quella del boom, in cui emergono tutta la positività e la certezza per il futuro, ma è molto di più: uno scontro da due generazioni, due classi sociali, due modi di vedere la vita.
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Bruno Cortona, quarantenne romano, trova nel correre in macchina e nel sorridere alla vita l'unico modo per non abbattersi e non pensare ai fallimenti a cui è sempre andato incontro. Nella calda giornata di ferragosto, coinvolge nelle sue avventure un timido studente di legge, Roberto. Il contatto con Bruno e con la sua voglia di vivere lo cambieranno per sempre, fino all'ultima curva, all'ultimo sorpasso. Il capolavoro di Dino Risi non è solo una perfetta testimonianza di un'epoca, quella del boom, in cui emergono tutta la positività e la certezza per il futuro, ma è molto di più: uno scontro da due generazioni, due classi sociali, due modi di vedere la vita. Esemplare da questo punto di vista la scena, diventata celebre, della partita a ping-pong. Dopo un inizio scoppiettante grazie al brio di Gassman, il film forse soffre l'unico calo nella parte centrale, solo per pochissimi minuti, per poi salire nuovamente di livello nella sequenza dell'incontro di Bruno con la moglie e la figlia e soprattutto nel finale, davvero toccante. Al fianco di un'ottima schiera di attori secondari e di un buonissimo Trintignant emerge tutta la classe e la bravura di Vittorio Gassman, mai così sicuro di sè in un ruolo che probabilmente gli appartiene più di ogni altro. Nessuno come lui ha saputo interpretare la figura dell'uomo "in fuga", verso un futuro e una condizione sociale migliore. Entrato nella storia, giustamente, il rumore del clacson della macchina di Bruno. Imperdibile e inarrivabile, è uno dei grandi capolavori del cinema italiano.
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chriss
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mercoledì 1 settembre 2010
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il capostipite dei road-movie...
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Il sorpasso è un capolavoro del cinema on the road. Ad esser pignoli è il primo road-movie all' italiana ed il capostipite di una piccola, grande famiglia di film (on the road), compresi quelli americani (Easy rider, Fandango, Thelma e Louise, Duel, the Hitcher, solo per citarne alcuni). Il film, considerato uno degli emblemi del boom economico dell' Italia del dopoguerra, divenne in seguito un Cult di successo. Tutta l' equipe (regista, sceneggiatore e soggettista) ha costruito una storia solo apparentemente semplice, in quanto dalla classica commedia all' italiana si passa, in un lampo, al dramma sociale. Ed il simbolo di quel dramma si chiama Roberto, un timido studente in legge che si fa subito convincere, dall' invadente Bruno, a partire on the road a bordo dell' aggressiva Lancia Aurelia Sport.
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Il sorpasso è un capolavoro del cinema on the road. Ad esser pignoli è il primo road-movie all' italiana ed il capostipite di una piccola, grande famiglia di film (on the road), compresi quelli americani (Easy rider, Fandango, Thelma e Louise, Duel, the Hitcher, solo per citarne alcuni). Il film, considerato uno degli emblemi del boom economico dell' Italia del dopoguerra, divenne in seguito un Cult di successo. Tutta l' equipe (regista, sceneggiatore e soggettista) ha costruito una storia solo apparentemente semplice, in quanto dalla classica commedia all' italiana si passa, in un lampo, al dramma sociale. Ed il simbolo di quel dramma si chiama Roberto, un timido studente in legge che si fa subito convincere, dall' invadente Bruno, a partire on the road a bordo dell' aggressiva Lancia Aurelia Sport. Tutto il film mette in evidenza una serie di simboli, a partire dai due protagonisti, molto caratterizzati, ma ben distinti tra loro. Roberto rappresenta il piccolo