giuseppeponticello
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mercoledì 17 agosto 2011
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tutti pazzi per john malkovich
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Avete 15 minuti per essere qualcun'altro, non importa cosa farete o penserete in quei 15 minuti ma ciò che vi assicurano è che non sarete voi stessi. Un opportunità che forse nessun si lascerebbe sfuggire, ma se quei 15 minuti capitano nel momento sbagliato ecco che la vostra esistenza si ridurrà ad un inutile visione della vita di qualcun'altro; forse è questa la morale della pellicola, il suo significato, oppure come tanti film non ha una morale, ma sicuramente una logica. Definire questa pellicola un capolavoro è troppo, ma definirlo geniale è forse troppo poco: magnifica sceneggiatura, ritma al punto giusto da una regia originale, interpreti all'altezza e piccoli elementi ironici ed originali.
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Avete 15 minuti per essere qualcun'altro, non importa cosa farete o penserete in quei 15 minuti ma ciò che vi assicurano è che non sarete voi stessi. Un opportunità che forse nessun si lascerebbe sfuggire, ma se quei 15 minuti capitano nel momento sbagliato ecco che la vostra esistenza si ridurrà ad un inutile visione della vita di qualcun'altro; forse è questa la morale della pellicola, il suo significato, oppure come tanti film non ha una morale, ma sicuramente una logica. Definire questa pellicola un capolavoro è troppo, ma definirlo geniale è forse troppo poco: magnifica sceneggiatura, ritma al punto giusto da una regia originale, interpreti all'altezza e piccoli elementi ironici ed originali. A chi verrebbe in mente il piano sette e mezzo, i soffitti bassi per archivisti di bassa costituzione, e il traghetto per la vita eterna? solo una mente geniale può partorire idee del genere, e solo un regista eccelso può metterne in un film senza che queste suonino ridicole. Chiamatela commedia del sub-incoscio ma Spike Jonze realizza con questa sceneggiatura un gioiello del cinema, incorniciando il tutto con personaggio burleschi e scene incantevoli (le diverse scene dei burattini sono incantevoli). Sorprendente Cameron Diaz, sdoganata dalla sua chioma bionda decolla meravigliosamente nei panni della moglie un pò svampita e dalla idee strambe. Finito il film un pò tutti vorremmo essere John Malkovich, un pò tutti vorremmo traghettare nella vita di qualcun'altro almeno per 15 minuti, un pò tutti ( o almeno io) vorremmo rivedere la pellicola.
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mystic
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martedì 12 febbraio 2013
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un film originale, il cui finale farà discutere
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Craig Schwartz (John Cusack), burattinaio in costante ricerca di un'occupazione stabile dopo i miseri tentativi di fare della propria arte incompresa un mestiere, trova finalmente un comodo lavoro d'ufficio. Scopre per caso, nascosto dietro ad una cassettiera, un tunnel che porta chiunque vi entri nella mente di Malkovich, il che spinge Craig a mettersi in affari con la collega di cui si è recentemente invaghito offrendo al pubblico la possibilità di vivere il mondo attraverso gli occhi di una star del cinema di fama mondiale.
Il film di Spike Jonze, qui al suo debutto, si rifiuta categoricamente di appartenere ad un genere definito.
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Craig Schwartz (John Cusack), burattinaio in costante ricerca di un'occupazione stabile dopo i miseri tentativi di fare della propria arte incompresa un mestiere, trova finalmente un comodo lavoro d'ufficio. Scopre per caso, nascosto dietro ad una cassettiera, un tunnel che porta chiunque vi entri nella mente di Malkovich, il che spinge Craig a mettersi in affari con la collega di cui si è recentemente invaghito offrendo al pubblico la possibilità di vivere il mondo attraverso gli occhi di una star del cinema di fama mondiale.
