francesco manca
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giovedì 17 luglio 2008
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"la parabola di lee"
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Spike Lee, il regista afroamericano più impegnato e “controverso” dagli anni ’80 a oggi, basandosi su tre principali argomenti: le multinazionali americane, il mondo dell’economia e il lesbismo, partorisce un’agrodolce commedia drammatica presentata fuori concorso alla 61a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che è stata (ingiustamente) snobbata dalla gran parte della critica statunitense ed europea, ricevendo, come se non bastasse, innumerevoli proteste da parte di numerosi gruppi lesbici.
Protagonista della vicenda è Jack Armstrong, interpretato da un ottimo Anthony Mackie, un giovane vice-direttore di una multinazionale farmaceutica, che, dopo aver scoperto e denunciato delle attività losche all’interno dell’azienda per mano di alcuni membri, viene licenziato e il suo conto in banca viene letteralmente “congelato”.
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Spike Lee, il regista afroamericano più impegnato e “controverso” dagli anni ’80 a oggi, basandosi su tre principali argomenti: le multinazionali americane, il mondo dell’economia e il lesbismo, partorisce un’agrodolce commedia drammatica presentata fuori concorso alla 61a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che è stata (ingiustamente) snobbata dalla gran parte della critica statunitense ed europea, ricevendo, come se non bastasse, innumerevoli proteste da parte di numerosi gruppi lesbici.
Protagonista della vicenda è Jack Armstrong, interpretato da un ottimo Anthony Mackie, un giovane vice-direttore di una multinazionale farmaceutica, che, dopo aver scoperto e denunciato delle attività losche all’interno dell’azienda per mano di alcuni membri, viene licenziato e il suo conto in banca viene letteralmente “congelato”. Un giorno, però, si presenta alla sua porta la sua ex fidanzata Fatima(Kerry Washington), divenuta nel frattempo lesbica, con la sua nuova compagna, che, in cambio di 5.000 $, gli propone di ingravidarle. Dopo una leggera titubanza, Jack accetta, e da quel momento, ogni sera decine di lesbiche desiderose di avere figli, si presentano a casa sua, e, in cambio di ingenti somme di denaro (10.000 $ a testa), avranno ciò che desiderano… Quella di Lee, è una struggente e difficile parabola sulla sessualità afroamericana, che, nel contempo, rivolge graffianti critiche sull’America, (ri)confermando nuovamente il messaggio che, col sesso, si fanno più soldi di quanti ne possa fare un vice-presidente di un azienda farmaceutica.
In “Lei mi odia”, il cui titolo, come in ogni film di Spike Lee, viene “spiegato” in un piano sequenza a metà film, è presente inoltre, una certa dose di satira, rappresentata in modo estremamente “fumettistico” tramite degli spermatozoi sotto forma di “cartoon” che vanno a colpire il bersaglio, e forse è questo il solo messaggio che traspare dalle critiche negative rivolte all’opera di Lee, invece, non è affatto così.
Nella pellicola, si possono trovare diversi riferimenti al famoso “scandalo Watergate” del ’72, sul quale viene fatta una discussione in tribunale tra il protagonista e il giudice sulla parte conclusiva, e mediante questa parentesi (e non solo), ci accorgiamo che “i cattivi, i Veri cattivi”, sono altri, e che spesso, troppo spesso, la verità viene offuscata dalla menzogna, e secondo Lee, è proprio su questo che si basa lo stile di vita americano dell’era del consumismo.
Io credo che il film di Lee sia estremamente interessante, e colmo di argomenti di dibattito, e l’aspetto che forse mi ha maggiormente incuriosito di questa pellicola, è che i tempi, piuttosto scottanti, presi in esame dal regista, vengono trattati in modo grottesco, insolito, quasi disimpegnato, riducendo la stessa “parabola della vita” ad una sorta di completo paradosso, e lo confermano sequenze come quella dell’arresto di Jack perché ritenuto colpevole di attività mafiose. Riallacciandomi proprio a questo discorso, vorrei fare una menzione speciali per alcuni “curiosi” cammei presenti nella pellicola, come quello di John Turturro nel ruolo di Don Angelo Bonasera, che si rifà in tutto e per tutto al Don Vito Corleone del celebre film “Il Padrino” di Francis Ford Coppola, del quale troviamo anche un manifesto proprio nella casa di Don Bonasera.
Cameo anche per la nostra Monica Bellocci nei panni della figlia (lesbica) di Don Bonasera. "Lei mi odia", è, in sintesi, la Parabola sui paradossi della vita.
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dusk
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domenica 3 luglio 2005
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pensavo peggio!
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Il cameo di John Turturro che imita Don Vito Corleone vale da solo il prezzo del biglietto!
Per il resto è un film godibile, girato da un grandissimo regista, ma forse con un po' troppa carne al fuoco: c'è spazio per il discorso super-retorico del protagonista in tribunale, per un po' di amplessi di varia natura, per intermezzi a cartone animato, per un accenno introspettivo e tanto altro.
Personalmente, sentita la trama (cosa che non faccio mai, prima di vedere un film, ma aihmè in questo caso è capitato) mi ero fatto una pessima idea. Invece Lee ci dona un buon film. Niente di trascendentale, ma è stato meglio vederlo piuttosto che non vederlo.
[+] e' davvero un film da vedere!
(di massimilianodude)
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michele il critico
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giovedì 12 maggio 2005
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lei mi odia
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LEI MI ODIA
regia: Spike Lee
Scivolone di Spike Lee dopo il riuscito “La 25^ ora”.
Questa volta il protagonista è uno stallone di colore “geneticamente a posto” che, fatto fuori dalla azienda in cui lavora, mantiene il suo tenore di vita vendendo il proprio sperma “di qualità” a donne lesbiche desiderose di gravidanza: si rivolgono tutte a lui.
Il film, costituito prevalentemente da noiosi dialoghi moralistici, (alcuni in soggettiva e controsoggettiva sono dei veri e propri “a parte”) intervallati da ironiche scene di sesso (simpatica la trovata degli spermatozoi con la faccia e l’espressione mutevole del protagonista che raggiungono l’ovulo femminile) tuttavia ha una sua “anima” conferita dal sapiente e riuscito montaggio.
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LEI MI ODIA
regia: Spike Lee
Scivolone di Spike Lee dopo il riuscito “La 25^ ora”.
Questa volta il protagonista è uno stallone di colore “geneticamente a posto” che, fatto fuori dalla azienda in cui lavora, mantiene il suo tenore di vita vendendo il proprio sperma “di qualità” a donne lesbiche desiderose di gravidanza: si rivolgono tutte a lui.
Il film, costituito prevalentemente da noiosi dialoghi moralistici, (alcuni in soggettiva e controsoggettiva sono dei veri e propri “a parte”) intervallati da ironiche scene di sesso (simpatica la trovata degli spermatozoi con la faccia e l’espressione mutevole del protagonista che raggiungono l’ovulo femminile) tuttavia ha una sua “anima” conferita dal sapiente e riuscito montaggio.
Il risultato è comunque poco appetitoso e difficilmente digeribile (non perché faccia pensare).
Tra l’ altro disturba un doppiaggio televisivo in cui l’assenza di rumori di fondo funziona solamente nella scena in cui le donne pretendono di vedere il protagonista nudo prima di firmare il contratto che garantirà loro il suo sperma.
VOTO *1/2
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[+] film incompreso
(di light)
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