Brothers |
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Un film di Jim Sheridan.
Con Natalie Portman, Tobey Maguire, Jake Gyllenhaal, Bailee Madison, Taylor Geare.
continua»
Drammatico,
durata 108 min.
- USA 2009.
- 01 Distribution
uscita mercoledì 23 dicembre 2009.
MYMONETRO
Brothers ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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La guerra che uccide (dentro)
di dogenFeedback: 1282 | altri commenti e recensioni di dogen |
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sabato 26 dicembre 2009 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Versione yankee di "Non desiderare la nonna d’altri", film danese di Susanne Bier, "Brothers" è una film che vale la pena di essere visto. I primi venti minuti ricalcano la trama del bellissimo film "The Things we’ve lost in fire" (qui, pessimamente "Noi due sconosciuti"), della stessa Susanne Bier. Una famiglia pressocché felice viene colpita ferocemente dalla morte di uno dei suoi perni e se lì era lo sbandato amico del defunto a riportare l’equilibrio su tutti altri pesi, qui è il fratellino (Jake Gyllenhaal), pecora nera, a riempire spazi e cuori lasciati vuoti dall’eroico marine (Tobey Maguire) morto in missione. In un lampo passa da rissoso, cupo, introverso delinquente a tenero compagno di giochi per le due piccole nipotine (la più grande è già una splendida attrice), spalla affidabile della giovane e forte neo-vedova (Natalie Portman, semplicemente perfetta) e orgoglio del rigido padre, che esagera un po’ col whisky e ancora vive in un Vietnam interiore. Colpo di scena, l’eroe torna inaspettatamente, spezzando il nuovo, fragile equilibrio. Torna a metà, anzi meno, la maggior parte è rimasta in Afghanistan, dove le atrocità a cui è stato costretto gli hanno imprigionato ogni sentimento in un senso di colpa che non gli lascia respiro. Tobey Mcguire davvero è nella parte, occhi sempre rivolti verso un’interno inconfessabile o fuori dalle orbite che lo vedono spaccare mobili e relazioni, in nome di una responsabilità troppo grande per lui. L’unica soluzione che il suo io sembra trovare è la follia, la distruzione (e autodistruzione). Sarà proprio in virtù di quel legame che dà il titolo all’opera che riuscirà a ritrovare una via verso casa. La stessa via verso casa che, come questo film dimostra, si rischia di perdere se si va troppo lontano da ciò che si è o da ciò che si è in grado di essere. Cosa che la guerra sembra chiederci troppo spesso (sempre?) di fare.
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