Il film di Spike Jonze, qui al suo debutto, si rifiuta categoricamente di appartenere ad un genere definito. Si presenta piuttosto come un accurato studio del regista sull'accettazione del proprio essere (come testimonia il sottotitolo della locandina del film) e sull'amore, che in una cornice sinistra e vagamente comica, e quel 7 1/2 piano ne è l'immagine più emblematica, riesce a portarci dentro le menti dei protagonisti, non soltanto in quella di Malkovich. Cusack, si scopre fin dai primi minuti, è l'eroe frustrato soffocato dalle sue stesse ambizioni, la Keener (nei panni della collega) è una perfetta arpia opportunista e la Diaz (quasi irriconoscibile mentre interpreta la moglie di Cusack) contribuisce a rendere ancor più estenuante la vita del protagonista.
I temi in cui sfocia la vicenda, senza però mai giungere a conclusioni affrettate, sono quasi tabù (come la transessualità), fintanto che ci viene presentata una versione decisamente laica e materialista della metemsicosi.
Ma l'ammettere che i temi trattati non riguarderanno gran parte degli spettatori e il chiarire che la follia unica dell'opera è una caratteristica imprescindibile del film stesso non servono a spiegare fino in fondo il patetico ma umano comportamento dei personaggi. Spesso non capiamo l'implicazione tra cause e dirette conseguenze (soprattutto nel modus pensandi dei personaggi), ma è in qualche modo impossibile non coglierne un filo logico.
Essere John Malkovich vanta un cast d'eccezione che assicura allo spettatore un'esperienza senza pari. Rimane, pur essendo tutt'altro che violento, un'opera forte che non può e non deve lasciare indifferenti. La stessa interpretazione di Malkovich, naturale e perfetta, che piaccia o meno, ci fa capire quanto questo film sia uno tra i più ambigui mai girati, con un finale che vi farà discutere per giorni.
Alcuni lo ricorderanno come una cocente delusione, ma saranno in molti a riconoscerne i tratti geniali. In un universo cinematografico dominato dai cinecomics, dai remake e reboot vari, anche a distanza di 15 anni dalla sua uscita, Essere John Malkovich rimane un'opera originale e sorprendente.
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filippo catani
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venerdì 20 dicembre 2013
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un grande esordio per jonze
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Un burattinaio apatico e squattrinato non riesce a venire a capo della propria banale esistenza condivisa con una donna che ha trasformato la casa in una sorta di zoo. Un giorno però l'uomo legge un annuncio per un posto da archivista e, una volta assunto, scoprirà che esiste nell'ufficio un piccolo pertugio che offre la possibilità di vivere per 15 minuti nella mente di John Malkovich.
Folgorante esordio alla regia per Jonze che fino a quel momento si era prevalentemente occupato di videoclip. Il film inizialmente mantiene un ritmo molto soft da commediola leggera con alcune gag impareggiabili (su tutte il video che spiega il perchè i soffitti dell'archivio siano così bassi e i dialoghi tra Malkovich e un tassista e un avventore in un ristorante).
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Un burattinaio apatico e squattrinato non riesce a venire a capo della propria banale esistenza condivisa con una donna che ha trasformato la casa in una sorta di zoo. Un giorno però l'uomo legge un annuncio per un posto da archivista e, una volta assunto, scoprirà che esiste nell'ufficio un piccolo pertugio che offre la possibilità di vivere per 15 minuti nella mente di John Malkovich.
