
Al via nella capitale l'undicesima edizione del Roma Independent Film Festival.
di Ilaria Ravarino
È il Sundance della Capitale, il festival del cinema contro o addirittura del cinema sbagliato, come recita il lancio della kermesse nell'azzeccato spot dal sapore criminale. Dopo 11 anni trascorsi all'ombra dei festival maggiori, sopravvissuto alla crisi economica che ha travolto i cugini della campagna laziale e a quella politica che ha segnato alba e tramonto della Festa di Roma, il Rome Indipendent Film Festival è pronto a tornare. Più forte e in salute di prima, nonostante la crisi. O forse proprio grazie a quella: "La crisi fa bene al cinema indipendente – dice il Direttore Artistico, Fabrizio Ferrari - perché risveglia i cervelli della gente e contribuisce alla nascita di un pubblico critico".
Con un programma di 120 pellicole tra anteprime nazionali ed europee, opere prime e anticipazioni, un forum sulla produzione indipendente, masterclass (sabato 14 con il regista sperimentale Karel Vachek) e dibattiti in sala, il festival nato undici anni fa da un'idea di Ferrari è ormai una solida realtà del panorama festivaliero nazionale: "Il Riff è nato per portare a Roma le atmosfere che avevo respirato a Los Angeles a fine anni '90 – ha detto Ferrari - quando lavoravo come fotografo volontario per un festival di cinema. Nel 2000 sono tornato a Roma e ho deciso che avrei provato a fare qualcosa la mia città: così ho cominciato a mettere in piedi la rassegna, da solo, piano piano, senza un vero curriculm da cinematografaro. Fare un festival indipendente è come fare un film indipendente: non hai soldi, non hai appoggi e non sai nemmeno se riuscirai a finire il tuo lavoro o no. Nel tempo, per fortuna, le istituzioni e gli sponsor si sono accorte di noi".
Oggi il Riff è talmente in crescita da traboccare oltre i confini della sede istituzionale, il Cinema Aquila nel quartiere Pigneto, per espandersi nel salotto buono del cinema italiano, la Casa del Cinema diretta da Caterina D'Amico, felice di ospitare «il cinema indipendente che ho sempre cercato di promuovere, e in particolare il documentario italiano». Con 11 lavori in concorso, italiani e internazionali, il documentario si ritaglia infatti quest'anno un'isola preziosa e dalla composizione variegata: dai film sulla primavera araba a quelli sulle mafie, passando per l'esplorazione della sessualità nella terza età di Mai Senza e l'entertainment socio-antropologico di un film come Salva la cozza, fotografia della passione dei pugliesi per il crudo di mare.
"Un festival come il Riff – dice la giornalista e giurata Michela Greco – offre a tutti l'occasione di vedere film coraggiosi, realizzati fuori dal cinema omologato, che spesso non vengono distribuiti ma che ai festival riescono a trovare un proprio pubblico". Tra questi ben quattro lungometraggi italiani: In nomine Satan di Emanuele Cerman, «dramma ispirato a un efferato evento di cronaca – dice il regista - con Stefano Calvagna attore e produttore», il thriller Canepazzo di David Petrucci, storia di un serial killer con l'attore transgender Giuseppe Schisano, Ristabanna di Daniele De Plano, ultima apparizione sullo schermo di Ben Gazzarra, e Aspromonte di Hedy Krissane. Sarà proprio la commedia on the road di Krissane ad aprire ufficialmente il Riff, in corso a Roma dal 13 al 19 aprile: subito dopo la proiezione di Aspromonte, alle 22:30, il festival prenderà il via con l'horror Vamperifica di Bruce Ornstein, in sala al Cinema Aquila e in streaming sulla piattaforma MYMOVIESLIVE!.