kikoz
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mercoledì 25 gennaio 2017
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distopia d'amore
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Ambientato in un presente alternativo poco distante dal nostro, "Monitor" è velato da una sottile inquietudine orwelliana, stemperata da una normalità apparentemente inoffensiva. Paolo fa parte dei controllori, del sistema, ma è in buona fede: sente fino in fondo il valore del suo contributo alla società in cui vive, ed è bravo nel suo lavoro. Però questi sono anche degli alibi per giustificare una solitudine sempre più stringente. Anche Elisa è compresa nel suo ruolo di dipendente dell'azienda e di moglie. Ruolo che però si incrina quando i destini dei due si incrociano per caso. Cos'è la libertà? Dov'è la differenza fra vivere e lasciarsi vivere? È giusto seguire sempre le proprie emozioni? Queste e altre domande vengono messe in scena con grande stile dall'esordiente Lauria, che ha scritto il film con Manuela Pinetti (la sceneggiatura ha vinto il premio Solinas Experimenta).
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Ambientato in un presente alternativo poco distante dal nostro, "Monitor" è velato da una sottile inquietudine orwelliana, stemperata da una normalità apparentemente inoffensiva. Paolo fa parte dei controllori, del sistema, ma è in buona fede: sente fino in fondo il valore del suo contributo alla società in cui vive, ed è bravo nel suo lavoro. Però questi sono anche degli alibi per giustificare una solitudine sempre più stringente. Anche Elisa è compresa nel suo ruolo di dipendente dell'azienda e di moglie. Ruolo che però si incrina quando i destini dei due si incrociano per caso. Cos'è la libertà? Dov'è la differenza fra vivere e lasciarsi vivere? È giusto seguire sempre le proprie emozioni? Queste e altre domande vengono messe in scena con grande stile dall'esordiente Lauria, che ha scritto il film con Manuela Pinetti (la sceneggiatura ha vinto il premio Solinas Experimenta). Con pochi mezzi produttivi sfruttati al meglio (il Campus X di Tor Vergata sembra un set costruito a posta, ma è tutto vero!), un gruppo di attori molto affiatati e ottimamente diretti, uno script essenziale e fluido, "Monitor" si svela pian piano come una curiosa e originale storia d'amore, libertà e maturazione personale, nata nel terreno della fantascienza distopica ma diretta al cuore della realtà contemporanea. Una piccola gemma del cinema italiano contemporaneo.
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salvatore scaglia
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lunedì 22 febbraio 2021
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l'umanità ritrovata nella società di massa
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Il film è insieme inquietante, allucinante e intrigante. Inquietante per i colori della pellicola, quasi sempre scuri; allucinante per gli ambienti chiusi in cui quasi esclusivamente si svolge la vicenda narrata; ma intrigante perchè l'opera cinematografica pone seri interrogativi sulla direzione presa se non dall'umanità intera, da buona parte di essa, segnatamente nei paesi più tecnologicamente avanzati. Paolo lavora come "monitor", sotto un "supervisor", osservando - tra i dipendenti della sua azienda, per valutarne criticità e prospettive di miglioramento - Elisa, del "sales", il reparto vendite. All'inizio i due non si conoscono perchè 'schermati': lei non sa chi lo ascolti (se un uomo o una donna); lui ha, sulla scheda del caso da monitorare, un codice, che copre l'identità della ragazza.
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Il film è insieme inquietante, allucinante e intrigante. Inquietante per i colori della pellicola, quasi sempre scuri; allucinante per gli ambienti chiusi in cui quasi esclusivamente si svolge la vicenda narrata; ma intrigante perchè l'opera cinematografica pone seri interrogativi sulla direzione presa se non dall'umanità intera, da buona parte di essa, segnatamente nei paesi più tecnologicamente avanzati. Paolo lavora come "monitor", sotto un "supervisor", osservando - tra i dipendenti della sua azienda, per valutarne criticità e prospettive di miglioramento - Elisa, del "sales", il reparto vendite. All'inizio i due non si conoscono perchè 'schermati': lei non sa chi lo ascolti (se un uomo o una donna); lui ha, sulla scheda del caso da monitorare, un codice, che copre l'identità della ragazza. Ascoltandola, e di tanto in tanto interloquendo con lei, però Paolo viene progressivamente conquistato da Elisa, che fa di tutto per incontrare dal vivo. Già gli anglicismi usati ("monitor", "supervisor", "sales"), come il codice di riferimento alla donna inizialmente sconosciuta, denotano una prospettiva algida e spersonalizzante: in questo e-rapporto, infatti, non devono albergare emozioni e coinvolgimenti di sorta. Entrambi i protagonisti, inoltre, vivono in appartamenti di pochissimi metri quadri, quasi luoghi di transizione rispetto al primeggiare del lavoro nelle loro buie (come i colori della pellicola) esistenze: lui non esce da mesi; lei ha un matrimonio sulle soglie del fallimento anche per via delle promozioni, avute da parte sua e del marito ("brutta cosa le promozioni"). Se è una violazione delle regole a fare incontrare Paolo ed Elisa (il primo non dovrebbe avere contatti con una dipendente); se è, per paradosso, la schermatura posta fra loro che avvince Paolo, che dapprima non conosce Elisa neanche di vista (il riferimento è evidentemente alle conoscenze via chat, vieppiù diffuse oggi); è alla prova dell'incontro vero, totale - anche perchè fisico da ogni punto di vista -, tra i due che emerge, oltre ai problemi, l'umanità perduta dei protagonisti. Elisa invero ritrova suo marito, Paolo ritrova il senso della relazione interpersonale, come dimostra la scena conclusiva di lui, finalmente alla luce del giorno, in mezzo ad una folla di persone in movimento, viste di spalle mentre lui è ripreso in viso, segno della propria, irripetibile, individualità. Controcorrente rispetto ad una direzione di massa (non collettiva nè, tanto meno, comunitaria), nella quale “tutti nasciamo originali, ma molti muoiono da fotocopie” (Carlo Acutis).
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