Sopravvissuti

La fiction racconta dello sfortunato viaggio dell'imbarcazione Arianna e del ritrovamento, dopo un anno dalla scomparsa, del suo relitto con un equipaggio dimezzato rispetto alla partenza. Il gruppo dei sopravvissuti, appunto, guidati dall'instancabile skipper Luca Giuliani, fin da subito mostra segni di traumi profondi e segreti indicibili che emergono con l'evolversi della serie. Tra di loro c'è anche Alex, assente all'inizio, che però riferisce di non ricordare nulla del suo passato. L'ispettrice Anita Clementi, distrutta per non aver visto tornare l'amato figlio Gabrie-le, non si rassegna alla versione dei fatti che il gruppo continua a fornire agli inqui-renti e sospetta ipotesi più dolose sulla scomparsa del figlio. Le indagini dovranno darle un certo credito quando inizieranno a verificarsi fatti inquietanti.

La sceneggiatura - che si destreggia tra passato e presente con il continuo uso del fla-shback - riesce a tenere insieme i diversi personaggi con le rispettive sotto-trame e di-namiche.

Scelta che, tuttavia, non ha evidentemente convinto il pubblico di Rai 1che già con Noi aveva dato segnali di non apprezzare i continui cambi temporali.

Un peccato perché la stesura della trama ha coinvolto quattro allievi della prima edi-zione del Master di scrittura seriale organizzato da Rai Fiction con la supervisione in fase editoriale degli sceneggiatori Viola Rispoli e Massimo Bacchini, all'interno di un progetto sia ambizioso che ammirevole.

La fiction ha comunque il pregio di aver ben tratteggiato i personaggi che sono tanti e diversi con le loro peculiarità e dove ciascuno rimane credibile con delle buone prove di recitazione. Lino Guanciale, ad esempio, volto noto e ormai popolare nel palinsesto, anche con un'espressività limitata rende bene il personaggio di Luca Giuliani che si sente responsabile dell'equipaggio e si batte per poter restare umano nonostante tutto. Forse alcuni personaggi, come quello marginale dell'attrice Giulia Morena (interpretato da Barbora Bobulova) sono inizialmente un po' forzati ma, nel complesso, anche i più giovani - come Maia interpretata da Margherita Aresti e Nino da Luca Castellano - sono perfettamente a loro agio nel ruolo assegnato. Le riprese e le location sono molto curate con una Genova patinata in esterni e case raffinate negli interni.

Risulta, invece, faticoso il registro emotivo pesantemente drammatico che rimane più o meno costante e che si alterna solo con il mistery. Ciò, anche se in linea con il tema, lascia la pesante sensazione di vedere un'unica grande scena frammentata da cambi temporali.

Le evoluzioni dei personaggi sono presenti ma in modo superficiale in un gioco di fi-gura/sfondo in cui si rimane o su un piano o sull'altro con poca armonia; complici anche i dialoghi, carichi di pathos e un po'ripetitivi. Troppa intensità, insomma, che paradossalmente non favorisce l'entrare in empatia con i personaggi. Rimane, quindi, nello spettatore solo un complessivo macabro interesse, sullo stile di "dieci piccoli indiani", nello scoprire come siano morti quelli che non hanno fatto ritorno e come siano sopravvissuti i restanti.

La fiction risulta nel complesso abbastanza riuscita, anche se forse andava semplicemente alleggerita con un finale che svela solo in parte i diversi misteri perché pensati per una continuazione alla prossima stagione: per ora, rimane questo il vero mistero. 