La vie en rose |
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Un film di Olivier Dahan.
Con Marion Cotillard, Sylvie Testud, Clotilde Courau, Jean-Paul Rouve, Pascal Greggory.
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Titolo originale La Môme.
Drammatico,
durata 140 min.
- Francia, Gran Bretagna, Repubblica ceca 2007.
uscita venerdì 4 maggio 2007.
MYMONETRO
La vie en rose
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La scintilla di vita nel cuore di Edith Piafdi riccardo-87Feedback: 3651 | altri commenti e recensioni di riccardo-87 |
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martedì 15 giugno 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Oliver Dahan mette qui in scena una delle vite più tormentate e al contempo più intense della storia della musica: la vita di Edith Piaf. La cantante francese è ritratta in maniera estremamente suggestiva in questo film che, facendo anche largo uso della tecnica del flashback, prende in esame la sua vita per intero, dall’età di cinque anni sino alla sua morte, mostrando il percorso che porta Edith a cantare “non, je ne regrette rien”. Il registra mostra quindi tutte le angosce e le gioie che costellarono la vita della cantante, dal periodo della sua infanzia vissuto in un bordello, alla morte del figlio, ai primi successi e all’incontro con Cerdan sino alla morte di lui, e il periodo ultimo della sua vita, le sue depressioni ma anche la sua forza di reagire e di ritornare infine sul palco. La vita della cantante, come si dice bene nella critica, non è tuttavia descritta in maniera “didascalica” ma “libera”, e questo permette allo spettatore di cogliere la tragicità degli eventi ma anche la vitalità di lei, la forza che esprime sempre nel cantare e il suo amore per la vita– si pensi all’intervista sulla spiaggia, quando le viene chiesto “che consiglio darebbe a una donna? E a una ragazza? E a un bambino?” a cui lei risponde sempre “ama”-. Inoltre lo spettatore ha il piacere di riascoltare tutte le canzoni più famose di una cantante che a definirla unica pare già di sminuirla, da “milord” a “la vie en rose” sino a “non, je ne regrette rien”. Con questo film lo spettatore riesce davvero a “viaggiare” e a “sentirsi nuovamente a Parigi”, meriti riconosciuti a Piaf dopo che nel film ha cantato “la vie en rose”; come era riuscito a fare Milos Forman in “Amadeus”, nel film di Oliver Dahan si riesce a comprendere il motivi per cui Edith riesce a cantare alcune canzoni con tale forza espressiva, motivo innervato nel fatto che esse sono parte della sua vita stessa - “sì, questa è proprio la mia vita!” esclama “il passerotto” dopo aver sentito per la prima volta “je ne regrette rien”; e non diverso è per “la vie en rose”, composta per colui che più di tutto ha significato per lei: “se tu morissi” scrive la cantante rivolta all’amato Cerdan, “non mi chiederei neppure se ti amo o no, perché sarei già morta io stessa”-. Insomma negli occhi della Edith Piaf di Dahan (magistralmente interpretata da Marion Cotillard), si riesce a vedere quella scintilla vitale che la cantante ha indubbiamente portato nel suo cuore lungo la sua tormentata esistenza, scintilla che, una volta esternata, non può non commuovere lo spettatore, perché è proprio questa che ci rende umani nel senso più spettacoloso di questo termine, che risveglia in noi le emozioni, le passioni e i sentimenti, che ci ricorda il senso più profondo del nostro vivere e del nostro sperare.
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