
Titolo originale | El caso Asunta |
Titolo internazionale | The Asunta Case |
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Spagna |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Carlos Sedes, Jacobo Martínez |
Attori | Candela Peña, Tristán Ulloa, Javier Gutiérrez, María León, Carlos Blanco (II) Ricardo de Barreiro, Iris Wu, Ren Hanami, Tito Asorey, Nacho Castaño, Rubén Prieto, Francesc Orella, Celso Bugallo. |
Tag | Da vedere 2024 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 13 maggio 2024
Una miniserie true crime su un tragico omicidio di una giovanissima ragazza.
CONSIGLIATO SÌ
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In Asunta, una coppia benestante di Santiago de Compostela, Rosario Porto e Alfonso Basterra, adottò una bambina di nome Asunta Fong Yang dalla Cina nel 2001. Dodici anni dopo, quando ne denunciano la scomparsa, le autorità sospettano inizialmente un rapimento. Nel corso delle indagini, la coppia viene arrestata per il suo omicidio, provocando scosse in tutto il paese.
Candela Peña e Tristán Ulloa sono i protagonisti di questo avvincente dramma che è rapidamente salito nelle prime posizioni in tutto il mondo su Netflix.
È logico entrare nella serie con curiosità e un certo scetticismo dopo aver letto che assomiglia a una telenovela del dopocena piena di morbosità e di giornalismo giallo a buon mercato, ma la sorpresa è quella di trovare uno studio accurato di un'indagine molto complessa, che affronta con una prospettiva caleidoscopica un processo pre-processuale estremamente complicato e pieno di punti ciechi, senza mai dare nulla per scontato né affermare conclusioni attraverso scene maliziose.
Con pochi espedienti, il cosiddetto "sguardo grottesco" sul personaggio della madre, Rosario, non è dissimile da quello che si vede nei documentari su questo - purtroppo celebre - caso, con Candela Peña accusata di overacting ma anche lodata per la sua immersione nella personalità estrema della madre della bambina cinese adottata e trovata uccisa.
Non solo, ma nel suo approccio, Asunta osa mostrare una compassione sottocutanea, studiando anche la peculiare repressione coniugale "gentile" del marito e i disturbi mentali che hanno portato a un rapporto di iperprotezione che, ancora una volta, nasconde molti indizi dell'indagine e dei muri che ha affrontato. Ciò che è davvero potente è il modo in cui l'autrice recupera gradualmente le connotazioni intrinseche del caso sulla genitorialità e la sua "necessità sociale", osando mettere in discussione la sua reale funzione, l'idealizzazione del quadro familiare felice e l'adozione come scelta o capriccio.
Nonostante la mancanza di un movente e di risposte definitive, la miniserie lascia sottili accenni al tema tabù della maternità in una sorta di lezione moralistica, forse proposta in contrapposizione alla ricerca della felicità attraverso la riproduzione; o anche al ruolo dei figli, alle dinamiche familiari che si creano e a come le responsabilità si invertono nel tempo, illustrate non a caso nei momenti con il padre del giudice, e con quella sorella che non ha nemmeno il tempo di andare a trovare il padre.
La miniserie è chiara nel mostrare che dubitare o meno della colpevolezza non equivale a condurre un processo equo e pulito, esponendo come le indagini siano sempre state tentate per forzare una tesi iniziale, esponendo come le prove siano studiate in base a una tutela contaminata. Pertanto, lungi dal demonizzare gli "avvocati del diavolo", il trattamento riservato ai difensori della coppia è equo all'interno del quadro giuridico, nella misura in cui il sistema di garanzia richiede un'imparzialità basata sulle prove, che raramente si riscontra nei casi assorbiti dall'opinione pubblica.
Un altro successo di Asunta rispetto ad altri film true crime iberici è quello di muoversi contro l'attuale "fiction di prestigio", un panorama di produzioni impreziosite dalla fotografia cinematografica, per presentare qui una messa in scena cruda, apparentemente grezza, ma che aiuta a intervallare organicamente le rappresentazioni video reali che fanno rizzare i capelli in testa senza l'uso di musiche invadenti, ma che aiuta a intercalare organicamente le rappresentazioni video reali da far rizzare i capelli senza essere scandite da una musica invadente, ma piuttosto sobria, tragica e tesa a tratti, sempre con un mix di elettronica e variazioni di diversi pezzi di cornamusa che aggiungono un'ineludibile personalità.