Radical

“Dimmi e io dimentico; mostrami e io ricordo; coinvolgimi e io imparo.” Benjamin Franklin
 
“Sei l’unico che ha scelto volontariamente di venire a insegnare in questa scuola, perché? C’è qualcosa che ci nascondi?” chiede incredulo, quasi basito, il preside Chucho al nuovo insegnante Sergio Juarez Correa.
Come dar torto al corpulento dirigente della scuola elementare “José Urbina Lopez”!
Il fatiscente istituto scolastico di Matamoros, una cittadina messicana sulle rive del Rio Bravo, al confine con gli Stati Uniti, è una struttura vecchia e polverosa, senza computer e risorse didattiche, l’unica enciclopedia della sguarnita biblioteca è datata 1974. È considerata dagli insegnanti, demotivati e rassegnati, una scuola punitiva, l’ultima nella classifica di rendimento degli studenti delle scuole messicane, con un abbandono scolastico superiore al 50%.
Durante le lezioni i bidelli devono chiudere i portoni con grossi lucchetti, perché la caotica cittadina è tra le più violente e povere del Messico, devastata dalle faide tra le gang dei narcos, dalla corruzione e dalla repressione dei militari contro i migranti accampati sulla riva messicana del Rio Bravo. Capita spesso che i bambini per arrivare a scuola incrocino cadaveri coperti da lenzuola o siano ostacolati dai controlli dei posti di blocco della polizia.
L’arrivo del nuovo maestro è un autentico terremoto. All’imperativo “ordine e disciplina” degli altri insegnanti oppone un nuovo metodo di insegnamento, radicalmente opposto. Fa scegliere ai ragazzi cosa vogliono imparare, punta sull’apprendimento tramite giochi e rappresentazioni ludiche. Abolisce le gerarchie, li stimola a partecipare, a provarci anche se sbagliano, anzi, esalta gli errori perché permettono di correggersi e imparare. Li convince che ognuno ha un enorme potenziale inespresso e che non serve essere ricchi per diventare bravi studenti. Riconosce nella taciturna e introversa Paloma, una ragazzina che vive in una baracca vicino alla discarica con il padre che raccoglie ferrame per sopravvivere, capacità intellettive straordinarie, è praticamente un genio. Incoraggia Paloma a perseguire il suo sogno segreto di diventare ingegnere aerospaziale. A Lupe, invece, che deve occuparsi dei fratellini al posto della mamma che lavora ed è incinta, piace molto leggere. Spronata dal maestro si appassiona alla filosofia, sogna di diventare insegnante. Anche Nico, il bulletto della classe, considerato finora un disadattato, scopre di poter riuscire bene a scuola, di essere all’altezza dei suoi compagni.
Ma come tutti i cambiamenti radicali, anche il rivoluzionario metodo di Sergio Juarez incontra resistenze e ostilità, a partire dagli altri insegnanti della scuola, preoccupati solamente di far superare i test finali agli alunni per ottenere i bonus. Per fortuna con il direttore Chucho si rafforza col tempo un sentimento di amicizia e una stima reciproca.
Non tutti gli alunni avranno la possibilità di riscattarsi e di guardare con fiducia al futuro. Lupe, per esempio, non potrà continuare a frequentare la scuola e Nico non riuscirà a liberarsi dalla morsa criminale della gang del fratello. Ma gli sbalorditivi risultati nei test Enlace di fine anno, riassunti nei titoli di coda, ripagheranno Sergio degli sforzi fatti, di aver creduto fino in fondo in quei ragazzi e nelle loro potenzialità.
La copertina della rivista scientifica Wired con la vera Paloma Noyola, paragonata a un nuovo Steve Jobs, rappresenta il coronamento dello straordinario lavoro educativo dell’incredibile maestro della scuola elementare di Matamoros.
Radical di Christopher Zalla, infatti, è ispirato alla vera storia di Sergio Juarez Correa, il giovane maestro che partendo da questa piccola e sconosciuta cittadina messicana è stato capace di rivoluzionare il metodo di insegnamento tradizionale salvando dalla strada centinaia di ragazzini. Tra l’altro, pur potendo cambiare scuola è rimasto all’istituto “José Urbina Lopez”, dove insegna tuttora.
L’opera di Zalla si aggiunge alla nutrita filmografia sugli insegnanti “motivazionali”, raggiungendo il livello dell’indimenticato L’attimo fuggente con Robin Williams o del recente Il maestro che promise il mare di Patricia Font.
Radicalarriva al cuore del pubblico per la potenza emotiva della storia e nello stesso tempo per l’assoluta sincerità con cui racconta l’incontro di Sergio con i suoi alunni. Al netto di qualche passaggio un po' stereotipato, la narrazione è assolutamente realistica e credibile. Il degrado e la violenza del contesto sociale di Matamoros, che a un europeo possono apparire esagerati, sono purtroppo veritieri, mostrati senza nessuna forzatura. Eugenio Derbez è semplicemente pazzesco nell’interpretazione di Sergio, carismatico e vulcanico quanto insicuro, commovente per la sua dolcezza mista a malinconia. Con Daniel Haddad, che interpreta Chucho, e con gli attori giovani si è creata una alchimia perfetta, davvero bravissimi Jennifer Trejo e Danilo Guardiola, rispettivamente Paloma e Nico.
La storia degli alunni della scuola elementare “José Urbina Lopez”affascina e commuove perché insegna che la motivazione, l’entusiasmo e la fiducia nelle proprie capacità possono fare miracoli. Credere nel proprio “potenziale”, usando le parole di Sergio, può emancipare e riscattare situazioni sociali e famigliari difficili, apparentemente irrecuperabili. Come l’asino della storiella raccontata dal maestro che, caduto nel pozzo con il padrone che lo sta seppellendo vivo, usa la terra spalata nel buco per uscirne. Credere sempre in sé stessi, quindi, se poi si ha anche la fortuna di incontrare un maestro eccezionale come Sergio Juarez Correa …