11 Metri - The Penalty

Un film di Francesco Del Grosso. Con Agostino Di Bartolomei Biografico, durata 87 min. - Italia 2011.
   
   
   

Indole discreta, anche nell'uscita di scena Valutazione 4 stelle su cinque

di Salvatore Scaglia


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mercoledì 29 agosto 2012

Agostino Di Bartolomei era un grande calciatore, stimato persino da chi tifava, con fervore, per altre squadre, come me e mio fratello nella metà degli anni '80. Per quelli della mia generazione, quindi, il film è senz'altro una bella operazione di amarcord, incentrata sulla vicenda umana e pedatoria del centrocampista della Roma e, poi, del Milan. La pellicola è attraversata da una vena di mestizia, sia perchè è nota la sua triste morte sia perchè mesto appariva "Ago", segnatamente in un mondo intessuto di riflettori e di curve osannanti. Tuttavia quella di Di Bartolomei non era tristezza, ma serietà e riservatezza, al limite con l'introversione, che forse  - a detta della stessa moglie -  gli è stata fatale allorchè avrebbe dovuto chiedere esplicitamente aiuto per i bisogni, o verosimilmente i disagi, che viveva dopo la fine della sua carriera, nella Salernitana. Ben fatto è il montaggio di una serie di contributi: dalle immagini di repertorio dello stesso Di Bartolomei alle voci del prete dell'oratorio dove tirò i primi calci, del giornalista, dell'amico, del figlio naturale e di quello 'adottato', della consorte e del dirigente dell'A.S. Roma, che ha patrocinato il documentario. Ma di quest'ultima, sicuramente, primeggiano i compagni del campo e a lui più vicini  - Tancredi, Nela, Chierico, Conti, Pruzzo ... -, mentre limitati sono gli interventi di quella dirigenza velatamente accusata di avere infine emarginato il Capitano, anzichè sfruttare nei gangli societari la sua competenza e le sue doti umane. Ne viene fuori un quadro a tutto tondo del calciatore e dell'uomo: la sua vita privata, i suoi successi e trionfi, il rapporto con la città di Roma in cui era nato e cresciuto, i suoi progetti dopo il così detto pensionamento. Fino al fatidico e drammatico 30 Maggio 1994, a dieci anni esatti dalla sconfitta giallorossa in finale di Coppa campioni, all'Olimpico col Liverpool. Ai rigori, che DI Bartolomei calciava alla perfezione. Volutamente il regista riserva al dies horribilis lo scorcio del film, perchè compito dello stesso non è indagare più a fondo sulle reali ragioni che condussero "Ago" al tragico gesto, ma ricordare il campione "orso fuori e cerbiatto dentro". Proprio come il bambino, in divisa romanista, fascia da capitano e numero 10 sulle spalle, che calcia in porta e, dopo i titoli di coda, sullo splendido pezzo di Venditti Tradimento e perdono, lentamente si allontana, dando le spalle alla macchina da presa. Uscendo di scena con discrezione, com'era proprio nell'indole e nello stile di Di Bartolomei.

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