Anno | 2025 |
Genere | Sentimentale, Musical, |
Produzione | USA |
Durata | 127 minuti |
Regia di | Oliver Hermanus |
Attori | Paul Mescal, Josh O'Connor, Peter Mark Kendall, Chris Cooper, Molly Price Raphael Sbarge, Hadley Robinson, Emma Canning, Alessandro Bedetti, Will Fitz, Alison Bartlett, Brian Hutchison, Dan Bittner, Michael D. Xavier. |
Distribuzione | Universal Pictures |
MYmonetro | 2,65 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 28 maggio 2025
Nel 1910, Lionel e David si amano grazie alla musica folk. Dopo la guerra, un viaggio tra canzoni e passione li unisce, finché il passato li divide.
CONSIGLIATO NÌ
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Kentucky, 1910. Lionel è nato con un talento che gli permette di sognare un futuro lontano dalla fattoria di famiglia nel Midwest per frequentare il Conservatorio di Boston. Una sera, davanti a un piano, Lionel incontra David, brillante studente inglese del dipartimento di composizione, ed è subito amore. Un amore semplice che non ha bisogno di parole, bastano le canzoni folk americane. La sensibilità (musicale) è la stessa ma i destini saranno diversi e contrari. Perché David parte per il fronte e Lionel, riformato, ritorna in Kentucky. Alla fine della guerra si danno appuntamento alla stazione di Augusta (Georgia) e intraprendono un viaggio etnografico per registrare canzoni popolari minacciate dall'oblio. Allacciati nella passione e nelle regioni remote dell'America, vivono la stagione più bella della loro vita, prima che i fantasmi mai sopiti della guerra li separino, spezzando vene e cuore.
Si amano subito David e Lionel ma non è questo il punto e non è questo che sorprende immediatamente in The History of Sound.
Il mélo gay, col suo capitale di dramma (paura, omofobia, segretezza, lacrime...), è eluso da una singolare semplicità. Due ragazzi si amano sullo sfondo di ballate folk. Tutto qui, tanto qui. Oliver Hermanus (The Endless Rive, Living) si concentra su quello che non vediamo, sulla sorda melanconia che portiamo con noi, che fluttua nell'aria, come il suono e come l'amore, sono invisibili e occupano tutto lo spazio. Quando La Prima Guerra Mondiale separa gli amanti il film mette in piedi un dispositivo, tutto inespresso, osservando da vicino Paul Mescal. Il suo Lionel, ragazzo che vede le note, si impone e vive nel ricordo di David, compagno puro, segreto, totale. Lionel diventa il centro del racconto e noi diventiamo custodi silenziosi del sentimento che lo abita segretamente. Come in una partitura, The History of Sound lega e scioglie i due personaggi, senza scontri e senza drammi, ripescando Josh O'Connor dalle trincee per un ultimo movimento prima del ricordo, il rimpianto, l'incomprensione, il dubbio e la 'mancanza'. Tutte quelle note che ci attraversano come la musica e che non riusciamo mai a trattenere.