mondo borghese con tutti i suoi sogni ed aspirazioni. Quando varca la porta di casa con Bruno, lo attende l' asfalto infuocato dal sole di ferragosto: ecco quindi che la strada diviene immediatamente l' emblema di un mondo ignoto, sconosciuto, che non gli appartiene. Un mondo non suo, ma che sembra meglio appartenere al ciarlatano Bruno. Un mondo meschino e corrotto col quale dovrà fare subito i conti. Ma Roberto, chiuso nella solitudine del 'suo io narrante', nettamente in contrasto col suo modo d' agire, si troverà ben presto in difficoltà: il ragazzo, pur essendo intelligente, non agisce d' impulso come Bruno, più istintivo e pratico con la gente e la strada. Ecco spiegato il motivo di tanto feeling tra Bruno e l' asfalto. Proprio la strada sarà la tomba di Roberto. Un tragico destino lo aspetta da un pezzo dietro quella maledetta, diabolica curva, proprio mentre si sta recando a Viareggio da Valeria, la ragazza dei suoi sogni. Anche questo ha un enorme valore simbolico: Valeria (che non vedremo mai), infatti, rappresenta, subito dopo lo studio, il secondo sogno frantumato di Roberto. Bruno, invece, che tra un sorpasso ed un contro-sorpasso si prende gioco degli altri, rappresenta la vanità, la cialtroneria e la spensieratezza dell' uomo. E' il classico gradasso, mascalzone romano che vive alla giornata di piccoli espedienti. Non sapremo mai che ne sarà di lui, ma di sicuro non si azzarderà mai più a sorpassare una macchina in quel modo. Di lui ci resterà quel sorriso beffardo che, come più volte accennato da lui stesso, sotto sotto nascondeva una disperata solitudine. Di lui ci ricorderemo del naturale sforzo che fa per Roberto: aprirgli gli occhi alla vita, proprio come un neonato dopo il primo vagito (occhiofino, Alfredo figlio del fattore, le donne). Infine la macchina: la Lancia Aurelia Sport rappresenta da una parte il boom di quel paese dopo che era stato lacerato dalla guerra; da un' altra parte simboleggia l' animo corrotto del suo conducente. Rappresenta pure gli spazi, l' ignoto, l' avventura en plein air. Il sorpasso e' un film stupendo che finisce il suo corso in una diabolica curva. Se ci fate caso, era proprio cominciato con Bruno che affrontava una serie di curve: solo che la prima non era esattamente come l' ultima. Ho visto il film due volte di seguito per gustarmi fino in fondo l' interpretazione a dir poco mostruosa di Vittorio Gassman, nettamente alla pari dei più grandi attori americani. Anche J.L.Trintignant dimostra di reggere l' urto della superlativa prova del mattatore italiano. Cinque stelle al capostipite dei road-movie. Palmieri Christian...
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ziogiafo
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venerdì 29 maggio 2009
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il grande cinema italiano da riscoprire… 1^ parte
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ziogiafo – Italia, 1962 - Da una stretta collaborazione tra Dino Risi ed Ettore Scola nacque questa splendida ma pungente commedia che riportava sul grande schermo in maniera realistica gli “effetti collaterali” del boom economico italiano, quasi sfociando nel documentario. Una sorta di road-movie all'italiana che affronta tante tematiche dell’epoca, da quelle più frivole a quelle più complesse, a volte divertendo a volte facendo riflettere profondamente. Al centro di questa storia itinerante due personaggi dai caratteri opposti, uno timido, l’altro spavaldo che “viaggiano” nelle loro vite a bordo di una strombazzante Lancia Aurelia, “sorpassando” ogni minimo ostacolo verso la libertà. In una Roma deserta per il Ferragosto, con negozi e bar chiusi, Bruno Cortona (Vittorio Gassman) è alla disperata ricerca di una tabaccheria e di un telefono, guardandosi intorno, per caso, scorge Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant) affacciato alla finestra e gli chiede aiuto.
