28 schermi per mostrare 130 film. Apre l'italiano Il colibrì di Francesca Archibugi e torna il Concorso. In programma dal 13 al 23 ottobre.
						“28 schermi per mostrare i 130 film di quest’anno, fra cui, oltre all’Auditorium, il Maxxi, la Casa del cinema, il Giulio Cesare che replicherà i film del programma, e il Sacher di Nanni Moretti, che sceglierà il suo programma fra i film della Festa da riproiettare nel suo cinema”, dice Gian Luca Farinelli, Presidente della Fondazione Cinema per Roma, che chiosa: “in 5 mesi, non è un risultato da poco”, accennando al breve tempo in cui lui e la Direttrice Artistica Paola Malanga hanno messo insieme il programma della 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma (13-23 ottobre).
“Speriamo che sia il momento da cui ripartirà la riscossa del cinema in sala”, aggiunge Malanga. “Questa Festa respira l’aria del tempo in cui viviamo, in cui sono evidenti i segni di due anni di Covid: troverete in varie sezioni questo fil rouge. Troverete anche l’Ucraina, non con gli instant movie, tranne in un caso che riguarda la guerra in corso, ma con film che erano stati progettati prima del conflitto. E probabilmente per effetto del lockdown troverete tanti elementi autobiografici che emergono da autori di età diverse: e i ricordi più vivi sono quelli in cui hanno incontrato la Storia”.
Torna il concorso, abbandonato dalle edizioni precedenti, e la Festa ha beneficiato di un budget di oltre sei milioni per un restyling cui hanno contribuito Comune di Roma, Camera di Commercio, Regione Lazio, MIC e sponsor, fra cui Ferrovie dello Stato che supporterà il Premio del pubblico.
L’APERTURA
Il film di apertura già annunciato sarà Il colibrì diretto da Francesca Archibugi e basato sul best seller di Sandro Veronesi, che sarà alla Festa anche per raccontarsi in un incontro nella sezione Paso Doble  insieme allo sceneggiatore del film, Francesco Piccolo. Sul tappeto rosso sarà presente il cast capitanato da Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak e ci sarà Marco Mengoni, autore della canzone finale del film, che, dice Malanga, “ci farà una sorpresa”. Sempre in apertura il Premio alla carriera a James Ivory di cui verrà presentato l’ultimo film, A Cooler Climate, “documentario autobiografico che parte da un ritrovamento di bobine che il regista girò negli anni ’50 in Afghanistan grazie alle quali ha ricostruito una parte della sua vita e l’Afghanistan prima di quello che abbiamo conosciuto”, dice Malanga. Infine, sempre in apertura, il corto Luciano Pavarotti, The Star di Gianluigi Toccafondo.
PROGRESSIVE CINEMA
Questo il nome del concorso, per cui la nuova direzione è “andata a cercare cinema indipendente internazionale e nuovi autori che forse domani saranno i prescelti dei concorsi di Venezia, Cannes e Berlino”. 16 i titoli in gara, fra cui due italiani: La cura di Francesco Patierno, ambientato a Napoli durante il primo lockdown, dove un gruppo di cineasti sta girando "La peste" di Camus, e I morti rimangono con la bocca aperta di Fabrizio Ferraro, “autore molto sperimentale più noto all’estero che in Italia”: un film ambientato sull’Appennino centrale nel 1944, protagonisti quattro partigiani.
Fra gli altri titoli Causeway, primo film prodotto da Jennifer Lawrence, anche protagonista, ed esordio alla regia di Lila Neugebauer, “regista teatrale molto importante sulla scena newyorkese”. Lawrence ha il ruolo di una reduce dalla guerra in Afghanistan in piena crisi post traumatica; Houria, opera seconda di Mounia Meddour, la regista di Non conosci Papicha, metafora della condizione delle donne algerine, protagonista una ballerina che, pur menomata, non smetterà di ballare:“Un film dal grande appeal popolare”, dice Malanga, “della colonna cui sonora fanno parte due canzoni italiane come Felicità e Gloria, ma allo stesso tempo sofisticato”; due film ambientati appena prima e subito dopo la caduta del Muro di Berlino, In a Land That no Longer Exists della regista tedesca Aelrun Goette, ambientata nella città tedesca del 1988, protagonista una ragazza espulsa da scuola che si trova a lavorare in una fabbrica ma viene notata da un fotografo di moda e finisce sul Vogue della Berlino Est, e January del regista lettone Viesturs Kairišs, ambientato a Riga nel 1991, in cui “un gruppo di aspiranti filmmaker che hanno per idoli Jarmusch, Bergman e Tarkovskij.
Tre i titoli statunitensi: in gara oltre a Causeway ci sono Raymond & Ray, “un film fra road movie e commedia prodotto da Alfonso Cuaròn che vede nel ruolo di fratellastri Ewan McGregor ed Ethan Hawke”, quest’ultimo anche regista del documentario The Last Movie Stars dedicato a Paul Newman e Joanne Woodward cui è ispirato il poster di questa edizione della Festa; e Sanctuary che vede protagonisti Margaret Qualley nei panni di una escort dominatrix, in un’alternanza di generi fino ad arrivare ad un finale davvero imprevedibile”.
