Kill Me Please

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Un film di Olias Barco. Con Aurélien Recoing, Virgile Bramly, Daniel Cohen, Virginie Efira, Bouli Lanners.
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Commedia, durata 95 min. - Belgio, Francia 2010. - Archibald Enterprise Film uscita venerdì 14 gennaio 2011. MYMONETRO Kill Me Please * * * - - valutazione media: 3,00 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   
reservoir dogs martedì 18 gennaio 2011
calare il sipario perché la vita è una farsa Valutazione 3 stelle su cinque
62%
No
38%

In un bianco e nero alla Bergman, tra il silenzio della foresta, immersa nelle neve risiede una clinica diversa dalle altre, una clinica che ospita avventori alla ricerca della morte.
Il dottor Kruger (Recoing) è il medico che fa da Caronte per questo viaggio attraverso lo Stige che i pazienti hanno deciso di fare; tra di loro i personaggi più disperati: dal regista depresso cronico (Poelvoorde) alla cantante che ha perso la voce (De Paris) al giovinotto che tenta il suicidio dall'età di sette (Bramly).
Come in un film dei fratelli Coen, l'anarchia da parte della popolazione delle zone limitrofe che poco accetta le pratiche della clinica del dottor Kruger (elemento catalizzatore), scatena la follia repressa in ogni paziente che tende a ledere se stesso e gli altri. [+]

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previsit giovedì 27 gennaio 2011
il paradosso all'ennesima potenza Valutazione 3 stelle su cinque
71%
No
29%

Ho visto il film ieri. Non sono una critica cinematografica, quindi il mio giudizio sarà quello di una persona normale che è andata a vedere un film "anormale", ma quando è finito mi sono fatta delle grandi risate, perchè è tutto così assurdo, paradossale, che la risata finale nasce da dentro, primo perchè non si hanno spiegazioni per quello che si è visto, secondo perchè ci si libera di una certa tensione accumulata durante l'ora e mezzo di durata. Non posso dire che non mi sia piaciuto, l'ho trovato originale nella sua assurdità, i personaggi esagerati, le situazioni più grottesche che mai (penso all'infermiera che si fa chiudere nella cassa da morto senza rendersi conto fino all'ultimo di quello che le stava accadendo), tanto quasi come alcune situazioni dei film di Tarantino o dei fratelli Cohen. [+]

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nalipa mercoledì 27 aprile 2011
per vivere o Valutazione 4 stelle su cinque
86%
No
14%

sopravvivere non occorre, nel modo più assoluto, prendersi troppo sul serio....e perché no! Anche la morte, dal momento che non la conosciamo, non dobbiamo per forza, o per paura ...di questa sconosciuta...prenderla ..., troppo....sul serio....specie in quanto si tratta di morti "scelte come soluzione"...quindi non serie?!....Forse. Mi é sembrato un po' questo, in parte il signifato di questo film con un cast di ottime facce appartenenti ad ottimi attori. Certo qui si parla di persone...un tantinello eccentriche che credono di poter scegliere la morte e quindi porre fine alle loro vite grame, credono ...poveri illusi..... perché qualcosa non va per il verso giusto e succedo un gran pasticcio. [+]

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disincantato83 venerdì 17 giugno 2011
i diritti non riconosciuti Valutazione 3 stelle su cinque
67%
No
33%

Dovrebbe essere più che evidente, a una persona razionale, il diritto di disporre della PROPRIA vita. Non riconosciuto (come del resto tanti altri) dalla nostra "civiltà" ancora molto barbarica e poco civile. Una civiltà rimasta abbarbicata a superstiz... pardon, fedi, che null'altro rispecchiano dal primitivo terrore per l'ignoto, che si cerca di vincere inventandosi una spiegazione (ovviamente indimostrabile, e perciò da "credere e basta") a ciò che non si conosce.
Certo: ognuno è libero di confortarsi come meglio crede. Ma è giusto IMPORRE tali forme di "consolazione" agli altri? Dovrebbe essere una domanda retorica. [+]

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pipay giovedì 3 marzo 2011
amplio il mio commento Valutazione 2 stelle su cinque
57%
No
43%

Innanzitutto una premessa: gli ingredienti per fare un buon film cerano tutti. Non può sfuggire, tanto per cominciare, l’originalità con cui è trattato il tema della morte, ovvero il desiderio di porre fine alla propria vita commissionando ad altri, dietro pagamento, il “proprio suicidio”. A questo macabro scopo dovrebbe servire una clinica specializzata, situata in mezzo a un bosco, su un’altura appartata. L’edificio è immenso, simile a un castello, dall’aspetto austero e sinistro. Bislacchi e pieni di complessi sono i clienti, che si rendono protagonisti di scene grottesche e al limite del reale. Ma i loro propositi, di conseguire un trapasso consapevole e ambito, ma anche discreto e appartato, vengono stravolti da una serie di circostanze imprevedibili e di omicidi a catena. [+]

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vanessa zarastro venerdì 15 novembre 2013
omicidio assistito?? Valutazione 3 stelle su cinque
75%
No
25%

Un tema interessante, delicato ma importante quello del suicidio assistito, o dell’eutanasia, che in alcuni paesi è ammesso. In fondo il film di Olias Barco ha un risvolto moralista. Nella clinica svizzera nulla va come dovrebbe andare, tutto va storto e, nel finale, il civilissimo dott. Kruger sembra pentirsi del suo stesso mestiere; molti dei pazienti che volevano morire, invece, uccidono mentre altri invece riscoprono il piacere della vita. In questa farsa macabra realizzata in bianco e nero con un budget ridotto, sembrerebbe sostenuta la tesi che solo i pazzi vogliano davvero morire.

