Kill Me Please |
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Un film di Olias Barco.
Con Aurélien Recoing, Virgile Bramly, Daniel Cohen, Virginie Efira, Bouli Lanners.
continua»
Commedia,
durata 95 min.
- Belgio, Francia 2010.
- Archibald Enterprise Film
uscita venerdì 14 gennaio 2011.
MYMONETRO
Kill Me Please
valutazione media:
3,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Amplio il mio commentodi pipayFeedback: 3259 | altri commenti e recensioni di pipay |
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giovedì 3 marzo 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Innanzitutto una premessa: gli ingredienti per fare un buon film cerano tutti. Non può sfuggire, tanto per cominciare, l’originalità con cui è trattato il tema della morte, ovvero il desiderio di porre fine alla propria vita commissionando ad altri, dietro pagamento, il “proprio suicidio”. A questo macabro scopo dovrebbe servire una clinica specializzata, situata in mezzo a un bosco, su un’altura appartata. L’edificio è immenso, simile a un castello, dall’aspetto austero e sinistro. Bislacchi e pieni di complessi sono i clienti, che si rendono protagonisti di scene grottesche e al limite del reale. Ma i loro propositi, di conseguire un trapasso consapevole e ambito, ma anche discreto e appartato, vengono stravolti da una serie di circostanze imprevedibili e di omicidi a catena. La loro vita, quella vita che a loro sembrava un fardello inutile e senza importanza, da eliminare senza tanti rimpianti, ma in modo programmato, viene messa in pericolo senza più possibilità di controllo. E il disegno della morte, della propria morte, attesa, inseguita e quasi sognata, viene brutalmente sconvolto. La situazione di ognuno, così, paradossalmente, si capovolge in un caparbio e disperato tentativo di restare in vita, anche a costo di mettersi l’uno contro l’altro. E nella clinica, nelle sue stanze e all’esterno delle sue mura comincerà a regnare il caos completo. Il regista belga Olias Barco, che ha anche scritto la sceneggiatura, non ha un lungo curriculum ed ha optato, tra l’altro, per l’abolizione del colore a favore di un bianconero che, in verità è uno dei pochi ingredienti validi del film. Anche certi esterni, con la campagna e gli alberi innevati, sono indubbiamente suggestivi. Il film, insomma, avrebbe avuto parecchi elementi per diventare un lavoro ben fatto. Invece niente di tutto questo. Cosa voleva comunicarci chi ha ideato questa storia? Che nonostante tutto si rimane sempre ancorati alla vita, costi quel che costi, perché la morte non fa piacere a nessuno? Ebbene, qualunque fosse l’intento iniziale, è miseramente naufragato in un coacervo di personaggi strampalati, di situazioni assurde, irrisolte e inspiegabili. Il tutto aggravato da un montaggio poco controllato, quasi caotico e fuorviante. Tutto si è perso tra le pieghe di un progetto cinematografico che si distrugge da solo, che comunque rimane abbozzato, irrisolto e anche piuttosto noioso. Il film ha ricevuto il Marco Aurelio d’oro al recente Festival di Roma. Riconoscimento su cui si potrebbe discutere. Il lavoro rimane infatti una storia sgangherata, ed è un vero peccato perché aveva, ripeto, potenzialità non indifferenti per diventare persino un capolavoro. Ma poteva essere scritto e diretto meglio. Probabilmente uscirà presto dalle sale cinematografiche.
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