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ziogiafo – Italia, 1962 - Da una stretta collaborazione tra Dino Risi ed Ettore Scola nacque questa splendida ma pungente commedia che riportava sul grande schermo in maniera realistica gli “effetti collaterali” del boom economico italiano, quasi sfociando nel documentario. Una sorta di road-movie all'italiana che affronta tante tematiche dell’epoca, da quelle più frivole a quelle più complesse, a volte divertendo a volte facendo riflettere profondamente. Al centro di questa storia itinerante due personaggi dai caratteri opposti, uno timido, l’altro spavaldo che “viaggiano” nelle loro vite a bordo di una strombazzante Lancia Aurelia, “sorpassando” ogni minimo ostacolo verso la libertà. In una Roma deserta per il Ferragosto, con negozi e bar chiusi, Bruno Cortona (Vittorio Gassman) è alla disperata ricerca di una tabaccheria e di un telefono, guardandosi intorno, per caso, scorge Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant) affacciato alla finestra e gli chiede aiuto. E’ così che i due si conoscono. Bruno è un simpatico quarantenne pieno di vita che, con la sua travolgente personalità, riesce a convincere rapidamente il timido Roberto - studente in legge - ad uscire di casa e ad avventurarsi con lui in una “interminabile” corsa in automobile alla ricerca di nuove emozioni e all’insegna della trasgressione sociale. «Il sorpasso», rispetto ad altre “vecchie” pellicole della commedia all'italiana, presenta delle caratteristiche originali… non si limita a raccontare con la consueta retorica e superficialità il malcostume del Paese, ma dona ai personaggi uno spessore caratteriale consistente. Bruno è un uomo invadente, che vive di espedienti, si fa notare ovunque vada, è un’esplosione di vitalità, un opportunista che nasconde bene i suoi fallimenti e la sua solitudine. Roberto invece è oltremodo timido, introverso, riflessivo, uno studente con le idee chiare che ama le cose fatte per bene, il suo obiettivo è la laurea, intanto si lascia coinvolgere dall’amico “ancora estraneo” ma già “maestro di vita” in questa affascinante avventura di strada e, in un momento di estrema contentezza - mentre continuano a vagabondare correndo con la potente spider - lo ringrazia per avergli fatto trascorrere i più bei giorni della sua vita, non immaginando il triste destino che da lì a breve, dopo una curva, lo attende…
.../... continua nella 2^ parte
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mikelangelo
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giovedì 26 giugno 2008
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l'istinto della fuga nell'italia del boom
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“L'istinto della fuga esisterà sempre, anche se Pascal consigliava di passare la vita in una stanza”. Questo famosissimo aforisma di Vittorio Gassman, calza a pennello per il personaggio che interpreta in questo capolavoro: Bruno, un forsennato quarantenne scroccone che straripa dalla voglia di vivere e che coinvolge nelle sue avventure un timido e incolpevole studente universitario. I due viaggiano per le assolate strade italiane in un ferragosto di inizio anni 60, facendo incontri di vario genere, quasi tutti particolarmente folkloristici, e tutti terribilmente divertenti. Ma dietro tanta inconsapevole felicità, si prospetta una catastrofe. Dino Risi firma un film atipico e indimenticabile: un road movie metafora del boom economico che investì l’Italia, un’Italia che viveva felicemente un periodo di vacche grasse, ma che non seppe guardare al futuro e dimenticò che dopo il piacevole periodo delle vacche grasse, ne arriva sempre uno di vacche magre.
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“L'istinto della fuga esisterà sempre, anche se Pascal consigliava di passare la vita in una stanza”. Questo famosissimo aforisma di Vittorio Gassman, calza a pennello per il personaggio che interpreta in questo capolavoro: Bruno, un forsennato quarantenne scroccone che straripa dalla voglia di vivere e che coinvolge nelle sue avventure un timido e incolpevole studente universitario. I due viaggiano per le assolate strade italiane in un ferragosto di inizio anni 60, facendo incontri di vario genere, quasi tutti particolarmente folkloristici, e tutti terribilmente divertenti. Ma dietro tanta inconsapevole felicità, si prospetta una catastrofe. Dino Risi firma un film atipico e indimenticabile: un road movie metafora del boom economico che investì l’Italia, un’Italia che viveva felicemente un periodo di vacche grasse, ma che non seppe guardare al futuro e dimenticò che dopo il piacevole periodo delle vacche grasse, ne arriva sempre uno di vacche magre. Inutile dire che Risi ci aveva azzeccato, dimostrandosi assai più competente di Nostradamus. Il film regge in gran parte sull’interpretazione del grande, grandissimo Vittorio Gassman, mattatore assoluto dal genio incomparabile. Probabilmente la sua seconda migliore interpretazione (dopo Profumo di Donna). Molto bravo anche Jean-Louis Trintignant, più spalla che coprotagonista. Le numerosissime gag sono rese ancor più divertenti proprio per via del carattere dissonante dei due protagonisti principali. Bene anche Catherine Spaak al suo secondo film italiano dopo “I Dolci Inganni” di Lattuda.
