margigia
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domenica 27 dicembre 2009
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grandioso
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Sam parte per la guerra, Tommy esce di prigione..Solite prevedibili scaramucce in famiglia, "Tu non sarai mai all'altezza di tuo fratello ecc ecc". Poi l'elicottero di Sam precipita: moglie distrutta, bambine in lacrime, fratello sofferente.. Così inizia la favola romantica, i cognati che si avvicinano, le bimbe che sorridono di nuovo. Però Sam torna, e nulla è più come prima: lacerato dall'esperienza dell'Afghanistan non è la stessa persona, è debole, paranoico, infelice.. E adesso si piange in sala, merito anche della colonna sonora strepitosa. U2 di sottofondo a un bacio, chi non li vorrebbe?
Splendido film, splendido cast, giusto dosaggio di patriottismo e pacifismo! Ora vedrò l'originale!
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ciccio capozzi
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giovedì 24 dicembre 2009
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evidenze intime del dramma pubblico della guerra
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“BROTHERS” di JIM SHERIDAN; USA,09. Sam, ufficiale dei Marines parte per l’Afganistan; dato per morto, è sostituito negli affetti di famiglia dal fratello Tommy. Ma Sam ritorna. E’ il remake di un bel film danese dello 04, con lo stesso titolo originale, ma che in Italia fu chiamato, con scriteriata fuorvianza tematica, “Non desiderare la donna d’altri”, della regista-sceneggiatrice Susanne Bier aderente al dettato naturalistico di “Dogma 95”, il cui caposcuola è l’acclamato regista Lars Von Trier. Ma non è una semplice “traduzione”. Il film di Sheridan, regista irlandese, autore di “Il mio piede sinistro” (89), “Nel nome del padre” (93), grazie al fondamentale apporto dello sceneggiatore David Benioff, ne ha fatto un dramma familiare che affronta il tema “pubblico” della guerra, dei traumi spesso indelebili che lascia in chi ne ha attraversato i gironi ed è riuscito a sopravvivere.
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“BROTHERS” di JIM SHERIDAN; USA,09. Sam, ufficiale dei Marines parte per l’Afganistan; dato per morto, è sostituito negli affetti di famiglia dal fratello Tommy. Ma Sam ritorna. E’ il remake di un bel film danese dello 04, con lo stesso titolo originale, ma che in Italia fu chiamato, con scriteriata fuorvianza tematica, “Non desiderare la donna d’altri”, della regista-sceneggiatrice Susanne Bier aderente al dettato naturalistico di “Dogma 95”, il cui caposcuola è l’acclamato regista Lars Von Trier. Ma non è una semplice “traduzione”. Il film di Sheridan, regista irlandese, autore di “Il mio piede sinistro” (89), “Nel nome del padre” (93), grazie al fondamentale apporto dello sceneggiatore David Benioff, ne ha fatto un dramma familiare che affronta il tema “pubblico” della guerra, dei traumi spesso indelebili che lascia in chi ne ha attraversato i gironi ed è riuscito a sopravvivere. La dimensione intimistica scelta dal film è attraversata dalla follia istituzionale della guerra eretta a sistema e a cultura; ne è lacerata. La riuscita del film è proprio il dosaggio perfetto di queste due componenti che si interfacciano con un’efficacia emotiva portata al diapason, senza che noi perdiamo il punto di vista del regista. Ci è evitato il salvifico happy end; ma ci è data una prospettiva d riflessione. Gli attori sono di una bravura strepitosa:T.McGuire, N.Portman, J.Gyllenhaal.
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corvy3679
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domenica 3 gennaio 2010
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una guerra interiore
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"Brothers" è un film del 2009, diretto da Jim Sheridan, con Tobey Maguire, Jake Gyllenhaal e Natalie Portman. Il film è un remake statunitense del dramma danese di Susanne Bier " Non desiderare la donna d' altri".