Folgorante esordio alla regia per Jonze che fino a quel momento si era prevalentemente occupato di videoclip. Il film inizialmente mantiene un ritmo molto soft da commediola leggera con alcune gag impareggiabili (su tutte il video che spiega il perchè i soffitti dell'archivio siano così bassi e i dialoghi tra Malkovich e un tassista e un avventore in un ristorante). Quindi poi il film vira su temi decisamente più forti mostrando inizialmente quante persone, anche se a pagamento e per i più svariati motivi, sarebbero disposte a mettersi in fila per vivere quindici minuti di un'altra vita. Siamo però sicuri che tutto questo non porti effetti collaterali nell'ospite e nell'ospitato? Diciamo che guardando lo sviluppo del film la risposta è più che positiva. Il tutto è garantito da una spiegazione intrigante e spesso l'essere nella mente di Malkovich viene proprio reso con una inquadratura che ci fa vedere attraverso gli occhi dell'attore fino a raggiungere un finale forte. Se per molti la scena più tosta è quella dei Malkovich replicanti per me è invece la sequenza finale la più provocatoria. Bravissimo Cusak, straordinario Malkovich nell'interpretare se stesso e curioso lo scambio dei ruoli al femminile dove la femme fatale diventa la Keener mentre Cameron Diaz scompigliata più che mai è quasi irriconoscibile.
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great steven
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lunedì 12 gennaio 2015
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un tunnel che porta nel cervello di john malkovich
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ESSERE JOHN MALKOVICH (USA, 1999) diretto da SPIKE JONZE. Interpretato da JOHN CUSACK, CAMERON DIAZ, CATHERINE KEENER, JOHN MALKOVICH, ORSON BEAN, MARY KAY PLACE, CHARLIE SHEEN
Craig è un burattinaio di talento che si trova spesso senza un lavoro da svolgere, e nessun guadagno da accumulare. Il suo matrimonio con Lotte è ormai scaduto nella routine e nella noia. Improvvisamente, trova un posto di archivista in un’azienda al settimo piano e mezzo di un misterioso palazzo di Manhattan, con dei soffitti ad altezza di nano; il suo direttore è il signor Lester, un vecchio sessuomane spiritoso e dissacrante. Casualmente, Craig scopre un passaggio segreto che conduce nel cervello dell’attore John Horatio Malkovich, dove si rimane ogni volta per quindici minuti.
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ESSERE JOHN MALKOVICH (USA, 1999) diretto da SPIKE JONZE. Interpretato da JOHN CUSACK, CAMERON DIAZ, CATHERINE KEENER, JOHN MALKOVICH, ORSON BEAN, MARY KAY PLACE, CHARLIE SHEEN
Craig è un burattinaio di talento che si trova spesso senza un lavoro da svolgere, e nessun guadagno da accumulare. Il suo matrimonio con Lotte è ormai scaduto nella routine e nella noia. Improvvisamente, trova un posto di archivista in un’azienda al settimo piano e mezzo di un misterioso palazzo di Manhattan, con dei soffitti ad altezza di nano; il suo direttore è il signor Lester, un vecchio sessuomane spiritoso e dissacrante. Casualmente, Craig scopre un passaggio segreto che conduce nel cervello dell’attore John Horatio Malkovich, dove si rimane ogni volta per quindici minuti. Scoperto questo fantastico tunnel, ne fa parola con la moglie, che vuole subito provare anche lei quest’emozionante esperienza. Dopo averne parlato anche con l’avvenente e cinica collega Maxine, Craig riesce a mettere in piedi un affare vantaggiosissimo per la ditta, offrendo a molti clienti la possibilità di accedere alla testa di Malkovich. Ma ben presto sorgeranno problemi di portata non indifferente quando Lotte si innamorerà di Maxine e Craig, impossessatosi della mente di Malkovich per gestirla a suo piacimento allo scopo di diventare ricco come burattinaio di successo, non vorrà più uscire dal tunnel. A complicare ulteriormente la faccenda, ci saranno Lester e i suoi decrepiti amici, intenzionati ad entrare nel cervello del povero attore (martoriato da questa agghiacciante novità per lui sfibrante) per scampare alla morte. Debutto nella regia di S. Jonze (il cui vero nome è Adam Spiegel), ingegnoso regista di spot pubblicitari e video musicali, nonché genero di Francis Ford Coppola. La sceneggiatura è nata dalla mano del fantasioso e bizzarro Charlie Kaufman, il