Titolo originale | The Sheltering Sky |
Anno | 1990 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia, Gran Bretagna |
Durata | 138 minuti |
Regia di | Bernardo Bertolucci |
Attori | Debra Winger, John Malkovich, Campbell Scott, Veronica Lazar, Nicoletta Braschi Timothy Spall, Carolyn De Fonseca, Jill Bennett, Tom Novembre, Sotigui Kouyaté, Philippe Morier-Genoud, Eric Vu-An, Amina Annabi, Ben Smail, Kamel Cherif, Mohammed Afifi, Brahim Oubana, Rabea Tami, Menouer Samiri, Keltoum Alaoui, Mohammed Ixa, Ahmed Azoum, Alghabid Kanakan, Gambo Alkabous, Sidi Kasko, Azahra Attayoub, Maghnia Mohamed, Oumou Alghabid, Sidi Alkhadar, Paul Bowles. |
MYmonetro | 2,69 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 26 novembre 2018
Due giovani coniugi americani e un loro amico si recano nel Nord Africa. Partendo da Tangeri percorrono un lungo itinerario che li porta in vari luoghi. Ha vinto un premio ai Nastri d'Argento, Il film ha ottenuto 2 candidature e vinto un premio ai Golden Globes,
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CONSIGLIATO NÌ
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Due giovani coniugi americani e un loro amico si recano nel Nord Africa. Partendo da Tangeri percorrono un lungo itinerario che li porta nei luoghi dove l'Africa è più ostile. Il viaggio rappresenta una vera e propria traversata della loro esistenza. Mette a nudo l'inconsistenza di una vita senza scopi. Il marito, colpito da febbre tifoidea, muore dopo una straziante agonia. La moglie si perde nel deserto, dove viene soccorsa dal capo di una tribù di Tuareg. L'uomo, divenuto il suo amante, la tiene segregata sino alla liberazione per mano di una delle sue concubine, gelosa dell'occidentale. Prostrata, la donna viene infine soccorsa da una funzionaria dell'ambasciata americana. Ma la sua esistenza è spezzata dalle esperienze vissute. Il film è tratto da un romanzo di Paul Bowles, che compare nel ruolo di testimone della vicenda. Ed è proprio a lui che nel finale si rivolge la donna. Il vecchio conclude con queste parole: "...Quante altre volte guarderete levarsi la luna?... Forse venti. Eppure, tutto sembra senza limite...". Sembra soprattutto che i protagonisti, partendo da presupposti basati sulla decadenza della cultura occidentale, si trovino schiacciati dalla incomprensibilità di una regione che al contrario vive la propria cultura nella fisicità che la radiosa asprezza del clima impone. Un abisso. Un'utopia che l'arroganza culturale non riesce a raggiungere. La sconfitta giunge prima nel corpo per poi diffondersi nel mistero della morte. Bernardo Bertolucci ancora una volta si finge autore impegnato. Sceglie un testo di difficile decifrazione. Ricorre alla strepitosa capacità di rappresentare ciò che non è rappresentabile. Personaggi odiosi, da guardare con sospetto dopo le prime battute. Una ricerca maniacale di uno stile letterario più che cinematografico. Parole vane. Personaggi dimenticabili. Ogni sequenza sembra il trailer della successiva. Resta la fotografia di Storaro, anch'essa prevedibile con alcune incursioni nell'immaginario pubblicitario più vicino ai baci Perugina che non alle morenti pagine di Bowles. Bertolucci non ama i suoi personaggi e li priva così della segreta poesia che è presente in ogni confessione. Una fama, quella di Bertolucci, giustificata dalla sua capacità di manipolare grandi budget, al servizio di padroni un po' snob, come sanno essere gli americani quando affrontano la cultura. Per ora è ancora e solo il regista de Il conformista.
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Trasposizione dell'omonimo romanzo di Paul Bowles, questa pellicola di Bertolucci è la perfetta reificazione della solitudine e di una vasta landa sconfinata ed assolata. Le vacanze in Africa (a partire da Tangeri) rappresentano un viaggio di formazione per Kit e Port, che provano a riscoprire sé stessi ed il loro rapporto. Ad una prima parte caratterizzata dalla stasi dello straniamento (circondati [...] Vai alla recensione »
Bernardo Bertolucci da pieno sfogo alla sua ispirazione poetica in quest'opera che rappresenta efficacemente il suo cinema dedicato alla ricerca dell'estetico e del bello. La confezione è in effetti di alto livello artistico: le riprese sono di straordinario effetto visivo; su tutte si segnalano quelle nel deserto durante l'attraversata con la carovana di cammelli.
Quali possono essere le imprevedibili conseguenze della noia che affligge inesorabilmente tre ricchi borghesi americani? Ce lo racconta questo ennesimo capolavoro di Bernardo Bertolucci, a mio parere ci troviamo di fronte al suo miglior film al pari di 900. In questa storia, tratta dal già bellissimo romanzo di Paul Bowles, l'autore riesce a scandagliare i più profondi anfratti dell'in [...] Vai alla recensione »
Non ho letto il romanzo a cui è ispirato il film, tuttavia credo di poter dire che è un film dal forte fascino che rivedi volentieri nel tempo per assaporarne dettagli e situazioni che sfuggono al primo impatto. E' chiaro che non capisco perchè un "viaggiatore" debba cercarsi gratis sofferenze scontate, ma forse il surreale sta proprio in questo.
The Sheltering Sky (Il cielo protettivo) era un romanzo di oltre quarant’anni fa in cui il suo autore, l’americano Paul Bowles da tempo trapiantato in Marocco, forse parafrasando la propria storia con la moglie, raccontava di una coppia di americani, Port e Kit, che nell’immediato dopoguerra, intraprendevano insieme con un amico, Turner, un lungo viaggio nel Nordafrica: i primi due da “viaggiatori”, [...] Vai alla recensione »
É sempre pericoloso avventurarsi nel deserto: lo è per i viandanti e lo è per i poeti, letterati e registi, alle prese con un luogo dalle eccessive valenze simboliche. Troppo facile vedere nell’infinita distesa di sabbia il riverbero di anime desolate, il riflesso di esistenze definitivamente spogliate dalla voglia di vivere. Pur con il consueto corredo di inquadrature bellissime (il direttore della [...] Vai alla recensione »
Dice Bernardo Bertolucci d’aver sostituito alle parole la fisicità dei corpi, in Il té nel deserto. Quello che nel romanzo è psicologia, nel film sarebbe immediata sensualità. La poesia, poi, darebbe al tutto il suo significato profondo, e anche qualche consolazione. Appunto: poche cose sono pericolose, per un autore, come l’eccesso di fiducia nella poesia e nelle sue consolazioni.