Le vicende narrano di Sam (Tobey Maguire) capitano dell' esercito statunitense, marito di Grace (Natalie Portman)e padre di due bambine e di Tommy (Jake Gyllenhaal) fratello minore di Sam. A differenza di Sam, Tommy non può vantare il rispetto e l' ammirazione di suo padre (Sam Shephard) poichè l' immagine famigliare che traspare è quella di un uomo mancato, una pecora nera nella famiglia che ha passato la sua adolescenza entrando e uscendo di prigione, tra qualche bicchiere di alcol di troppo e la sensazione di essere cresciuto nell' ombra di un fratello maggiore per cui si è sempre dimostrato più affetto.
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"Brothers" è un film del 2009, diretto da Jim Sheridan, con Tobey Maguire, Jake Gyllenhaal e Natalie Portman. Il film è un remake statunitense del dramma danese di Susanne Bier " Non desiderare la donna d' altri".
Le vicende narrano di Sam (Tobey Maguire) capitano dell' esercito statunitense, marito di Grace (Natalie Portman)e padre di due bambine e di Tommy (Jake Gyllenhaal) fratello minore di Sam. A differenza di Sam, Tommy non può vantare il rispetto e l' ammirazione di suo padre (Sam Shephard) poichè l' immagine famigliare che traspare è quella di un uomo mancato, una pecora nera nella famiglia che ha passato la sua adolescenza entrando e uscendo di prigione, tra qualche bicchiere di alcol di troppo e la sensazione di essere cresciuto nell' ombra di un fratello maggiore per cui si è sempre dimostrato più affetto. Quando Sam parte per una nuova missione in Afghanistan, viene catturato insieme a un soldato della sua compagnia da un gruppo di combattenti afghani. In patria Sam viene dato per morto e la famiglia si trova così ad affrontare un vuoto scioccante e la mancanza di Sam. Questo vuoto prova a riempirlo Tommy, cercando di prendersi cura di Grace e delle due figlie di Sam. Questo porta inoltre ad un avvicinamento Tra lui e Grace, e vengono allora confessati i sentimenti che Tommy ha sempre provato.
Dopo un periodo trascorso in prigionia, durante il quale è stato costretto a uccidere il soldato Sam viene soccorso e riportato a casa dove è accolto come un eroe di guerra. Il trauma della prigionia e dell' omicidio compiuto lo hanno colpito all' interno cambiandolo profondamente nel carattere e nel comportamento. Sam inizia inoltre a sospettare del tradimento di suo moglie, in quanto nota l' avvicinamento tra lei e suo fratello e per il fatto che le sue due figlie preferiscano lo "zio Tommy" al loro padre. L' interesse morboso di Sam nei confronti del fratello e di Grace cresce sempre di più, fino a corroderlo e degenerarlo psicologicamente. Questo cambiamento lo porterà a scontrarsi direttamente con Tommy e con Grace in un epilogo molto teso e carico di tensione emotiva.
Il film di Jim Sheridan analizza introspettivamente le ansie e le paure di un reduce, mostrando l' incapacità di tornare ad una vita normale dopo aver subito e visto gli orrori di una guerra.
Là dove il plot narrativo risulta scontato e già visto, arrivano i tre attori principali a sopperire a questa mancanza capaci entrambi di dare carattere e credibilità ai rispettivi personaggi. Intenso Tobey Maguire nell' interpretare un padre di famiglia affettuoso e fedele prima e un reduce sociopatico e psicologicamente corrotto poi, anche Jake Gyleenhaal e Natalie Portman ce la mettono tutta per regalare delle interpretazioni sempre credibili, intense, struggenti e mai troppo mielose.
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marezia
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sabato 26 dicembre 2009
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la guerra di oggi (e di sempre)
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Toccante ritratto di un reduce e della sua famiglia e anche di un Paese protagonista delle cronache degli ultimi trent'anni. C'è tutto: LA VIOLENZA non edulcorata di tutte le guerre, il punto di vista di chi parte e di chi ritorna... Ma come? Questo è il sasso a cui rimanda il quesito con cui il film si chiude e speriamo che faccia tanti, tantissimi cerchi nell'acqua...
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dogen
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sabato 26 dicembre 2009
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la guerra che uccide (dentro)
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Versione yankee di "Non desiderare la nonna d’altri", film danese di Susanne Bier, "Brothers" è una film che vale la pena di essere visto.