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domenico a martedì 25 gennaio 2011
un bunuel di altra epoca Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
50%


Abbiamo visto “ Kill me please – la morte dolce “ diretto da Olias Barco.
Dimenticate il titolo ( non perché sia brutto ma è forviante ), dimenticate le pubblicità o le brochure della produzione. Non è un film sulla dolce morte o almeno questa è presa da pretesto e da contesto per raccontare altro. Questo moderno regista che ha vari debiti creativi e narrativi col passato e il presente ( dal cinema Kammerspiel, dei tempi della Repubblica di Weimar, quello di Friedrich Wilhelm Murnau e del romeno emigrato in Germania Lupu Pick; ma anche dal cinema del maestro spagnolo Luis Bunuel; o anche, più modestamente, assai vicino ai film di umorismo nero di Benoît Délépine & Gustave Kervern ), ha costruito un film originale, anche in parte imprevedibile, ironico e nero, ma tuttavia anche se accettabile “ il colpo di scena “ della seconda parte ci sembra più un’idea originale e creativa che non una costruzione coerente del dramma. [+]

[+] non è il film visto dagli altri (di aterio)
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guidobaldo maria riccardelli martedì 19 aprile 2016
lo spreco di un soggetto accattivante Valutazione 2 stelle su cinque
0%
No
0%

L'idea di partenza aveva potenzialità, potenzialità che avrebbero potuto trovare concretizzazione in declinazioni svariate, dal drammatico e serioso, al grottesco e farsesco, fino ad arrivare ad un intrigo a tinte gialle. Nella pratica si fatica ad individuare una direzione compiuta, procedendo a singhiozzo, tanto su valli impegnate e poco convinte, quanto su pianure di umorismo nero poco riuscito e divertente, con un insieme di personaggi alla fine della fiera poco definiti, macchiette appena tratteggiate e poco empatiche. Si cerca, discretamente qui, di roveresciare le consetudini di genere, svuotando il senso di sopravvivenza, per alcuni, e facendolo riscoprire, per altri; anche qui, però, emergono tutti i limiti della pellicola, concedendo un minimo spazio al personaggio di gran lunga più interessante ed importante (la giovane Julia) a favore di un epilogo non troppo logico nè ragionato. [+]

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moniquette domenica 30 gennaio 2011
un piccolo noir Valutazione 3 stelle su cinque
47%
No
53%

La morte indotta da una mano estranea  fa' porre quesioni di ordine etico; qui la morte arriva da chi definisce gli operatori della clinica  "assassini" e poi... spara!
Un film che mette in luce con scioccante surrealismo i controsensi delle ideologie che puntano il dito contro l'eutanasia e poi uccidono in nome di altri "ideali" e che cerca di spiegare con una teoria di stampo  funzionalista il ruolo "sociale" di queste cliniche della dolce morte.
Il film usa personaggi grotteschi per rendere più digeribile un contenuto altrimenti  indigesto, in cui forse, anche noi arrivati lì per vedere il film, non vogliamo arrivare ad  immedesimarci. [+]

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www.cine-amando.blogspot.com martedì 9 novembre 2010
grottesco, paradossale, tragicomico Valutazione 4 stelle su cinque
48%
No
52%

Il dottor Kruger (Aurelien Recoing) è il direttore di una clinica in cui si pratica il suicidio assistito: un sorso di veleno è offerto come viatico per il sonno eterno per chi ha deciso di farla finita, salvo accertarsi prima dell'effettiva volontà di morire del paziente. Già frequentata da personaggi eccentrici ed un po' svitati, la clinica diverrà oggetto di ostilità da parte degli abitanti della zona, innescando così un gioco al massacro in cui finiranno per morire praticamente tutti.
Qualunque tentativo di riassumere banalmente in termini di trama questa commedia nera del poco noto regista belga Olias Barco è inevitabilmente riduttivo: il suo valore sta nella galleria di pazienti bizzarri e strampalati che popolano la clinica, chi vuole morire durante un ultimo amplesso, chi cantando la Marsigliese, chi fingendosi un soldato in Vietnam, chi in realtà non vuole morire affatto; nelle atmosfere assurde e grottesche, nella paradossalità delle situazioni e dei dialoghi, nel finale tragicomico dal sapore apocalittico; nel fascino di una fotografia in bianco e nero un po' retrò; nello sguardo ironico (il discorso di Kruger sul costo sociale del suicidio, il suo interesse per le eredità dei pazienti) e nei momenti più esilaranti (il tale che racconta di aver perso la moglie a poker!). [+]

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