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riccardo-87
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domenica 25 aprile 2010
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quel posto tra gassman e trintignant
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Semplicemente uno spettacolo! Commedia all’italiana del più alto livello, “il sorpasso” di Dino Risi si merita senz’altro un posto nell’olimpo del cinema italiano e mondiale. La finezza che percorre le scene di questo capolavoro è indescrivibile, come la genialità del regista nel porre accanto le due personalità opposte di Roberto Mariani ( Jean – louis Trintignant) e Bruno Cortona (Vittorio Gassman), ponendo in risalto le differenze ma allo stesso tempo suggerendo le somiglianze tra i due: ovviamente a un primo sguardo banale solo unicamente le prime ad essere notate, e allora si sottolinea la timidezza e la razionalità di Roberto, il suo essere impacciato e controllato, di contro alla spavalderia, all’irruenza e all’irrazionalità che pervade il personaggio di Bruno, il quale vive la sua vita, per dirla con Nietzsche, in modo unicamente “dionisiaco”, mentre Trintignant appare un rigoroso osservatore “dell’apollineo”.
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Semplicemente uno spettacolo! Commedia all’italiana del più alto livello, “il sorpasso” di Dino Risi si merita senz’altro un posto nell’olimpo del cinema italiano e mondiale. La finezza che percorre le scene di questo capolavoro è indescrivibile, come la genialità del regista nel porre accanto le due personalità opposte di Roberto Mariani ( Jean – louis Trintignant) e Bruno Cortona (Vittorio Gassman), ponendo in risalto le differenze ma allo stesso tempo suggerendo le somiglianze tra i due: ovviamente a un primo sguardo banale solo unicamente le prime ad essere notate, e allora si sottolinea la timidezza e la razionalità di Roberto, il suo essere impacciato e controllato, di contro alla spavalderia, all’irruenza e all’irrazionalità che pervade il personaggio di Bruno, il quale vive la sua vita, per dirla con Nietzsche, in modo unicamente “dionisiaco”, mentre Trintignant appare un rigoroso osservatore “dell’apollineo”. ma ad un’analisi più attenta non possono sfuggire certe somiglianze tra i due: se in Trintignant l’insicurezza appare manifesta, in Gassman è solo velata, come dimostrano i suoi atteggiamenti verso la figlia (una bellissima Catherine Spaak), o ancora alcune “mezze rivelazioni” all’amico Roberto; inoltre entrambi appaiono, in ultima analisi, sofferenti di solitudine, l’uno perché bloccato a livello emozionale, l’altro perché incapace di mettere radici. Il film, scorrevole e piacevole in ogni sua parte, mette in scena due differenti vissuti, che si rispecchiano inoltre nell’accortezza di Bruno (il caso “occhiofino” che diventa ovviamente “finocchio” è un esempio lampante). Vi è inoltre da notare, nella scena finale, il fatto che sia proprio il ragazzo simbolo di razionalità e principi a morire, mentre l’irrazionale sopravvive: alcuni hanno ravvisato in questo un passaggio simbolico tra la morte dell’Italia fondata sui principi e la nascita di una nuova Italia amorale e individualista; personalmente non potrei giurare che questo sia lo scopo del regista, perché potrebbe anche voler indicare un’esperienza che rende “completo” Bruno; egli infatti, grazie a questa tragedia, forse maturerà definitivamente e smetterà di cercare forzatamente l’emozione e l’eccesso. Inoltre non ritengo giusto definire Bruno un individualista e un amorale, perché egli rappresenta solamente una figura “dionisiaca”, un uomo che cerca riparo dalle sue debolezze non nella solitudine ma nell’eccesso, e che per questo è anche in grado di riconoscere i propri difetti e i meriti dell’altro. Ma simbolica è l’ultima frase detta dal “moralista”: “sai Bruno, ho vissuto più con te questi ultimi due giorni che in tutta la mia vita”. Qui non è solo “seduzione dell’irrazionale”, ma un vero e proprio messaggio di “carpe diem” alla John Keating de “l’attimo fuggente”, che non si deve far coincidere con l’amoralità, per quanto, come dice lo stesso professore, “il “succhiare il midollo della vita” non significa strozzarsi con l’osso”; eppure credo che l’eccesso sia una reazione spontanea per chi si sente finalmente libero e un tutt’uno con la vita dopo anni di “carcere” e di stretta osservanza del “buon costume”- come dice Anthony Queen in “Zorba il greco” “non si può vivere senza un poco di follia”. In conclusione ritengo che questo film arrivi a definire “l’uomo maturo”, situato nel posto, invisibile ma presente, tra i due protagonisti di questo spettacoloso film, Gassman e Trintignant, posto che forse ad oggi non è stato ancora occupato da alcuno.
