Il sorpasso |
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Un film di Dino Risi.
Con Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Claudio Gora, Luciana Angiolillo.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 108 min.
- Italia 1962.
MYMONETRO
Il sorpasso
valutazione media:
4,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Quel posto tra Gassman e Trintignantdi riccardo-87Feedback: 3651 | altri commenti e recensioni di riccardo-87 |
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domenica 25 aprile 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Semplicemente uno spettacolo! Commedia all’italiana del più alto livello, “il sorpasso” di Dino Risi si merita senz’altro un posto nell’olimpo del cinema italiano e mondiale. La finezza che percorre le scene di questo capolavoro è indescrivibile, come la genialità del regista nel porre accanto le due personalità opposte di Roberto Mariani ( Jean – louis Trintignant) e Bruno Cortona (Vittorio Gassman), ponendo in risalto le differenze ma allo stesso tempo suggerendo le somiglianze tra i due: ovviamente a un primo sguardo banale solo unicamente le prime ad essere notate, e allora si sottolinea la timidezza e la razionalità di Roberto, il suo essere impacciato e controllato, di contro alla spavalderia, all’irruenza e all’irrazionalità che pervade il personaggio di Bruno, il quale vive la sua vita, per dirla con Nietzsche, in modo unicamente “dionisiaco”, mentre Trintignant appare un rigoroso osservatore “dell’apollineo”. ma ad un’analisi più attenta non possono sfuggire certe somiglianze tra i due: se in Trintignant l’insicurezza appare manifesta, in Gassman è solo velata, come dimostrano i suoi atteggiamenti verso la figlia (una bellissima Catherine Spaak), o ancora alcune “mezze rivelazioni” all’amico Roberto; inoltre entrambi appaiono, in ultima analisi, sofferenti di solitudine, l’uno perché bloccato a livello emozionale, l’altro perché incapace di mettere radici. Il film, scorrevole e piacevole in ogni sua parte, mette in scena due differenti vissuti, che si rispecchiano inoltre nell’accortezza di Bruno (il caso “occhiofino” che diventa ovviamente “finocchio” è un esempio lampante). Vi è inoltre da notare, nella scena finale, il fatto che sia proprio il ragazzo simbolo di razionalità e principi a morire, mentre l’irrazionale sopravvive: alcuni hanno ravvisato in questo un passaggio simbolico tra la morte dell’Italia fondata sui principi e la nascita di una nuova Italia amorale e individualista; personalmente non potrei giurare che questo sia lo scopo del regista, perché potrebbe anche voler indicare un’esperienza che rende “completo” Bruno; egli infatti, grazie a questa tragedia, forse maturerà definitivamente e smetterà di cercare forzatamente l’emozione e l’eccesso. Inoltre non ritengo giusto definire Bruno un individualista e un amorale, perché egli rappresenta solamente una figura “dionisiaca”, un uomo che cerca riparo dalle sue debolezze non nella solitudine ma nell’eccesso, e che per questo è anche in grado di riconoscere i propri difetti e i meriti dell’altro. Ma simbolica è l’ultima frase detta dal “moralista”: “sai Bruno, ho vissuto più con te questi ultimi due giorni che in tutta la mia vita”. Qui non è solo “seduzione dell’irrazionale”, ma un vero e proprio messaggio di “carpe diem” alla John Keating de “l’attimo fuggente”, che non si deve far coincidere con l’amoralità, per quanto, come dice lo stesso professore, “il “succhiare il midollo della vita” non significa strozzarsi con l’osso”; eppure credo che l’eccesso sia una reazione spontanea per chi si sente finalmente libero e un tutt’uno con la vita dopo anni di “carcere” e di stretta osservanza del “buon costume”- come dice Anthony Queen in “Zorba il greco” “non si può vivere senza un poco di follia”. In conclusione ritengo che questo film arrivi a definire “l’uomo maturo”, situato nel posto, invisibile ma presente, tra i due protagonisti di questo spettacoloso film, Gassman e Trintignant, posto che forse ad oggi non è stato ancora occupato da alcuno.
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