
Anno | 2023 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 140 minuti |
Regia di | Marco Zarrelli |
Uscita | lunedì 10 luglio 2023 |
Distribuzione | Mescalito Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 7 luglio 2023
Il compositore Josquin Desprez, l'artista che ha segnato musicalmente il Rinascimento, e su cui ancora oggi si forma ogni musicista. In Italia al Box Office Il padrone delle note - Josquin Desprez ha incassato 8,4 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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Vissuto tra il Quattrocento e il Cinquecento, Josquin Desprez è stato il più grande compositore musicale del Rinascimento, e tra i più importanti nella storia della musica. Di origini franco-fiamminghe, precursore di Bach e maestro della polifonia, ha lavorato come musicista alla corte di due re di Francia, per il Papa a Roma e per gli Sforza a Milano (in particolare per Ludovico il Moro), imponendosi come la massima autorità musicale dell'epoca grazie al suo stile innovativo e geniale. Questo documentario lo celebra, ricordandone la vita trascorsa principalmente tra Francia e Italia, e le gesta artistiche che hanno lasciato un segno profondo nell'evoluzione musicale dei secoli successivi.
Attingendo anche al vasto repertorio di Josquin Desprez, il docufilm tenta di restituirne la grandezza musicale, senza però riuscire ad appassionare davvero e a staccarsi da una dimensione illustrativa.
Se si pensa alla pittura e alla scultura nel Rinascimento, tutti associano i nomi di Leonardo Da Vinci e Michelangelo. Allo stesso modo, guardando alla letteratura e risalendo poco più avanti nel tempo, tutti conoscono William Shakespeare. Molto meno nota, invece, è la figura di Josquin Desprez, nonostante la sua influenza nella musica sia paragonabile a quella degli altri giganti nei rispettivi ambiti e nello stesso periodo storico. Non a caso, il documentario si apre con una citazione di Martin Lutero che lo descriveva con queste parole: "Josquin è il padrone delle note, esse devono fare come lui vuole. Gli altri compositori, invece, devono fare come vogliono le note".
Il regista Marco Zarrelli vuole onorare la sua memoria, facendo luce sul suo percorso artistico e umano, e tentando di renderne la pienezza dell'equilibrio musicale. A tal scopo, attinge largamente al repertorio di Desprez, inserendo un ricco e lungo (finanche eccessivo) programma musicale eseguito in presa diretta dentro cornici sublimi, come l'Abbazia Benedettina di Santa Maria di Farfa o una cantoria riservata nella Cappella Sistina.
Emerge l'enorme varietà dei toni della sua musica, che passa dal dolore alla malinconia, dalla speranza alla gioia, ed è sostenuta dalla maestria polifonica nel combinare e alternare elementi melodici diversi. E attraverso la musica, l'indagine si sposta sull'uomo, cercando di ricostruirne un ritratto a partire dal suo lascito artistico e dalle poche testimonianze accertate storicamente a disposizione.
Tuttavia, tra una chanson e l'altra, e poi ancora mottetti, messe, brani sacri e profani, letture più o meno faticose, si fa strada la percezione di essere di fronte a un'opera piuttosto settoriale, da addetti ai lavori e studiosi di musica, perlopiù illustrativa e con pochissimi cambi di passo, incapace di appassionare davvero il pubblico e di stimolare la curiosità attorno a un personaggio comunque dotato di fascino e alla sua musica ineffabile. Il suo volto, secondo alcune ricerche, ce lo ha restituito nientemeno che Leonardo Da Vinci raffigurandolo nel suo 'Ritratto di musico' (da 'musicus', inteso come 'scienziato della musica'), mostrato e descritto nel finale. Peccato che questo docufilm, benché mosso da un lodevole intento, non sia riuscito nel difficile compito di staccare Desprez dal dipinto e avvicinarlo allo spettatore.