I primi venti minuti ricalcano la trama del bellissimo film "The Things we’ve lost in fire" (qui, pessimamente "Noi due sconosciuti"), della stessa Susanne Bier.
Una famiglia pressocché felice viene colpita ferocemente dalla morte di uno dei suoi perni e se lì era lo sbandato amico del defunto a riportare l’equilibrio su tutti altri pesi, qui è il fratellino (Jake Gyllenhaal), pecora nera, a riempire spazi e cuori lasciati vuoti dall’eroico marine (Tobey Maguire) morto in missione.
In un lampo passa da rissoso, cupo, introverso delinquente a tenero compagno di giochi per le due piccole nipotine (la più grande è già una splendida attrice), spalla affidabile della giovane e forte neo-vedova (Natalie Portman, semplicemente perfetta) e orgoglio del rigido padre, che esagera un po’ col whisky e ancora vive in un Vietnam interiore.
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Versione yankee di "Non desiderare la nonna d’altri", film danese di Susanne Bier, "Brothers" è una film che vale la pena di essere visto.
I primi venti minuti ricalcano la trama del bellissimo film "The Things we’ve lost in fire" (qui, pessimamente "Noi due sconosciuti"), della stessa Susanne Bier.
Una famiglia pressocché felice viene colpita ferocemente dalla morte di uno dei suoi perni e se lì era lo sbandato amico del defunto a riportare l’equilibrio su tutti altri pesi, qui è il fratellino (Jake Gyllenhaal), pecora nera, a riempire spazi e cuori lasciati vuoti dall’eroico marine (Tobey Maguire) morto in missione.
In un lampo passa da rissoso, cupo, introverso delinquente a tenero compagno di giochi per le due piccole nipotine (la più grande è già una splendida attrice), spalla affidabile della giovane e forte neo-vedova (Natalie Portman, semplicemente perfetta) e orgoglio del rigido padre, che esagera un po’ col whisky e ancora vive in un Vietnam interiore.
Colpo di scena, l’eroe torna inaspettatamente, spezzando il nuovo, fragile equilibrio. Torna a metà, anzi meno, la maggior parte è rimasta in Afghanistan, dove le atrocità a cui è stato costretto gli hanno imprigionato ogni sentimento in un senso di colpa che non gli lascia respiro.
Tobey Mcguire davvero è nella parte, occhi sempre rivolti verso un’interno inconfessabile o fuori dalle orbite che lo vedono spaccare mobili e relazioni, in nome di una responsabilità troppo grande per lui. L’unica soluzione che il suo io sembra trovare è la follia, la distruzione (e autodistruzione).
Sarà proprio in virtù di quel legame che dà il titolo all’opera che riuscirà a ritrovare una via verso casa. La stessa via verso casa che, come questo film dimostra, si rischia di perdere se si va troppo lontano da ciò che si è o da ciò che si è in grado di essere. Cosa che la guerra sembra chiederci troppo spesso (sempre?) di fare.
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(di luana)
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(di dogen)
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mrs.vega
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lunedì 11 gennaio 2010
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omnia vincit amor
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Due fratelli. Una donna. Amore.
Sono queste le parole chiave del film.
Due fratelli completamente diversi, che conducono due vite completamente diverse. Sam è un marine padre di famiglia, Tommy è un uomo inaffidabile. Sono opposti. Il bene e il male, il bianco e il nero, il giorno e la notte. Ma i loro modi di essere sono destinati ad essere stravolti.
Una donna, legata a entrambi in modi diversi. Sentimento vero e profondo con uno, che quando viene a mancare si riflette velatamente nell'altro. È una ricerca di qualcosa che non c'è più, un bisogno di riprovare emozioni ormai perdute.
Amore, è ciò che tiene unito questo strano triangolo. L'amore di una donna nei confronti del marito. L'amore di un uomo che resiste alla tortura e uccide un suo soldato, pur di tornare a casa.
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Due fratelli. Una donna. Amore.
Sono queste le parole chiave del film.
