È stato un simbolo degli anni 80, ma essere un idolo da teenager, dice, gli aveva rovinato la carriera. Cosï a un certo punto ha mollato tutto. Passando cinque anni in catamarano. Un giro del mondo che, per tornare in tv con la Ferilli, ha interrotto. Momentaneamente.
Cosso è stato lo Scamarcio degli Anni 80. Il bellissimo da poster, lanciato sul mercato del mondo teen da Il tempo delle mele 2. Una pietra miliare del genere, come Windsurf - Il vento nelle mani o Cenerentola '80, titoli italiani che contribuirono a rafforzare il suo curriculum «balneare». Non che, tornato in Francia, abbia mai trovato il Tarantino della situazione, tanto che, dopo aver fatto una cinquantina di film, cinque anni fa, ha comprato un catamarano di quindici metri e ha deciso di andare per mare. Una vacanza durata cinque anni, durante i quali ha fatto cose molto più interessanti di un film: intanto, è diventato padre di un bimbo che oggi ha due anni e si chiama Lino, in omaggio a Lino Ventura. Con lui e la compagna ha quasi finito il giro del mondo. E ai Caraibi, in un momento di stanzialità, si è pure lanciato nel business delle minicrociere ospitando sulla sua barca turisti spesso ignari del suo passato. «Quando si va per mare non si chiede mai a chi si incontra "Cosa fai?" ma piuttosto "Da dove vieni" e "Dove vai?". Questo per dire che in mare le dinamiche dei rapporti cambiano totalmente e questo anonimato che ti dà la barca io l'adoro». Come facessero a non riconoscerlo non si sa, perché Cosso, che oggi di anni ne ha 46, non ha subìto nessuna modificazione rilevante. Sembra sempre un ragazzino. Addosso non ha il costume, ma un vestito di grisaglia: quello del manager e padre di famiglia che interpreta in Anna e i cinque (la serie con Sabrina Ferilli appena andata in onda su Canale 5). È per questo motivo che ha tirato la barca fuori dall'acqua. Ma il giro del mondo, assicura, deve essere concluso.
Da Windsurf a lupo di mare. Quel film sarà stato un capolavoro, ma evidentemente il regista aveva intuito una sua predisposizione...
«A cinque anni i miei genitori mi hanno messo su una barca a vela e da quel giorno ho sempre sognato di fare il giro del mondo. E, visto che un uomo può avere diverse vite, dopo anni di lavoro al cinema e in tv, ho mollato tutto».
E in una di queste vite si è messo anche a fare lo skipper.
«La barca costa e non potevo permettermi di non fare niente. Così ogni tanto facevamo un po' di charter. Ma non era un'attività vera e propria: ospitavo sulla barca gente che voleva fare un pezzo di vacanza con noi aderendo allo stile di vita del catamarano. Non ho mai puntato sul mio nome, tipo venite sulla barca di Pierre Cosso...».
Sul sito (che ora non è più attivo, ndr) non c'era nemmeno un accenno al suo passato d'attore.<br/ >
«In mare sono solo il capitano della barca. Ed è anche una bella lezione di vita. Quando sei un attore sei abituato ad avere intorno tutta gente che si occupa di te. Quando sei un capitano di barca sei al servizio dell'equipaggio. Le persone che ho ospitato le ho in qualche modo scelte, ho condiviso con loro un'esperienza. E con alcuni siamo diventati amici. Li portavo in posti che altre barche non conoscevano».
Come avveniva la selezione?
«Via telefono, via mail, così, per sentire che tipi erano. Una volta dissi a uno che mi aveva contattato che poteva avere anche una piscina aperta 24 ore su 24. Lui mi ha risposto: ”Ma come è possibile che ci sia una piscina sul catamarano?". Ovviamente non l'ho imbarcato, non aveva senso dell'umorismo».
Per mollare tutto come ha fatto lei, bisogna essere molto insoddisfatti o molto annoiati.
«Dopo l'ubriacatura di successo mi sono un po' perso, ho dovuto accettare film che non mi piacevano, fare parecchi compromessi. La parte che mi proponevano era sempre la stessa. Quella del bello innamorato. Non volevo aspettare i sessant'anni per essere riconosciuto come attore. Così è andata, inutile girarci intorno. Anche se, ad essere onesto, il cinema mi è mancato».
I film che ha fatto non sono stati capolavori. Soprattutto nel periodo italiano.
«Windsurf, che fu un grande successo e un film generazionale, era una stronzata. Mi sono divertito a farlo, però, anche se sapevo benissimo che con film del genere non dimostri di essere un bravo attore. In Lupo mannaro a Parigi penso, invece, che la mia sia stata una buona performance. Ma quando hai una certa fisicità e sei stato per anni un idolo delle ragazzine, ti mettono un'etichetta. Non sempre è facile far capire che c'è dell'altro».
Lo conosce Riccardo Scamarcio? È l'idolo delle ragazzine italiane.
«Non so chi sia e mi dispiace ma, come dicevo, sono stato un po' fuori dal cinema. Quando si ha successo da giovanissimi bisogna fare le scelte giuste. Dire anche dei bei no. Una carriera si misura sulla lunga distanza. Cinque anni fa, quando ho mollato tutto, pensavano fossi sparito per sempre. E invece sono tornato con Sabrina Ferilli in una fiction di successo...».
Da Il Venerdì di Repubblica, 14 novembre 2008