(Le stelle sarebbero 3,5/5).
HONEY DON?T!
Ethan Coen ritorna, dopo un buon Drive-Away Dolls, dietro la macchina da presa e a co-sceneggiare insieme alla moglie Tricia Cooke questo secondo film di un?ipotetica trilogia a tematiche queer.
Bakersfield, California. Il caso di un?automobile ribaltata oltre il guardrail con due cadaveri e una donna misteriosa che sfila un anello particolare da uno dei due attira l?attenzione dell?investigatrice privata Honey O'Donahue, nubile e disinvolta tra diverse relazioni sessuali con altre donne. Nel non-incidente stradale sembrerebbe coinvolto il reverendo Drew Devlin che dedica il suo tempo a predicare sermoni e dogmi in una chiesa particolare, a scopare donne il pi? delle volte manipolabili ed insicure e a dirigere un narcotraffico per conto di fornitori francesi. Durante le indagini Honey dovr? vedersela con le vicende della sua nuova fiamma e poliziotta MF Falcone e di sua nipote Corinne in una relazione complicata e violenta col suo fidanzato.
Dunque, a livello tecnico e di messinscena Coen dirige molto bene con un bel utilizzo delle inquadrature, dei primi piani e nei campi larghi. Per non parlare di un?ottima fotografia che risalta il giallo del paesaggio desertico e della periferia, delle buone musiche e un sonoro ridotti all?osso per dare spazio ai silenzi e alla suspense costruita in alcuni momenti belli tesi. Essendo una dark comedy si unisce la cupezza alla Non ? un paese per vecchi alla commedia pulp grottesca con momenti di humour pungenti e di erotismo bello palpabile, in buona parte come nel precedente film. Non manca la violenza slapstick in simbiosi a quella cruda e sanguinolenta quasi sempre per? ironica. Gli attori se la cavano molto bene con uno splendido ritorno di Margaret Qualley, un Chris Evans stronzetto e sopra le righe, una buona Aubrey Plaza e un istrionico Charlie Day.
La storia punta nell?emancipazione femminista vista da una Honey con una vita privata travagliata da maschilisti, relazioni occasionali e infanzie infelici, ma anche di amore verso la sorella e i nipoti, in particolare Corinne che spesso si incrocia con quella professionale invischiata con uomini viscidi che spesso e volentieri la sottovalutano, ma dove alcuni ne pagheranno le conseguenze. Si va? sulla strumentalizzazione della religione con il reverendo Devlin che sotto una patina di speranza e sollievo spirituale c?? solo un?ipocrisia fatta di abusi, manipolazioni e atti criminali tra esecuzioni, insabbiamenti e rese dei conti. Senza contare delle frecciatine a Trump, l?orgoglio lesbo e femminile sia nel bene che nel male. Tutto con una sottile ironia con un finale curiosamente a bivio.
Ahim?, purtroppo il montaggio in generale non ? proprio dei migliori e questo rende la trama a tratti sbarellata qua e l?, soprattutto per alcune vicende e personaggi secondari che sembrano finire l?, ma che dopo si ricollegano alle indagini iniziali senza per? abbastanza forza. Inoltre la figura del padre di Honey ? s? interessante, ma si inserisce in maniera forzata per mandare avanti la storia. Il personaggio della poliziotta meritava pi? minutaggio e spessore e la risoluzione finale e assai precipitosa.
Per carit? non stiamo parlando di un brutto film, ? guardabile, intrattiene, dura il giusto, la sostanza ? anche ottima, ma la forma della ciambella non ha proprio un buco bello preciso.
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