quale, oltre a dare spessore ad una celebre affermazione di Andy Warhol («In futuro ognuno potrà avere il suo quarto d’ora di notorietà»), crea un labirintico universo parallelo che sfida le convenzioni del fantasy più spudorato e dissacra i dettami della commedia, ribaltandoli e capovolgendo la funzione ideologica sui temi dell’io, del soddisfacimento sessuale, delle duplici identità e della ricerca della felicità. Kaufman crea un miscuglio di commedia fantastica, dramma apologetico e satira scatenata dove l’assurdo diventa più credibile dell’ordinario e nel quale le apparenze vengono immediatamente sradicate e distrutte per far posto a certezze che non si confermano mai tali, ma vengono di continuo contraddette e smentite. L’unica pecca è da riscontrare nel secondo tempo: dopo il primo, infatti, ricco di ironia e irresistibile buffoneria, il film s’ingorga nella ridondanza e accentua un certo autocompiacimento troppo fine a sé stesso che risulta a tratti irritante e imbarazzante. Le interpretazioni sono senza ombra di dubbio uno dei punti di forza salienti di questo apologo a diversi piani sui temi del narcisismo e della personalità: Cusack è un eccellente burattinaio che trova dopo tanta fatica il suo ruolo dopo aver preso possesso della mente di un attore rinomato e rispettato; la Diaz (quasi irriconoscibile, con i capelli ricci, lunghi e rossi) è una moglie vivace e allegra con un’identità sessuale trasgressiva che va contro la natura della sua femminilità; la Keener è una dark lady con tutte le carte in regola, scostante e manipolatrice, che riesce a comandare gli uomini secondo il suo appetito erotico e in base alle voglie da soddisfare; infine, anche Malkovich, intorno a cui ruota tutta la pellicola, appare meno scontato di quanto si può credere ad un primo acchito, e recita la parte dell’uomo crudelmente sfruttato dall’ideologia del successo con l’ottima professionalità di un attore esperto che fa sé stesso sbarazzandosi di tutti i veli, di ogni timidezza e ritrosia di sorta. Peccato che un film del genere risulti troppo sofisticato e intelligente per riscuotere un successo straordinario, e infatti il pubblico non l’ha premiato con un incasso stupefacente.
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figliounico
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martedì 27 febbraio 2024
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un fantasy immaginifico
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Grottesco e surreale film fine anni ’90 diretto da Spike Jonze, al suo esordio alla regia, e scritto da Charlie Kaufman, con un soggetto originale ispirato alla fantascienza o al dramma psicoanalitico o a entrambi i generi e con un finale volutamente ambiguo aperto a tutte le interpretazioni. Ma a parte il significato che gli si vuole attribuire, il film, più divertente che profondo, per la prevalenza dei toni da commedia su quelli drammatici e per il divertissement originato dai viaggi nella mente di Malkovich che offusca la questione angosciosa della ricerca della vera identità dell’individuo, è apparentabile alla saga di Ritorno al futuro e ai suoi analoghi paradossi temporali piuttosto che a Persona di Bergman.
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Grottesco e surreale film fine anni ’90 diretto da Spike Jonze, al suo esordio alla regia, e scritto da Charlie Kaufman, con un soggetto originale ispirato alla fantascienza o al dramma psicoanalitico o a entrambi i generi e con un finale volutamente ambiguo aperto a tutte le interpretazioni. Ma a parte il significato che gli si vuole attribuire, il film, più divertente che profondo, per la prevalenza dei toni da commedia su quelli drammatici e per il divertissement originato dai viaggi nella mente di Malkovich che offusca la questione angosciosa della ricerca della vera identità dell’individuo, è apparentabile alla saga di Ritorno al futuro e ai suoi analoghi paradossi temporali piuttosto che a Persona di Bergman. Nonostante l’originalità della sceneggiatura, Jonze prende tuttavia in prestito qualcosa da Polanski, in particolare la scena in cui il personaggio interpretato da Cameron Diaz è introdotto dal padrone di casa, Orson Bean, nel salone dove sono raccolti tutti i suoi anziani amici ricorda la sequenza finale di Rosemary’s Baby.