Due fratelli completamente diversi, che conducono due vite completamente diverse. Sam è un marine padre di famiglia, Tommy è un uomo inaffidabile. Sono opposti. Il bene e il male, il bianco e il nero, il giorno e la notte. Ma i loro modi di essere sono destinati ad essere stravolti.
Una donna, legata a entrambi in modi diversi. Sentimento vero e profondo con uno, che quando viene a mancare si riflette velatamente nell'altro. È una ricerca di qualcosa che non c'è più, un bisogno di riprovare emozioni ormai perdute.
Amore, è ciò che tiene unito questo strano triangolo. L'amore di una donna nei confronti del marito. L'amore di un uomo che resiste alla tortura e uccide un suo soldato, pur di tornare a casa. L'amore di un uomo che non abbandona la famiglia del fratello. L'amore che lega i due fratelli.
Ed è quest'ultimo alla base di tutto. È un amore che va oltre tutto, che supera ogni paura. È fatto di coraggio, di speranza. È la ricerca di qualcosa che è andato perduto. È la consapevolezza che dietro uno sguardo perso nel vuoto, dietro i silenzi, dietro gli scatti d'ira, dietro una pistola puntata, c'è più di quanto si possa immaginare.
Sam è lacerato dal dolore, segnato per sempre. Per quanto terribile possa sembrare, è stato l'amore a ridurlo così. Non trasparivano emozioni dai suoi occhi. Quel vuoto mi ha turbata, devo ammetterlo. Un'interpretazione veramente degna di lode. Piango molto facilmente vedendo i film, anche troppo, ma è raro che un personaggio riesca a emozionarmi a tal punto da farmi sentire quasi parte del film. In questo caso è successo. Sia nelle scene in cui Sam sembrava del tutto assente, sia in quelle di follia, mi sentivo come immobilizzata da quanto stava succedendo.
Senza dubbio emozionante anche Tommy, che cresce a tal punto da diventare lui, a mio avviso, l'eroe. Sarà infatti il suo amore a salvare Sam.
Non è l'amore degli innamorati, è quell'amore incondizionato di chi segue il cuore, sempre, in ogni situazione, anche rischiando, perchè sa che nonostante tutto "omnia vincit Amor".
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joker 91
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lunedì 27 dicembre 2010
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un film toccante con grandi attori
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un bellissimo film che mi ha sorpreso in positivo sotto tutti gli aspetti anche se troppo sopravvalutato da taluni.
La Portman,Gyllenhaal ed soprattutto Maguire sono bravissimi. Maguire finalmente in un ruolo intenso lontano da quel peter parker che ne ha limitato la carriera secondo me. un film da vedere che parla d'amore,guerra ed valori che sullo schermo sono portati sempre meno. Comunque concordo con chi preferisce l'originale visto che questo remake gli è comunque inferiore ma godibile per un pubblico che si vuole emozionare
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emmeti
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lunedì 4 gennaio 2010
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meglio l'originale!
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Il fenomeno dei remakes è tutt'altro che nuovo, d'accordo. Ma a volte mi stupisce ancora, in genere tutt'altro che positivamente. E questa è una di quelle volte. Mi chiedo perché negli Stati Uniti si senta il bisogno di rifare un film tal quale, semplicemente spostandone l'ambientazione da un paese estero al patrio suolo? Se non è provincialismo questo, che cos'è? Avevo visto la versione originale danese e, per quanto dura fosse, l'avevo molto apprezzata: c'era dentro il vero senso della tragedia, che tanto si addice, anche nei suoi aspetti psicologicamente meno sopportabili e più insondabili, all'animo scandinavo. Mi aspettavo che la trasposizione made in Usa, se non altro, aggiungesse o modificasse qualche elemento narrativo, scegliesse toni che fornissero alla pellicola un briciolo di identità propria.
