Hollywood Ending |
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Un film di Woody Allen.
Con Téa Leoni, Woody Allen, Mark Rydell, Debra Messing, Tiffani-Amber Thiessen.
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Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 114 min.
- USA 2002.
MYMONETRO
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Cecità (intellettuale)
di GermonFeedback: 1306 | altri commenti e recensioni di Germon |
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lunedì 11 febbraio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Gerardo Monizza Apparentemente, “Hollywood Ending” è un film sull’insicurezza. Più a fondo, dopo che la storia di Val Waxman (Allen), regista già famoso, ma nevrotico e ansioso, si snoda fino al “disastro” del “lieto fine” si comprende che il tema è la “cecità intellettuale”. Infatti: a occhi chiusi non si può neanche essere creativi. Il regista in crisi (Woody Allen a tratti in gran forma) recuperato dalla ex moglie Ellie (Téa Leoni), che ne conosce i disastri coniugali pur apprezzandone le doti professionali, è colpito improvvisamente, all’inizio delle riprese, da una cecità totale d’origine psicosomatica. A dispetto dell’handicap le riprese continuano (ovviamente: nel buio dell’ignoranza creativa) e assolutamente a caso (la parte farsesca è tuttavia quella meno riuscita della storia). Il film che ne esce, pur montato a vista recuperata dal regista stupefatto dall’incongruenza della sua storia, sarà una scemenza (che noi non vedremo mai): distrutto in patria e osannato in Francia. Il sottotema è chiaro: Hollywood, al “finale” del suo mito (qui si svela il gioco tra l’ipotizzata “fine” della capitale del cinema e il “lieto fine” hollywoodiano che i produttori sempre chiedono), esce con i fotogrammi rotti. E’ un tormentone del newyorkese Allen, sempre caustico con i californiani del cinema commerciale, ma anche severo contro il cosiddetto cinema di qualità, compreso il suo. La vanità dei personaggi, la reiterazione noiosa dei tipi e dei vizi (ben rappresentati da notevoli caratteristi) di registi, scenografi, costumiste e direttori della fotografia presuntuosi e inconcludenti sono ben messe in evidenza dalla sceneggiatura e dagli interpreti. I personaggi sono tutti tesi al compromesso costante (con se stessi e con gli altri) solo per ottenere un piccolo e misero rendiconto personale. Tutto è calcolato, calcolabile, monetizzabile. Forse anche gli affetti che sembrano più sinceri. E’ una cecità – tema del film – che mostra solo ipocrisia e non sviluppa altri sensi né altre possibilità espressive. E’ una cecità totale che impedisce di cogliere la realtà vera e non sa rappresentare l’essenza della finzione cinematografica. E’ la condizione di chi non ha coraggio e vive nell’ombra (appoggiandosi totalmente) a coloro che, pure in buonafede, lo circondano. Il microcosmo di Hollywood Ending è un ambiente – in fine – squallido e la visione di Woody Allen non consente riscatti. Mischiando la falsità di rapporti tristi svela tutta la tristezza dei rapporti falsi. Purtroppo non possiamo dire “fatti suoi”. Fuor di metafora dobbiamo ammettere che coinvolti nostro malgrado in una simile “prova al buio” non avremmo saputo comportarci né meglio, né diversamente del protagonista.
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