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giorpost
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sabato 27 marzo 2010
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storia originale con un irresistibile malkovich
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Lo sceneggiatore di culto Charlie Kaufman fa il suo esordio con una commedia, ben diretta da Spike Jonze, assolutamente bizzarra e priva di un' apparente logica. Ma solo apparentemente, appunto. La storia ci propone il nevrotico marionettista senza lavoro Craig Schwartz, interpretato con bravura da John Cusack il quale, stanco delle pressioni della mogliettina amante degli animali (Cameron Diaz), ne trova uno all'interno dell' edificio Mertin Flemmer come archivista, essendo molto abile con le mani. E quì cominciano le stranezze di questa pellicola, come il "settimo piano e mezzo", raggiungibile solo con l' ascensore (e per di più bloccato), la segretaria semi sorda e il titolare della società, tale Dr.
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Lo sceneggiatore di culto Charlie Kaufman fa il suo esordio con una commedia, ben diretta da Spike Jonze, assolutamente bizzarra e priva di un' apparente logica. Ma solo apparentemente, appunto. La storia ci propone il nevrotico marionettista senza lavoro Craig Schwartz, interpretato con bravura da John Cusack il quale, stanco delle pressioni della mogliettina amante degli animali (Cameron Diaz), ne trova uno all'interno dell' edificio Mertin Flemmer come archivista, essendo molto abile con le mani. E quì cominciano le stranezze di questa pellicola, come il "settimo piano e mezzo", raggiungibile solo con l' ascensore (e per di più bloccato), la segretaria semi sorda e il titolare della società, tale Dr. Lester, erotomane e libidinoso fino all' osso.
Il colpo ad effetto del film è la scoperta di un tunnel, ubicato dietro una scaffalatura, dal quale si può penetrare nientemeno che nel cervello dell' attore John Malkovich.
La storia a questo punto vede il coinvolgimento di tutti i protagonisti, con un ingarbugliarsi di relazioni, sentimenti e rapporti di sesso che trovano sbocco nell' attrazione lesbo tra la collega di Craig Maxine (sexy e brava la mora Katherine Keener) e la sua stessa moglie. Il povero Malkovich si trova suo malgrado prigioniero di una banda di svitati, tassisti che non conoscono neanche uno dei suoi splendidi film, un amico poco incline ad aiutarlo credendolo semplicemente "fatto" (Charlie Sheen, quello vero) rispetto a quanto gli accade e, per di più, costretto a lasciare il Cinema per una carriera da marionettista...
Il film diverte, ci sono alcune scene davvero simpatiche, la più trash e al contempo quella cult è senza dubbio quando Malkovich stesso entra nel tunnel catapultandosi nel proprio subconscio dove tutti hanno il suo medesimo aspetto (donne e bambini compresi) e la lingua ha un solo vocabolo: Malkovich. Dal mio punto di vista si è voluto, forse, parlare dei diritti delle coppie gay in un modo tutto particolare, una sorta di "pacs" in stile Hollywood con "adozione" finale. La bambina che nasce dal grembo di Maxine, infatti, è stata si concepita con Malkovich ma quando questi era "controllato" da Lotte (la Diaz, appunto). Che si volesse trattare dell' argomento inseminazione?
Certo è fantastico sapere che ci sono persone nello spettacolo che fanno il possibile per diffondere una certa cultura della tolleranza e della parità dei diritti, in questo caso però si è dovuto fare un vertiginoso preambolo all' insegna di tunnel fantastici, tetti bassi, persone un pò matte e datori di lavoro sesso-dipendenti: forse un pò troppo. Nulla di tutto questo scalfisce, comunque, la bravura del grande John Malkovich, generoso ad aver accettato questo copione, e niente aggiunge o toglie al dibattito sulla sessualità degli individui. Ognuno si goda la sua.
Voto al film: 6+. Voto a Malkovich: 8.
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