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italia87
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lunedì 27 agosto 2007
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il cinema è vita.
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Il cinema come finestra su un'epoca impossibile da dimenticare, come testimonianza incancellabile di uno stile di vita. "Il sorpasso" è questo e molto di più. E' un confronto tra due modi di pensare, due storie, due vite diverse:Bruno e Roberto. Disimpegnato e audace l'uno, timido e prudente l'altro e tuttavia insieme, nel caldo ferragosto, a bordo di un'inarrestabile Lancia Aurelia.
La voglia di vivere, il desiderio di spingersi fino all'eccesso, la speranza che tutto possa cambiare in meglio lottano contro il bisogno di pianificare, controllare ogni attimo della vita, la riflessione e la pacatezza. I due personaggi sono simboli significativi di passato(Roberto) e futuro(Bruno), il sorpasso è metafora di vita.
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Il cinema come finestra su un'epoca impossibile da dimenticare, come testimonianza incancellabile di uno stile di vita. "Il sorpasso" è questo e molto di più. E' un confronto tra due modi di pensare, due storie, due vite diverse:Bruno e Roberto. Disimpegnato e audace l'uno, timido e prudente l'altro e tuttavia insieme, nel caldo ferragosto, a bordo di un'inarrestabile Lancia Aurelia.
La voglia di vivere, il desiderio di spingersi fino all'eccesso, la speranza che tutto possa cambiare in meglio lottano contro il bisogno di pianificare, controllare ogni attimo della vita, la riflessione e la pacatezza. I due personaggi sono simboli significativi di passato(Roberto) e futuro(Bruno), il sorpasso è metafora di vita. Roberto si rifugia in un'infanzia idealizzata di cui in realtà non si ricorda più, mentre Bruno(interpretato da un irresistibile Vittorio Gassman) non si volta mai indietro, coglie l'attimo perchè "l'età più bella è quella che uno ha."
La fine del film è come deve essere, come l'Italia del boom si aspettava che fosse: il passato muore per lasciare spazio ad un presente carico di sogni e aspettative, ma irrimediabilmente minato da qualcosa di oscuro che con il tempo lo distruggerà.
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ciboxgiallorosso
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sabato 3 novembre 2012
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un solo insegnamento:il dialogo!
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Quando in Italia si scrivevano commedie con una profondità e un'ironia(nel senso pirandelliano del termine) davvero introvabili al giorno d'oggi. Come non accorgersi della bellezza dell'ironia che mette in relazione poli opposti e ci permette di sentire, attraverso risate che mettono di buon umore, il peso di due persone davvero in contrapposizione tra loro. Ma è proprio su questa contrapposizione che si gioca la bellezza del tutto,già perchè in un viaggio partito con diffidenza da parte del giovane Trintignant finisce in un viaggio alla ricerca di un vero sè stesso,alla ricerca di chiarezza nella sua vita così confusamente accettata.Ho avuto l'impressione di essere davanti ad un viaggio Dantesco: Gasmann, Virgilio, trasporta Trintignant, Dante, in un viaggio, a volte infernale ma a volte davvero esilarante, alla ricerca di sè stesso, alla ricerca di quella chiarezza che il giovane attore Francesce aveva perso tra i meandri delle sue finte ambizioni.
