(Il voto sarebbe di 4,5/5)
PRESENCE. Il buon Steven Sodenbergh, dopo un buon Black Bag (da me non proprio ben capito), ritorna con un thriller soprannaturale abbastanza particolare. Gi? intuibile dai trailer per messinscena, ma non per questo meno immersivo.
Una famiglia composta da madre, padre, una figlia e un figlio adolescenti si traferisce in una nuova casa. Fin dall?inizio c?? una presenza spettrale dentro la casa che osserva tutto e che solo ogni tanto, soprattutto dalla ragazza Chloe, si fa? lievemente percepire e interagisce con gli oggetti e le persone. Durante la loro permanenza vedremo le loro vicissitudini familiari tra rapporti di coppia, discussioni, dialoghi tra padre, madre e figli, dei trascorsi passati non proprio felici, ogni tanto una visita di un amico del fratello Tyler che legher? con Chloe e il tutto proceder? in un lieve, ma importante coinvolgimento della Presenza e con un finale rivelatorio, tragico e agrodolce.
La prima cosa che colpisce del film ? la scelta di mettere in scena tutto circoscritto all?interno dell?abitazione, in soggettiva e di suddividere la storia in diversi piani sequenza ambientati in diversi momenti temporali, ovviamente in maniera lineare e di facile comprensione. Per tutta la durata lo spettatore entra nei panni della Presenza come se fosse lui stesso a partecipare agli eventi quasi sempre in secondo piano e senza mai sfondare troppo nel voyeurismo rendendo molto pulita la regia e lo stesso Sodenbergh invisibile, come lo spettro stesso. Un montaggio raffinato con buoni stacchi e un ritmo contenuto. Una fotografia molto chiara e delle musiche messe nei momenti giusti laddove servono e in poche scene facendo leva in lunghi momenti di silenzio e di leggera tensione. Attori tutti bravi, compresi i due ragazzi e una Lucy Liu in bella forma.
La storia ? in pratica un dramma familiare legato a misteri che andranno a palesarsi andando avanti e sfociando in diverse sequenze thriller. A volte connesse con la Presenza e a volte attraverso i dialoghi e le interazioni tra i personaggi. E qui sono ben caratterizzati, soprattutto quando si costruiscono i rapporti tra genitori e figli, nei racconti dei loro traumi e l?elaborazione del lutto della nostra protagonista Chloe per una sua amica assassinata. Ognuno ha crescita e una formazione ben definite. Il tutto osservato dalla Presenza che ogni qualvolta interagisce per scoprire pi? dettagli, informazioni e piccoli indizi e anche per cambiare l?esito di alcuni eventi. Un po? come farebbe lo spettatore quando grida al protagonista di non fare certe cose, ma senza mai uscire dal film. Attraverso il racconto si parer? molto su tematiche importanti quali il confronto genitoriale, la ricerca del dialogo e del confronto, il voler riaffrontare la vita allacciando nuovi rapporti, ma anche il percorso adolescenziale e, purtroppo, la violenza sulle donne. Da non dimenticare che anche la Presenza giocher? un ruolo fondamentale e piano piano si intuir? la sua identit? senza per? mai rivelarla, almeno direttamente.
Salvo alcuni percorsi caratteriali che vengono messi da parte senza finirli del tutto, siamo di fronte ad un film sulla carta a tratti ?gi? visto?, ma che grazie alla particolarit? della messinscena diventa praticamente unico nel suo genere. E che una volta ogni tanto non saranno i fantasmi ad essere quelli da temere e da tenere d?occhio.
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