Anno | 2002 |
Genere | Commedia |
Produzione | USA |
Durata | 114 minuti |
Regia di | Woody Allen |
Attori | Téa Leoni, Woody Allen, Mark Rydell, Debra Messing, Tiffani-Amber Thiessen George Hamilton, Treat Williams, Fred Melamed, Erica Leerhsen. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,04 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 29 marzo 2016
Il film non è dei migliori di Woody, ma ha dentro un'abbondante dose di divertimento malinconico. Cosa di meglio di un film girato al buio per riflettere sulle volatili sorti della settima arte? Al Box Office Usa Hollywood Ending ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 4,8 milioni di dollari e 2 milioni di dollari nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Val è un regista ridotto a girare spot pubblicitari in mezzo alle renne. La sua ex moglie, legata ora a un grosso produttore hollywoodiano, lo propone per un remake di un film dedicato a New York, città che lui conosce così bene da poter girare su questo soggetto anche a occhi chiusi. Fatto che puntualmente succede. Val viene infatti colto da cecità psicosomatica, ma non può perdere l'occasione del rilancio. Quindi, consigliato dal suo agente, si fa aiutare dall'interprete (il direttore della fotografia è cinese), il quale viene votato al segreto. Le riprese hanno inizio, ma il caos è pressoché totale. Si spera solo che Val abbia ben chiaro in testa come montare inquadrature che non sembrano avere senso. La ex moglie viene però a scoprire tutto e lo stesso accade a una giornalista molto curiosa. Il film non è dei migliori di Woody, ma ha dentro un'abbondante dose di divertimento malinconico. Cosa di meglio di un film girato al buio per riflettere sulle volatili sorti della settima arte? Per poter poi riversare abbondanti dosi di sarcasmo sulla macchina hollywoodiana a cui nulla importa se non il denaro? Woody lo fa da par suo con gag irresistibili, ma anche con la consapevolezza di un autore che sa di aver realizzato film quasi da cieco, che hanno trovato accoglienze contrastanti di qua e di là dell'oceano. Fare cinema per lui è ormai un'esigenza vitale.
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Val in passato era un regista di grande successo.Divorziato torna in contatto con la sua ex moglie, poiche' ella oramai sta per sposare un produttore,e cosi gli viene offerto di girare un film in tutta liberta'.Peccato che il povero Val diventi psicosomaticamente cieco e continui a girare il film nascondendo questo handicap agli altri eccetto al suo amico,anche se poco dopo lo scoprira' [...] Vai alla recensione »
Gerardo Monizza Apparentemente, “Hollywood Ending” è un film sull’insicurezza. Più a fondo, dopo che la storia di Val Waxman (Allen), regista già famoso, ma nevrotico e ansioso, si snoda fino al “disastro” del “lieto fine” si comprende che il tema è la “cecità intellettuale”.
Divertente ma meno intelligente del solito, Woody Allen è certamente una sicurezza per lo spettatore affezionato.
Idea originale che consente a Woddy di poter parlare di cinema, soluzione finale fantasticamente concisa e strepitosamente ironica (con tanto di dileggio ai cugini francesi)
Un paio d'ore di intrattenimento, commedia divertente e leggera. Sicuramente non un film "altissimo" ma W.A. è una garanzia, acuto e simpatico. Non si prende mai troppo sul serio ma sicuramente rispecchia anche parte di realtà del mondo cinematografico.
Normal 0 14 false false false MicrosoftInternetExplorer4 Hollywood Ending di Woody Allen. Deludente. Troppo facile la storia, da risultare inverosimile, non per eccesso di immaginazione, ma per semplificazione dell’intelligenza. Vorrebbe far sorridere: annoia.
film piacevole anche se a tratti un po forzato, ma a tratti anche molto comico!! Allen reduce dal boom di unanimi consensi a livello mondiale appare leggermente distaccato e più che recitare si pavoneggia e non lega bene con il resto del cast restando un pelo sopra ...
L'idea non è male, Tea Leoni è brava e splendida, ma la regia è involuta, stanca, gira intorno a una trovata intelligente che non riesce a sfruttare. Allen come attore è a tratti insopportabile (e non credibile).
A un regista in declino (il nostro) viene affidato la direzione del film che lo farebbe tornare grande. Sul più bello viene colto da cecità temporanea psicosomatica. Lo spunto (come sempre) è originale, qualche battuta divertente effettivamente c'è ma il film manca di credibilità e di incisività. Allen abbiamo capito che va ad onde e che quest non [...] Vai alla recensione »
Originale e divertente!
Forse non sarà il miglior film del nostro Woody ma un voto così misero fa passare la voglia di vederlo a chiunque; secondo la mia opinione bisognerebbe valutare il contesto di film commedia dell'anno in cui è uscito prima di stilare qualsiasi tipo di classifica o giudizio. Hollywood Ending è infatti un perfetto mix di tutti i temi cari al regista con un'ironia esilarante che rende il tutto più piacevole. [...] Vai alla recensione »
Un regista cieco è come dire un musicista sordo o un corridore senza gambe: la figura tra farsesca e angosciosa è quella scelta da Woody Allen a rappresentare la paralisi creativa e la impotenza futile del cinema in Hollywood Ending (il titolo può significare finale hollywoodiano, lieto fine, oppure alludere a una fine di Hollywood). Allen prende in giro il cinema hollywoodiano parolaio, quattrinaio, [...] Vai alla recensione »
È almeno dai tempi di Stardust Memories, cioè dal 1980, che Woody Allen paga lo scotto dei suoi film migliori: in nome dei quali i meno riusciti vengono accolti dai fan con una severità esagerata ("come sono crudeli quelli che ci amano", diceva Apollinaire), quasi rappresentassero un tradimento personale. Sta andando così per Hollywood ending, maltrattato Oltreoceano e accolto con una certa freddezza [...] Vai alla recensione »
Non c'è niente da fare: Woody Allen, cinematograficamente parlando, ha sempre avuto un rapporto preferenziale con la propria vita e le proprie fobie, tutte finite una volta o l'altra in qualcuno dei suoi film. Hollywood Ending segna però l'apoteosi dell'attitudine autoreferenziale del cineasta newyorchese, perché è arduo pensare a qualcosa di più alleniano di un regista (o meglio un auteur) che ha [...] Vai alla recensione »
Burberry era una volta sinonimo di un capo di prestigio, poi il tessuto a quadri, tipico della fodera di quegli impermeabili inglesi, s'è inflazionata e oggi ci si fanno costumi da bagno, borse, scarpe. Il profitto della Burberry sarà aumentato, il prestigio no. Anche Provaci ancora, Sam - primo film diretto e interpretato da Woody Allen ad arrivare in Italia trent'anni fa - era uno status symbol. Vai alla recensione »
Woody è un regista di New York oscarizzato due volte ed emarginato dai produttori di Hollywood a causa della sua ipocondriaca virtù d'insicurezza. Viene chiamato a dirigere un film per eccesso di fiducia della ex moglie (Tèa Leoni, pettinata come Annette Bening e bella come Sharon Stone). Tra le malattie immaginarie del regista, tra cui la febbre suina e la peste, viene fuori una sindrome del cinema [...] Vai alla recensione »