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Quando in Italia si scrivevano commedie con una profondità e un'ironia(nel senso pirandelliano del termine) davvero introvabili al giorno d'oggi. Come non accorgersi della bellezza dell'ironia che mette in relazione poli opposti e ci permette di sentire, attraverso risate che mettono di buon umore, il peso di due persone davvero in contrapposizione tra loro. Ma è proprio su questa contrapposizione che si gioca la bellezza del tutto,già perchè in un viaggio partito con diffidenza da parte del giovane Trintignant finisce in un viaggio alla ricerca di un vero sè stesso,alla ricerca di chiarezza nella sua vita così confusamente accettata.Ho avuto l'impressione di essere davanti ad un viaggio Dantesco: Gasmann, Virgilio, trasporta Trintignant, Dante, in un viaggio, a volte infernale ma a volte davvero esilarante, alla ricerca di sè stesso, alla ricerca di quella chiarezza che il giovane attore Francesce aveva perso tra i meandri delle sue finte ambizioni. Alla fine queste finte ambizioni vengono stravolte dalla sferzante freschezza del Romano Gasmann(un assoluto genio) e così Dante può dire di avere trovato una nuova identità,identità possiamo dire decisamente migliore,ed è così che quella morte all'ultima curva tra le urla di Trintignant si trasforma in una consacrazione della sua nuova personalità: lui sarà ricordato per sempre come il nuovo "Roberto, di cui però non ricordo il nome"! Eppure il condizionamento non è univoco, perchè anche lo spavaldo Bruno riuscirà,grazie alla presenza di Roberto, ad affrontare le sue paure(ritornare dalla famiglia per esempio e rapporto con la figlia). Insomma alla fine ognuno è Dante ma anche Virgilio, ed è in questo modo che Risi dichiara la sua positività:sembra urlarci difatti a tutti noi come un dialogo tra le diverse classi sociali è possibile ed auspicabile per mantenere lo splendore nel Bel Paese. Forse un film non Marxista(pace sia per i Marxisti) ma certamente capace d'insegnarci e farci capire l'importanza del DIALOGO, parola poco conosciuta oggi come allora...
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filippo catani
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venerdì 30 novembre 2012
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un capolavoro del cinema italiano
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Ferragosto a Roma. Un uomo decisamente immaturo fa casualmente la conoscenza con uno studente di giurisprudenza introverso. I due vivranno la giornata di Ferragosto e quella successiva all'insegna della spericolatezza.
Il film fa giustamente parte dell'Olimpo del cinema italiano e non solo e non fa che aumentare i rimpianti dello spettatore contemporaneo per un cinema, un genere e degli attori che ormai, almeno a casa nostra, non ci sono quasi più salvo pochissime eccezioni. Una pellicola che sa essere decisamente esilarante nella prima parte e molto amara nella seconda; infatti inizialmente il giovane studente, seppur titubante, si lascia trasportare in giro dall'esuberante Gassman in sella alla sua mitica Aurelia sport.
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Ferragosto a Roma. Un uomo decisamente immaturo fa casualmente la conoscenza con uno studente di giurisprudenza introverso. I due vivranno la giornata di Ferragosto e quella successiva all'insegna della spericolatezza.
Il film fa giustamente parte dell'Olimpo del cinema italiano e non solo e non fa che aumentare i rimpianti dello spettatore contemporaneo per un cinema, un genere e degli attori che ormai, almeno a casa nostra, non ci sono quasi più salvo pochissime eccezioni. Una pellicola che sa essere decisamente esilarante nella prima parte e molto amara nella seconda; infatti inizialmente il giovane studente, seppur titubante, si lascia trasportare in giro dall'esuberante Gassman in sella alla sua mitica Aurelia sport. Decisamente esilaranti i momenti in cui Gassman deride le proposte culturali dello studente (sai dove mi attacco le tombe etrusche?) o quando prende in giro il grande cinema d'autore (hai visto l'Eclissi? io mi sono fatto una dormita) o quando spiega al giovane il motivo del soprannome del factotum Occhiofino. Nella seconda parte però scopriamo, anche se si era già ampiamente intuito, che l'uomo si intasca soldi come può, finge di concludere affari ma si intasca solo i soldi ma soprattutto ha una famiglia alla quale di rado fa visita. Il giovane studente (Trintignant) ha però quasi una scossa da questa serie di vicende in quanto lui non è fino in fondo convinto della carriera da avvocato e riesce finalmente a compiere un passo verso la ragazza di cui è innamorato prima dell'epilogo. In sottofondo la colonna sonora con i pezzi cult del momento (da quando quando a con le pinne fucile ed occhiali). Ecco il film ci restituisce così due ritratti di persone che vivevano in Italia e che rappresentano due modi diversi di vedere la vita e che, quasi sicuramente, se non per un fortuito caso non erano destinati a incontrarsi. Bravissimi gli interpreti con Gassman che da solo regge l'intera impalcatura del film con la sua stazza, bravura e contagiosa ironia. Insomma davanti al desolante panorama contemporaneo della commedia italiana, non si può che rimpiagere il tempo in cui si sapeva far ridere e riflettere senza bisogno di volgarità.
