
Anno | 2009 |
Genere | Documentario |
Produzione | Germania |
Durata | 53 minuti |
Regia di | Torsten Königs |
Tag | Da vedere 2009 |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 30 settembre 2009
Pin2011 crea installazioni sui muri di Berlino. La sua esistenza artistica è in perenne conflitto con la città patinata voluta dalle autorità
ASSOLUTAMENTE SÌ
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I sogni di un'artista e i dubbi circa un'evoluzione della propria carriera che potrebbe comportare una perdita di capacità espressiva. Pin2011 è un artista che crea installazioni urbane: incolla manifesti e sculture sui muri di edifici abbandonati di Berlino. A volte lavora anche in trasferta, come quando prende un volo easyJet per andare a Lisbona. È lui stesso, sempre di spalle o a volto coperto o oscurato, per le strade della sua città a farci scoprire il suo lavoro e svelarcene il significato.
Pin2011 non è un graffitaro, un individuo che per mero spirito di protesta e antisistema "aggredisce" con la sua vernice spray le facciate dei palazzi. Pin2011 ha una sua visione del lavoro di artista di strada, una sua poetica, delle sue regole. Nella docufiction di Torsten Königs (presentata in anteprima mondiale nella sezione Alice nella città/Extra alla quarta edizione del Festival Internazionale del film di Roma) lo seguiamo mentre passeggia nella sua città, Berlino, raccontandoci l'architettura cittadina e la sua idea di come "lavorare" tra le strade e i palazzi. La "sua" città non ha l'aspetto patinato dei manifesti pubblicitari lavorati con photoshop ma una sua dimensione parallela, in cui gli astronauti che ama creare si confrontano con le divinità indiane. Le sue creazioni sono uno specchio in cui chiunque le guardi possa comprendere qualcosa di se stesso. Soprattutto Pin2011 non lavora ad altezza uomo ma cercando di elevare la propria arte, così solo chi camminando non guarda i propri piedi ma anela a qualcosa di superiore, può imbattersi in lui.
Mentre camminiamo con lui, lo vediamo interagire con i cittadini ma soprattutto con l'autorità. È su questo conflitto che si basa il docufiction, per la scena che apre e chiude il mediometraggio di Konigs.