Selma - La strada per la libertà

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Un film di Ava DuVernay. Con David Oyelowo, Tom Wilkinson, Cuba Gooding Jr., Alessandro Nivola, Carmen Ejogo.
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Titolo originale Selma. Biografico, Ratings: Kids+13, durata 127 min. - Gran Bretagna 2014. - Notorious Pictures uscita giovedì 12 febbraio 2015. MYMONETRO Selma - La strada per la libertà * * * - - valutazione media: 3,48 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Violenza e odio senza volto Valutazione 4 stelle su cinque

di Salvatore Scaglia


Feedback: 2256 | altri commenti e recensioni di Salvatore Scaglia
mercoledì 1 aprile 2015

Girato in Alabama, il film narra i fatti di Selma, nello stato degli USA in cui si svolge una delle lotte più decisive del pastore nero Martin Luther King (David Oyelowo).
Il clima di odio verso i neri, specialmente nel Sud del paese, è ben descritto dalla cineasta DuVernay anzitutto con l’attentato dinamitardo in una chiesa di Birmingham, dove, nel 1963, sono massacrate quattro bambine afroamericane. Il reverendo sceglie così di recarsi a Selma, quale simbolo delle amministrazioni locali controllate da soggetti come lo sceriffo Clark, segregazionista e contrario ai raduni dei neri. In queste amministrazioni, inoltre, alle persone di colore è impedita la registrazione per il voto, trasformando la teorica verifica che esse sappiano leggere e scrivere in un impedimento di fatto alla registrazione stessa.
Quando, perciò, King e i suoi arrivano a Selma la violenza si intensifica, com’è rappresentato dalla scena del locale in cui riparano tre neri dopo una manifestazione pacifica, bagnata di sangue da un pestaggio sbirresco: il più giovane dei tre viene ucciso impunemente da agenti con casco, dai volti sfumati, inquadrati sfuggentemente dalla macchina da presa e che vanno via ripresi di spalle: la violenza è dunque senza volto. Non solo perché non è sanzionata con la giusta punizione dei suoi responsabili, ma anche perché sfigura la dignità della persona umana: di chi la violenza subisce, ma soprattutto di chi la attua.
Il clima teso è icasticamente dipinto anche dalla frequente alternanza di scene buie e luminose, tra le quali ultime quella dell’obitorio, piastrellato di bianco, in cui King visita il cadavere del ragazzo appena assassinato.
Sullo sfondo si muovono un timido e opportunista Presidente Lyndon Jonhson (Tom Wilkinson), che King accusa di spendere milioni di dollari al giorno per la libertà nel lontano Vietnam, ma di non fare altrettanto nella sua America; la CIA, capeggiata dal potente Edgar Hoover, che tenta di fomentare le tensioni coniugali tra Martin e Coretta (Carmen Ejogo) per isolare il leader nero; ma anche le contraddizioni in seno agli stessi afroamericani (il comitato di Selma non appoggia la protesta; Malcolm X usa i metodi della forza; King medesimo non è esente da scoramenti).
Il movimento di King riesce, tuttavia, ad organizzare diverse marce pacifiche da Selma a Montgomery. La prima è subito dispersa dalla polizia a suon di manganello e pistola (il 7 Marzo 1965, bloody Sunday). La seconda si chiude rapidamente con la ritirata di polizia e manifestanti, con King in chiesa - con una grande Croce luminosa alle spalle - che giustifica la sua scelta: « preferisco che siate tutti arrabbiati con me più che feriti o morti » (a dimostrazione della responsabilità, illuminata dalla fede cristiana, che lo anima). La terza però, quella trionfale, è autorizzata da un Giudice bianco, accompagnata dalla promozione, ad opera di Johnson, della legge federale contro i limiti razziali al voto e addirittura protetta dall’esercito americano.
La pellicola non mostra esplicitamente la ferale conclusione della vita di King, ucciso nel 1968, ma la fa presagire abilmente allo spettatore prospettando i sacrifici affrontati dalla famiglia: la casa, infatti, è in affitto e senza comodità. A ciò la moglie si è ormai abituata, benche non riesca ad accettare - dice - « la presenza costante della morte » violenta: il prezzo che pagherà il marito. Che, però, come ammonisce un suo stretto collaboratore, frenando le tentazioni di vendetta di uno dei dimostranti, ha inteso « vincere in un altro modo »: con la nonviolenza.
“La strada per la libertà”, sottotitolo del film, è quindi anche questa.

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