Adattamento del racconto omonimo di Ben Shattuck, The History of Sound ha il DNA dei classici e sembra viaggiare nella tradizione raffinata e romantica di James Ivory, se non fosse per quello scarto sulla musica popolare. Perché David e Lionel non registrano solo voci sui cilindri di cera ma le tracce di una stagione musicale destinata a scomparire. Gli anni Venti segnarono la fine di un'epoca, quella dei pionieri, di cui i protagonisti sono, a loro modo, gli ultimi esemplari. L'industrializzazione avrebbe spinto gli americani verso le città e uno stile di vita sedentario, il jazz sarebbe diventato la nuova musica popolare e l'avvento della radio avrebbe diffuso le stesse note in tutto il Paese. Di quel mondo affondato resteranno soltanto i refrain, destinati a essere ripetuti di generazione in generazione. E dal momento che i nostri ricordi personali e collettivi sono così intrecciati con la musica, cantare o canticchiare resta ancora la maniera migliore di risalire il tempo. Hermanus ci imbarca con Lionel in un affresco di rimpianti che copre mezzo secolo, un'avventura etnografica alle origini della musica popolare americana e alla ricerca della traccia, di una memoria sonora che traduce metaforicamente il sentimento irriducibile di Lionel per David, la crepa irrimediabile, perché nonostante la vocazione di archivista non è riuscito a conservare e a salvare nulla. Nota crudele che accorda due amanti più votati a sopportare l'assenza che a vivere la loro passione, la forza della loro relazione si rivela soprattutto nella separazione. E su questo proposito il film costruisce uno struggente motivo incrociato: l'evanescenza dell'amore romantico e della musica della gente comune, e il tentativo chimerico di conservarli. Paul Mescal e Josh O'Connor inseguono una miracolosa eternità, strappando al vento le piume di un cuscino e al tempo una bellezza immediatamente deperibile. Fenomeni di magnetismo, incarnano un'affinità elettiva, una sorta di arte della trasfigurazione. Vibranti, ultrasensibili, irresistibili, sono lontani dai volti ideali di Hollywood e la loro grazia sta tutta nel movimento, il loro charme nella sottigliezza delle espressioni e, mai come in questo film, nel calore della loro voce. Insieme avanzano negli anni Venti del Novecento americano e in un film suggestivo che perde equilibrio nell'epilogo, sempre rimandato e rilanciato, quasi Hermanus volesse trattenerli ancora un po' nel suo cinema neoclassico, che non sfugge a una certa forma di accademismo (e di beatitudine).
È naturale: quando a un festival di cinema "da festival" si incontra un film che cerca il ritmo e la lingua del classico, si tira un sospiro di sollievo. Succede questo, giusto il tempo di un sospiro, con The History of Sound, film con Paul Mescal e Josh O'Connor, che s'incontrano nel 1917 per amor della musica e si legano per un tempo sospeso, segnante, mentre percorrono il Maine registrando canti [...] Vai alla recensione »
Boston, 1917. In un locale notturno frequentato dagli studenti del New England Conservatory of Music, Lionel (Paul Mescal) è seduto a un tavolino con dei compagni. Il suo orecchio però è rapito da una canzone folk suonata al pianoforte da David (Josh O'Connor). Lionel si alza, si approccia al piano e scambia due chiacchiere con David. In pochi attimi si intuisce una sintonia, che si manifesta in un [...] Vai alla recensione »
Lionel (Paul Mescal) vive nella fattoria di famiglia nel Kentucky. Ma la sua passione è il canto e il sogno è andare al Conservatorio di Boston. Quando questo si realizza (siamo negli anni '10 del Novecento), in un pub incontra David (Josh O'Connor), che sta suonando il piano. Ed è subito amore. David si arruola e nel frattempo Lionel inizia la sua carriera, anche se tra i due ci sarà, prima della [...] Vai alla recensione »
I campi e il fiume del Kentucky fanno di The History of Sound una specie di Brockeback Mountain dove al posto dei cavalli c'è la musica. Inizia nel 1910, ma il cuore della vicenda è tra il 1917 e il 1923, con epilogo nel 1980 che è forse l'unico istantaneo slancio di un film che, malgrado le apparenze, non ne ha mai avuti. Lascia prima spiazzati e poi rimane una profonda delusione.
Nel cinema di Oliver Hermanus nulla è mai dichiarato con enfasi, eppure tutto vibra a bassa frequenza, in uno spettro emotivo dove l'assenza pesa quanto la presenza. The History of Sound, presentato a Cannes 2025, si inserisce perfettamente in questo registro autoriale, già tracciato nei precedenti Moffie (2019) e Living (2022): film diversissimi per ambientazione, ma accomunati da un medesimo lavoro [...] Vai alla recensione »
Nel finale di The History of Sound, ambientato sessant'anni dopo il resto della narrazione, il protagonista Lionel, compositore e musicologo che ha appena scritto un testo fondamentale per lo studio della tradizione sonora statunitense, è a casa da solo e inserisce nel mangianastri un'audiocassetta sulla quale è registrata Atmosphere dei Joy Division, pubblicata in singolo in Francia subito prima della [...] Vai alla recensione »