Sara May

Film 2004 | Drammatico 90 min.

Regia di Marianna Sciveres. Un film con Serena Autieri, Biagio Barone, Vanni Fois, Lucia Sardo, Carmelo Galati, Andrea Osvárt. Genere Drammatico - Italia, 2004, durata 90 minuti. - MYmonetro 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Commedia ambientata nella Sicilia degli anni '50. Narra la storia di Don Nanè e della sua famiglia. Don Nanè non era un tipo qualunque, sognava da sveglio, pensava di avere la voce di Caruso, lo sguardo di Jean Gabin e il portamento di un torero.

Consigliato sì!
2,75/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Recensione di Jleana Cervai
Recensione di Jleana Cervai

Opera prima di Marianna Sciveres, Sara May è una commedia drammatica dal sapore dolceamaro. Racconta attraverso l'opportuno ricorso alla voce spesso fuori campo di Serena Autieri (Sara nella finzione cinematografica) la vicenda curiosa dall'aria surreale di Don Nanè Torre Carreras e dei componenti della sua famiglia. Gli avvenimenti si svolgono fra la Sicilia e la Roma del secondo dopoguerra. Don Nanè è un bizzarro personaggio, un artista mancato, di origini contadine e analfabeta ma a suo modo poeta e attore. È sposato con Trisina, donna di tutt'altra tempra, coi piedi ben piantati per terra e una buona dose di disapprovazione nei confronti delle velleità da palcoscenico del marito e delle sue "mascherate". La coppia ha tre figli: Dora, la maggiore, di bell'aspetto, caratterialmente specchio della madre; Giovanna, complice delle bizzarrie del padre fin dall'infanzia; Gino, unico a frequentare l'università non concludendo peraltro nulla di buono. Tutti i progetti di Don Nanè sembrano destinati a fallire miseramente: continuamente tartassato dai rimproveri di Trisina, quest'ultimo scoprirà che Dora non ha mai davvero frequentato la Scuola di cinema di Roma preferendole la tranquillità di un matrimonio rivelatosi poi infelice e sarà abbandonato da Giovanna rifiutatasi di accettare il matrimonio combinatole dalla madre. Ma i sogni di quell'uomo semplice e al contempo ambizioso saranno riscattati dalla nipote, che diverrà attrice di successo e porterà in omaggio a lui il nome d'arte fasullo che Dora in realtà non aveva mai adottato: quello di Sara May.
Raccontandoci la storia curiosa di una famiglia siciliana di umili origini, Sara May dipinge un piccolo affresco della Ragusa dell'epoca e immerge lo spettatore in un mondo in cui si fa spesso labile il confine tra realtà e fantasia. Si tratta di uno scenario intriso di superstizione e ignoranza, morbidamente sprofondato in una quiete ancestrale, avvolto da un'atmosfera ovattata e rivestita di stoffe povere e preziose, mescolate fra loro come i differenti caratteri dei personaggi. La stoffa è un autentico leitmotiv della pellicola: Giovanna da ragazza taglia e cuce e sa utilizzare qualsiasi cosa per creare abiti di scena o scenografie per i vari spettacoli del padre; nella stoffa è racchiusa la parentesi di una pagina storica importante perché molti vestiti vengono realizzati con il nylon dei paracaduti americani; il marito di Dora ha un importante negozio di stoffe e proprio per via di un pezzo di stoffa si rincontrano a distanza di molti anni le due sorelle; infine è in una sartoria teatrale che la nipote di Don Nanè conosce Giovanna, la zia che per una vita intera ha lavorato a contatto col mondo del cinema.
Apprezzabile il meccanismo narrativo che regola lo svolgimento della storia: Sara May è un film interamente costruito sul flashback che rivela le vicende dei singoli personaggi sotto forma di tante risposte visive alle domande verbali che il produttore di volta in volta rivolge a Sara. Questi due personaggi compongono la cornice ambientata nel tempo presente della storia sperduta nel lontano passato: peccato che alla fine di Sara si venga a sapere meno di quanto ci si sarebbe aspettato. Approfondendo ulteriormente il suo personaggio si sarebbe potuto dare alla cornice una funzione più ricca, collegando fra loro tre generazioni a confronto. Al film si può inoltre rimproverare l'inserimento in più d'un'occasione di alcune scene di scarso significato che ne allungano i ritmi senza creare vere attese. Sara May resta tuttavia un'opera che vale la pena di vedere per la sua capacità di raccontare una storia tessuta con la trama dei sogni, impalpabile come una bolla di sapone, leggera ed evanescente come la cipria che si spande nel camerino di un'attrice. Lo stesso titolo è un ricamo di lettere che nasconde un segreto di famiglia - l'ombra di un sogno che non è stato e di un altro che si sta realizzando - uno di quei segreti che spesso si celano nei cassetti fra merletti e pizzi di un tempo che non c'è più. Il film si è aggiudicato nel 2005 al Festival Internazionale del Cinema di Salerno il Premio Medaglio d'Oro Prefetto di Salerno e nel 2006 in occasione del BAFF il Premio Chimitex Migliore Regia e il Premio Irte Migliore Opera Prima.

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lunedì 7 marzo 2011
sciva

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