(Il voto sarebbe di 4,5/5 stelle)
LA VALLE DEI SORRISI.
Alle superiori la prof di storia prese come spunto il film d?animazione Il gobbo di Notre Dame raccontandoci del perch? durante la Festa dei Folli si preparava un contingente di guardie pronte a mandar via gli organizzatori a fine spettacolo. E cio? per via del fatto che nel XV secolo si credeva nella fuoriuscita dell?anima dal corpo con la risata e la felicit? e sarebbe stato appunto un peccato mortale arrivare alla fine dei giorni senza un?anima e senza appunto aver passato la vita nel lavoro, nella seriet?, nella preghiera e nella penitenza pi? assoluta. Chiaramente era una forma di controllo dettata dalla Chiesa sul popolo istigando su di loro che Dio lo si poteva trovare solo nel dolore e che la felicit? era peccato.
Ecco, in un certo senso La valle dei sorrisi va? a parare su questa tematica in una maniera molto particolare.
Sergio, un insegnante di educazione fisica ed ex campione di judo, si trasferisce a Remis, un paese sperduto nelle alpi Friulane. Sin da subito nota che gli abitanti sono di una serenit? e di una cordialit? ai limiti del surreale. Questo grazie al fatto che una volta a settimana e in un rituale notturno tutti gli abitanti vanno da Matteo, un ragazzo della scuola dove appunto insegna, con il potere miracoloso di eliminare ogni tipo di sofferenza e dolore semplicemente abbracciandolo, uno alla volta. Essendo in uno stato di depressione molto evidente, tra un carattere severo durante le lezioni di ginnastica e molte alzate di gomito al bar e a casa, una sera viene aiutato da Michela, con la quale avr? un rapporto, a lenire le sue sofferenze abbracciando Matteo. Una volta ripresosi ed apparentemente guarito dalla depressione comincia a frequentare il ragazzo, ma man mano che comprende il suo comportamento schivo, gli obblighi paterni nei suoi confronti e delle azioni controverse di alcuni abitanti verso di loro, intuisce che c?? del male sotto questa patina di felicit? collettiva e vorrebbe portarlo via. Questo scatener? soltanto un male ancora peggiore ed oscuro.
Paolo Strippoli, dopo un buon A Classic Horror Story e un ottimo Piove, ritorna al folk horror se vogliamo con un approccio molto Fulciano per la percezione di un microcosmo diverso dal mondo al di fuori e un contesto alla Midsommar di Ari Aster. Una regia e una messinscena molto curati dal punto di vista delle inquadrature accompagnate dal montaggio e le musiche che riescono a creare bene la tensione, l?atmosfera pacifica, ma anche malevola del paese, le parti oniriche, ma anche quelle violente dove si passa dal terrore ultraterreno all?orrore dell?anima. Ottima anche la fotografia che lavora molto nelle tonalit? fredde del paesaggio montano, passando poi ad esaltare i rossi, i verdi e i marroni in specifiche situazioni. Senza contare le interpretazioni di Michele Riondino che passa bene dal depresso al cinico e allo scettico come protagonista, ma anche dall?ironico e buon maestro, specialmente con Giulio Feltri nel ruolo di un Matteo perfetto nel suo essere introverso, usato, ma pieno di desideri. Cos? come sono ottimi tutti gli altri, dal prete a Michela e il padre di Matteo.
La storia ? piena zeppa di intuizioni, di tematiche, scoperte, risvolti e di caratterizzazioni che vengono fuori gradualmente attraverso le azioni e le decisioni dei personaggi. Oltre a quella citata prima che accompagner? la religione, il folklore e la superstizione neanche tanto retorica degli abitanti c?? anche l?elaborazione del lutto, la depressione e la perdita con il superamento delle stesse affrontate da Sergio sia con che senza l?abbraccio. Parla di come il voler rimanere sempre nella zona di conforto, nella felicit? e nella gioia perenne pu? diventare tanto dannosa quanto quella di rimanere ancorati nella sofferenza, nell?angoscia e nella tristezza come si vedr? negli abitanti e nei loro trascorsi non proprio felici. Oltre ci? ? interessante la figura di Matteo, trattato come santone ai limiti dell?abuso e non come ragazzo normale, che scoprir? nuove abilit?, all?inizio belle intriganti, ma in seguito con un?esplosione ribelle e vendicativa dalle conseguenze apocalittiche fino ad un finale tanto agrodolce quanto amaro ed interpretativo.
Un altro film di genere horror italiano sicuramente da non lisciare e non prendere sottogamba e che suggerisce di vivere nel dolore e di non sfuggirlo se si vuol trovare la vera pace.
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