 
					
						FREE STYLE
Nella “sezione libera con le proposte più diverse ed eccentriche”, come dice Malanga, “è aperto il dialogo fra il cinema e le altre arti”. Ed ecco dunque 75 Biennale Ronconi Venezia di Jacopo Quadri sulla Biennale diretta da Luca Ronconi; Bassifondi, esordio alla regia di Francesco Pividori “meglio conosciuto come Trash Secco, che faceva parte del collettivo Quarto Blocco e ha realizzato video per Achille Lauro e Marracash”, in un film scritto dai fratelli D’Innocenzo che racconta il viaggio visionario di due senzatetto; La California, “ambientato tra la via Emilia e il West, sospeso tra noir e commedia, un film eccentrico con un cast altrettanto eccentrico”, scritto dalla regista scrittrice Cinzia Bomoll insieme a Piera degli Esposti che ha voluto registrare la sua voce narrante, “l’ultima cosa che ci rimane di lei”; Daniel Pennac: Ho visto Maradona! diretto dallo scrittore francese, che ha voluto “indagare la figura del campione, e la ragione di una partecipazione popolare così straordinaria al momento della sua scomparsa, fino a fare entrare Diego nella sua pittoresca tribù”; e La Divina Cometa con cui Mimmo Palladino torna alla regia, 16 anni dopo il suo Don Chisciotte, in occasione del centenario dantesco “con un film fantasmagorico che avvicina Dante alla tradizione napoletana del presepe, Eduardo compreso, e che vede la partecipazione di Toni e Peppe Servillo, De Gregori, lo sceneggiatore Maurizio Braucci.
 
					
						In questa sezione anche molti documentari, come Jane Campion, la femme cinéma di Julie Bertuccelli, dedicato alla regista che per prima ha vinto la Palma d’oro, “di fatto un autoritratto perché Bertuccelli riesce a rendersi invisibile”; Life is (not) a Game di Antonio Valerio Spera dedicato alla street artist Laika, che sarà presente alla Festa; Louis Armstrong Black & Blues di Sacha Jenkins, prodotto da Ron Howard e Brian Grazer e costruito attraverso i diari audio di Armstrong e una serie di filmati d’archivio; e Lynch/Oz di Alexandre O. Philippe, che esplora Il mago di Oz  “compiendo un viaggio visivamente straordinario nel cinema di David Lynch e nelle paure dell’immaginario americano”.
GRAND PUBLIC
È la sezione “dedicata al cinema popolare capace di emozionare il pubblico più largo, e chissà se fra questi titoli c’è anche quello che vincerà l’Oscar del prossimo anno”, dice Farinelli. La sezione conterrà anche “una proiezione unica proiezione segreta”, rivela Malanga: “non posso dire altro se non che è la romantic comedy di un autore che non vi è certo sconosciuto”. In questa sezione ci sarà l’attesissimo Amsterdam di David O. Russell, un noir anni ’30 con cast che va da Christian Bale a Margot Robbie, da Robert De Niro ad Anya Taylor Joy: “un filmone su un complotto con una trama ispirata a un fatto vero”.
Molti i titoli italiani: con Astolfo “rientreremo nel mondo garbato e fiabesco di Gianni di Gregorio, che questa volta con Stefania Sandrelli e Alfonso Santagata andrà fuori porta perché viene sfrattato e pensa di recuperare il palazzotto di famiglia, dove però ci sono già degli inquilini”; Era ora di Alessandro Aronadio, “una commedia alla Ricomincio da capo il cui protagonista, Edoardo Leo, ha troppi impegni e l’impressione che la vita corra troppo, e si ritrova a compiere un salto di una anno senza sapere cosa è successo nel frattempo; L’ombra di Caravaggio di Michele Placido, “un kolossal con un Riccardo Scamarcio interprete perfetto e accanto Louis Garrel che interpreta la figura inventata di un investigatore inquisitore”; Il principe di Roma di Edoardo Falcone con Marco Giallini, che ha come punto di partenza il “Canto di Natale” di Dickens ambientato a Trastevere; Rapiniamo il Duce di Renato De Maria, ambientato nella Milano del ’45, dove Pietro Castellitto, re del mercato nero, prova a mettere le mani sull’oro di Dongo con la fidanzata Matilda De Angelis; La stranezza di Roberto Andò, in cui Pirandello è Toni Servillo e la compagnia di filodrammatici che incontra è capitanata da Ficarra e Picone; e infine War – La guerra desiderata di Gianni Zanasi, “film surreale pensato prima degli scenari bellici in cui ci troviamo, in cui a causa di una rissa tra ragazzi l’Italia dichiara guerra alla Francia e alla Spagna”, con Edoardo Leo, Miriam Leone e Giuseppe Battiston.
Fra le proposte internazionali Rheingold di Fatih Akin, “storia vera e incredibile di un rapper molto famoso in Germania e non solo di origine curda irachena; Bros di Nicholas Stoller, esilarante commedia romantica gay prodotta da un grande studio con cast tutto della comunità LGBTQ; Butcher’s Crossing di Gabe Polsky, già vincitore alla Festa di Roma, tratto da romanzo di John Williams, l’autore di “Stoner”, con Nicolas Cage; What’s Love Got to Do with It? di Shekhar Kapur, commedia romantica “fra Richard Curtis e i musical indiani” con Lili James. Sempre in questa sezione troveremo The Lost King di Stephen Frears, che “narra un Riccardo III i cui resti erano dati per dispersi e la tenacia di una storica autodidatta ritrova all’interno di un parcheggio”; la “black comedy culinaria” The Menu di Mark Mylod con Ralph Fiennes inquietante chef di cucina concettuale; e Mrs. Harris Goes to Paris di Anthony Fabian, basato su un celebre libro anni ’50, in cui un vestito di Dior diventa oggetto dei desideri di una vedova che fa le pulizie nelle case delle ricche inglesi.
LE SERIE
Molte le proposte seriali, fra cui la prima mondiale del Django di Francesca Comencini, con un cast internazionale che comprende Noomi Rapace e Matthias Schoenaerts e che rilegge il genere western; la seconda stagione di Romulus; e Sono Lillo di Eros Puglielli, “protagonista uno dei personaggi più amati della comicità italiana contemporanea e con lui tutti i suoi amici e complici, perché abbiamo bisogno di farci due risate per andare avanti”.