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Il fenomeno dei remakes è tutt'altro che nuovo, d'accordo. Ma a volte mi stupisce ancora, in genere tutt'altro che positivamente. E questa è una di quelle volte. Mi chiedo perché negli Stati Uniti si senta il bisogno di rifare un film tal quale, semplicemente spostandone l'ambientazione da un paese estero al patrio suolo? Se non è provincialismo questo, che cos'è? Avevo visto la versione originale danese e, per quanto dura fosse, l'avevo molto apprezzata: c'era dentro il vero senso della tragedia, che tanto si addice, anche nei suoi aspetti psicologicamente meno sopportabili e più insondabili, all'animo scandinavo. Mi aspettavo che la trasposizione made in Usa, se non altro, aggiungesse o modificasse qualche elemento narrativo, scegliesse toni che fornissero alla pellicola un briciolo di identità propria. Invece, niente o quasi. Si ha la sensazione che, semplicemente, pur avendo trovato azzeccato il film da ogni punto di vista, il regista ricostruttore-replicante e i produttori abbiano preso atto che il pubblico statunitense apprezza questo tipo di racconti cinematografici solo se li gusta in salsa familiare, localistica. Beh, passi per loro: ma che lo stesso tipo di reazioni le abbia il pubblico italiano, che prima passa sotto silenzio l'opera eccellente della Blier e poi si entusiasma perché la copia conforme è targata Hollywood e dintorni, la dice lunga sulla autocolonizzazione mentale che ci imponiamo. E non è una questione politica, di sinistra e destra o simili. E' un problema di atrofizzazione mentale, purtroppo... Di esterofilia a senso unico. E, in fondo, di provincialismo di rimbalzo, di ritorno. Brutta storia...
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[+] passano i films americani..
(di mary22)
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davidestanzione
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giovedì 21 gennaio 2010
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sheridan accusa e commuove in un remake d'autore
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Jim Sheridan, dopo il non troppo convincente biopic sul rapper 50 Cent "Get rich or die trying", si cimenta con padronanza, coraggio e mestiere autoriale nell' apparente remake del danese "Non desiderare la donna d'altri", film del 2004 firmato Susanne Bier, un'autrice mai pretenziosa ma in grado in passato di regalare ottimi spaccati sociali, coinvolgenti suggestioni "d'ambiente" e di insinuarsi con radicale e pulsante profondità introspettiva nei personaggi mai banali dei suoi drammi assai struggeni(compreso l'ultima sua fatica "Noi due sconosciuti"). Ma Jim Sheridan, che recupera il tocco delicato,poetico,anticonvenziale ma al contempo fortemente pragmatico e tagliente dei suoi primi splendidi lavori, realizza con "Brothers" molto più di un remake.
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Jim Sheridan, dopo il non troppo convincente biopic sul rapper 50 Cent "Get rich or die trying", si cimenta con padronanza, coraggio e mestiere autoriale nell' apparente remake del danese "Non desiderare la donna d'altri", film del 2004 firmato Susanne Bier, un'autrice mai pretenziosa ma in grado in passato di regalare ottimi spaccati sociali, coinvolgenti suggestioni "d'ambiente" e di insinuarsi con radicale e pulsante profondità introspettiva nei personaggi mai banali dei suoi drammi assai struggeni(compreso l'ultima sua fatica "Noi due sconosciuti"). Ma Jim Sheridan, che recupera il tocco delicato,poetico,anticonvenziale ma al contempo fortemente pragmatico e tagliente dei suoi primi splendidi lavori, realizza con "Brothers" molto più di un remake. Un remake d'autore, magari. Perchè Brothers è un film che vive e respira di vita propria,un dramma pulsante che, ribaltando almeno parzialmente le prospettive del film cui "s'ispira",riproduce con efficacia magistrale l'eco straziante, l'assurdità e gli orrori di una guerra tanto letale quanto inutile sovrapponendo abilmente questi elementi alla parallela devastazione delle famiglie lacerate dal delirio bellico. Gli interpreti sono di livello superbo e sotto l'ottima regia di Sheridan si superano:Jake Gyllenhaal ,il fratello più borderline ,reca sul volto i segni di vari pugni nello stomaco e di una disillusione interiorizzata