Anno | 2009 |
Genere | Documentario |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 79 minuti |
Regia di | Michael Winterbottom, Mat Whitecross |
Attori | Naomi Klein, Kieran O'Brien . |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 4 marzo 2010
Versione documentaria e per immagini di una delle tesi della giornalista militante Naomi Klein sul capitalismo odierno.
CONSIGLIATO SÌ
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Che gli shock siano finalizzati a produrre un cambiamento traumatico sta nella realtà dei fatti. Winterbottom parte da questo assunto per dimostrare, sulla base di una documentazione che prende le mosse dagli elettroshock terapeutici degli anni '60 e fa riferimento ai protocolli sulla pratica delle torture, per andare oltre.
In questo documentario esplicitamente a tesi (ma lo sono anche quelli sulle tigri del Bengala anche se si mimetizzano sotto le mentite spoglie dell'osservazione scientifica) il regista britannico intende dimostrare che le teorie del Premio Nobel Milton Friedman stanno alla base del disfacimento dell'etica del capitalismo occidentale.
Con il sostegno delle analisi di Naomi Klein, che ha il ruolo di convincente conferenziera, e di una più consistente ricerca di materiali filmati e dichiarazioni Winterbottom espone la sua presa di posizione. Il liberismo che fa della deregulation la sua dottrina di base fideisticamente destinata a produrre ricchezza (per chi?) ha manifestamente covato uova di serpente nell'economia mondiale. Non, come una pubblicistica semplificatrice vorrebbe, a partire dall'esperienza del governo di Margareth Thatcher in Gran Bretagna ma molto prima.
Klein e Winterbottom infatti individuano nel golpe di Pinochet in Cile la prima messa in pratica delle teorie friedmaniane. Teorie che sin da allora cominciarono ad esigere un tributo in vite umane, prima negli stadi, poi nelle miniere britanniche e in seguito con i desaparecidos argentini per finire nelle paludi belliche di Afganistan prima e Iraq poi. Dinanzi a una sequenza di dati e di fatti come quella proposta in questo film, fino a un mese prima della sua presentazione alla Berlinale ci si sarebbe potuti dividere in 'Asse del Bene' (negazionista) e 'Asse del Male' (a totale o parziale favore delle suddette tesi).
L'elezione di Obama (il cui giuramento è presente nel film a testimonianza della sua presa sui fatti più recenti) ha mutato gli scenari. Possiamo condividere nel complesso il 'j'accuse' alla dottrina dello shock (metodi di Guantanamo compresi) senza doverci sentire necessariamente 'antiamericani'. Perché altrimenti anche Obama lo sarebbe.
Entamé avec l'aval de Naomi Klein, ce film s'est achevé sans l'imprimatur de l'auteur de No Logo. La Stratégie du choc aurait dû être l'adaptation de l'ouvrage publié en France en 2008 chez Actes Sud. Le livre comptait plus de 700 pages, le film dure 80 minutes. C'est peut-être dans cette brièveté qu'il faut chercher la raison du déplaisir de Naomi Klein à l'égard de son camarade Michael Winterbottom [...] Vai alla recensione »