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parsifal
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lunedì 14 maggio 2018
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due anime a confronto
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Dino Risi, regista ed autore d'eccellenza del cinema italiano, nel 1962 con i fraterni amici e colleghi Scola e Maccari diede vita ad un vero e proprio capolavoro, tutt'ora attualissimo nei contenuti, il rimo road- moavie europeo ,a la quale si ispirò anche D.Hopper nella stesura della sceneggiatura di Easy Rider. Nella Roma abbandonata e deserta del giorno di Ferragosto, si aggira con la sua Lancia Aurelia B24 il quarantenne Bruno Cortona, spavaldo , gradasso ed invadente ( non a caso in Francia il titolo del film fu tradotto in " LE FANFARON) alla ricerca di un tabaccaio. Nel suo vano girovagare, giunge in quartiere residenziale ( La Balduina) , vuoto anch'esso ad eccezione di un ragazzo timido ed insicuro, Bruno Mariani ( J.
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Dino Risi, regista ed autore d'eccellenza del cinema italiano, nel 1962 con i fraterni amici e colleghi Scola e Maccari diede vita ad un vero e proprio capolavoro, tutt'ora attualissimo nei contenuti, il rimo road- moavie europeo ,a la quale si ispirò anche D.Hopper nella stesura della sceneggiatura di Easy Rider. Nella Roma abbandonata e deserta del giorno di Ferragosto, si aggira con la sua Lancia Aurelia B24 il quarantenne Bruno Cortona, spavaldo , gradasso ed invadente ( non a caso in Francia il titolo del film fu tradotto in " LE FANFARON) alla ricerca di un tabaccaio. Nel suo vano girovagare, giunge in quartiere residenziale ( La Balduina) , vuoto anch'esso ad eccezione di un ragazzo timido ed insicuro, Bruno Mariani ( J.L.Trintignant) rimasto in città per preparare un esame universitario. Bruno, con la sua scanzonata ed irritante spavalderia, si intrufola a casa di Roberto con la scusa di una telefonata e lo convince a seguirlo per andare a pranzo insieme. Roberto benchè restio, accetta in virtù della timidezza e dell'educazione che lo contraddistinguono. comincia così un viaggio nell' Italia del boom economico,. con tutte le sue numerose sfaccettature, ben delineate dalla penna degli sceneggiatori e dall'occhio del regista, medico specializzato in psichiatria. La simpatica cialtoroneria di Bruno, inconcludente sbruffone che vive di espedienti al limite della truffa, specchio della mentalità di molti italiani di ieri e di oggi, si contrappone all'indole timida ed impacciata di Roberto, perennemente oppresso dal peso delle convenzioni tanto da essere un perenne indeciso. Durante il viaggio si confronteranno a vicenda e incontreranno i parenti di Roberto e Bruno svelerà in men che non si dica dei retroscena che il giovsne non immaginava nemmeno lontanamente e farà crollare tutte le sue candide certezze. Dal canto suo Bruno vanta un matrimonio finito a causa della sua dabbenaggine,una figlia adolescente strafottente quanto lui ( giovanissima C.Spaak) in procinto di sposarsi con un satrapo lombardo decisamente più grande di lui e convinto( C.Gora) di poter comprare qualsiasi cosa con il suo denaro. Il viaggio, sempre improvvisato e guidato dai colpi di testa di Bruno, illustra con dovizia di dettagli l'Italia del boom economico, con tutti i suoi pregi , limiti e difettti. LA caratterizzazione dei personaggi è delineata in maniera nitida ed assai profonda. L'intera vicenda è pervasa da una forte ed inconfessata malinconia, che il protagonista tenta di vincere vivendo ad alta velocità. Che lo condurrà ad un epilogo amaro nel finale del film, sottolineato magistralmente dalla musica triste e stridente del maestro Ortolani. Capolavoro da ogni punto di vista.
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