e nichilista, la sontuosa Natalie Portman è fragile e incantevolmente "vera"(uno deimigliori ruoli della sua carriera),quella di Tobey Maguire è invece un’interpretazione a quanto pare non da Golden Globe ma forse da Oscar:un reduce di guerra la cui imperturbabile e apparentemente infrangibile solidità viene spazzata via con selvaggia e spiritata violenza dagli strazi che egli in guerra vide e commise..come dire, se si vuole far germogliare il seme della follia insito in ogni uomo, la guerra costituisce di fatto l'essenza fertilizzante, l'humus più adeguato al raggiungimento di tale scopo. E' questo uno dei principali messaggi intertestuali che l'acuto Jim Sheridan riversa sul suo spettatore medio, soprattutto sull'americano di un tempo che, ispirato da ridicoli anacronismi e da arcaici fondamentalismi, se ne sta ancora oggi comodamente sdraiato sulla sua poltrona a elogiare lo spirito armaiolo e guerrafondaio dei tempi andati di Vietnam e Corea, magari mandando regolarmente giù profondi boccali di birra.Il più che solido affiatamento del cast (ottime le due bambine, nonché il ruvido Sam Shepard nel ruolo del padre dei due fratelli), un cupa raferazione dell’ambiente in cui si svolge la vicenda,la colonna sonora (che Sheridan ha scelto “da buon irlandese”) degli U2 (una versione rimasterizzata della loro struggente “Winter” ) e il finale più che mai umano,reale e se vogliamo “aperto” sono gli ulteriori pilastri portanti di un film ottimo quanto mai attuale che rifiuta la guerra mostrandola e narrandola con onestà, e non alienandosi da essa. Da vedere assolutamente. Non snobbate questo film, vi prego. L’impietoso fotogramma di Sam (Tobey Maguire) che osserva impotente il figlio (ancora neonato) dell’uomo e compagno che ha dovuto massacrare in guerra per scampare egli stesso alla morte è una fotografia antibellica dal sapore vivido ed espressionista. Andate a vedere questo film, senza alcuna indecisione. Uscirete dalla sala commossi e infreddoliti, e l’assurdità della guerra si staglierà ancor più vivida nella vostra mente.
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time_traveler
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sabato 10 settembre 2011
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a volte è quasi meglio non tornare a casa
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Il soldato Sam Cahill sta per tornare in servizio in Afghanistan. Suo fratello Tommy , invece, è da poco uscito di prigione. Sam è un uomo realizzato, con due figlie e una moglie che lo ama. Tommy, l'esatto opposto, lotta affinché possa riscattarsi agli occhi della famiglia, cominciando una vita normale: ha l'occasione di farlo quando Sam viene dichiarato morto in combattimento. Tommy infatti comincia a prendersi cura della cognata e delle nipotine, allacciando uno splendido rapporto con entrambe. Quando però Sam torna è chiaro che non è più lo stesso uomo di prima. Un film intenso, un melodramma composto ad hoc dal regista Sheridan. Il fatto poi che il tutto ruoti attorno ad un soldato tornato miracolosamente a casa dopo la prigionia, rende questo film di putroppo tragica attualità.
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Il soldato Sam Cahill sta per tornare in servizio in Afghanistan. Suo fratello Tommy , invece, è da poco uscito di prigione. Sam è un uomo realizzato, con due figlie e una moglie che lo ama. Tommy, l'esatto opposto, lotta affinché possa riscattarsi agli occhi della famiglia, cominciando una vita normale: ha l'occasione di farlo quando Sam viene dichiarato morto in combattimento. Tommy infatti comincia a prendersi cura della cognata e delle nipotine, allacciando uno splendido rapporto con entrambe. Quando però Sam torna è chiaro che non è più lo stesso uomo di prima. Un film intenso, un melodramma composto ad hoc dal regista Sheridan. Il fatto poi che il tutto ruoti attorno ad un soldato tornato miracolosamente a casa dopo la prigionia, rende questo film di putroppo tragica attualità. Il trio Maguire-Portman-Gyllenhaal poi, rende il tutto meraviglioso: interpretazioni ottime, soprattutto in alcune scene ad impatto emotivo fortissimo. Una pellicola interessantissima, ben realizzata e che colpirà sicuramente lo spettatore. Fantastico!
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