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L'umanità ritrovata nella società di massa

di Salvatore Scaglia


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lunedì 22 febbraio 2021

Il film è insieme inquietante, allucinante e intrigante.
Inquietante per i colori della pellicola, quasi sempre scuri; allucinante per gli ambienti chiusi in cui quasi esclusivamente si svolge la vicenda narrata; ma intrigante perchè l'opera cinematografica pone seri interrogativi sulla direzione presa se non dall'umanità intera, da buona parte di essa, segnatamente nei paesi più tecnologicamente avanzati.
Paolo lavora come "monitor", sotto un "supervisor", osservando - tra i dipendenti della sua azienda, per valutarne criticità e prospettive di miglioramento - Elisa, del "sales", il reparto vendite.
All'inizio i due non si conoscono perchè 'schermati': lei non sa chi lo ascolti (se un uomo o una donna); lui ha, sulla scheda del caso da monitorare, un codice, che copre l'identità della ragazza.
Ascoltandola, e di tanto in tanto interloquendo con lei, però Paolo viene progressivamente conquistato da Elisa, che fa di tutto per incontrare dal vivo.
Già gli anglicismi usati ("monitor", "supervisor", "sales"), come il codice di riferimento alla donna inizialmente sconosciuta, denotano una prospettiva algida e spersonalizzante: in questo e-rapporto, infatti, non devono albergare emozioni e coinvolgimenti di sorta.
Entrambi i protagonisti, inoltre, vivono in appartamenti di pochissimi metri quadri, quasi luoghi di transizione rispetto al primeggiare del lavoro nelle loro buie (come i colori della pellicola) esistenze: lui non esce da mesi; lei ha un matrimonio sulle soglie del fallimento anche per via delle promozioni, avute da parte sua e del marito ("brutta cosa le promozioni").
Se è una violazione delle regole a fare incontrare Paolo ed Elisa (il primo non dovrebbe avere contatti con una dipendente); se è, per paradosso, la schermatura posta fra loro che avvince Paolo, che dapprima non conosce Elisa neanche di vista (il riferimento è evidentemente alle conoscenze via chat, vieppiù diffuse oggi); è alla prova dell'incontro vero, totale - anche perchè fisico da ogni punto di vista -, tra i due che emerge, oltre ai problemi, l'umanità perduta dei protagonisti.
Elisa invero ritrova suo marito, Paolo ritrova il senso della relazione interpersonale, come dimostra la scena conclusiva di lui, finalmente alla luce del giorno, in mezzo ad una folla di persone in movimento, viste di spalle mentre lui è ripreso in viso, segno della propria, irripetibile, individualità.
Controcorrente rispetto ad una direzione di massa (non collettiva nè, tanto meno, comunitaria), nella quale “tutti nasciamo originali, ma molti muoiono da fotocopie” (Carlo Acutis).

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