
Anno | 2025 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Regia di | Gianluca Vitiello |
Uscita | sabato 13 settembre 2025 |
Distribuzione | Dna Lab |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 12 settembre 2025
Un documentario che racconta di coloro che pur non essendo nati a Napoli hanno scelto di vivere e lavorare in questa città.
CONSIGLIATO SÌ
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Ci sono i napoletani nel mondo ma c'è anche chi dal resto del mondo ha scelto di vivere a Napoli. In questo docufilm la città viene raccontata secondo questa prospettiva, attraverso le numerose storie di persone provenienti dai luoghi più diversi (come Stati Uniti, Russia, Argentina, Giappone, Francia, Germania, Nigeria, Palestina, o semplicemente da altre parti d'Italia) che non sono nate a Napoli ma sono diventate napoletane d'adozione.
Il documentario disegna un quadro plurale e vivo della città, dove ogni storia diventa un tassello di un mosaico più grande, capace di restituire l'anima di Napoli nella sua complessità e bellezza.
Dopo aver ritratto Napoli dal punto di vista di chi l'ha lasciata portandola con sé nel cuore, nel precedente documentario Napolitaners (2017), il regista Gianluca Vitiello fa qui l'operazione opposta e raccoglie in un mosaico di caratteri le testimonianze di chi ha deciso, per un motivo o per l'altro, di trasferirsi nella città partenopea, anche partendo da molto lontano: l'insegnante americana con la passione per il ballo, la ricercatrice bielorussa, la chimica giapponese, l'interprete cinese, la scrittrice serba, lo schermidore tedesco, il pizzaiolo francese, il ristoratore indiano, la comunità islamico-palestinese, il musicista argentino che naturalmente "canta" Maradona.
Ognuno di loro porta con sé il proprio vissuto, le proprie aspirazioni e difficoltà, ma tutti sono accomunati dall'aver trovato a Napoli la propria casa e un senso di appartenenza, pure chi era arrivato dalla Nigeria con un gommone ed ha ottenuto un lavoro dopo aver compiuto un gesto eroico. Lo stesso titolo del docufilm riprende un atavico coro da stadio usato in chiave offensiva verso i napoletani, di cui però Vitiello rovescia il significato trasformandolo in una dichiarazione identitaria e d'amore alla sua città.
È indubbio che l'attrattività di Napoli sia oggi ai massimi, come dimostrano anche il cinema - con Paolo Sorrentino che ad esempio è tornato a girare nella sua città, da È stata la mano di Dio (2021) a Parthenope (2024) - o dal calcio, con i due scudetti vinti negli ultimi tre anni. E c'è inoltre una ragione più profonda e quotidiana, legata alla riscoperta di una vita sostenibile e a misura d'uomo, difficile forse da trovare in altre metropoli.
Certo, l'unicità di Napoli non deve far dimenticare i suoi problemi, elemento che giustamente non viene ignorato nel documentario, evitando il rischio di un tono troppo promozionale. A partire da questa presa di coscienza, nascono le riflessioni più interessanti su Napoli. Una città-mondo i cui abitanti sono spinti dalla consapevolezza della morte a vivere davvero il presente. Una città che è tutto e il suo contrario, dove le cose normali sono impossibili ma i miracoli accadono tutti i giorni.