Isabelle Huppert (Isabelle Ann Huppert) è un'attrice francese, è nata il 16 marzo 1953 a Parigi (Francia). Isabelle Huppert ha oggi 72 anni ed è del segno zodiacale Pesci.
Stavolta, in Ma mère (Mia madre), regia dì Christophe Honoré, tratto da un testo di Georges Bataille, all’inizio Isabelle Huppert masturba suo marito; alla fine masturba il diciassettenne suo figlio e suo amante, poi si taglia la gola addosso a lui che dopo la morte della madre si masturba sul cadavere.
Tra l’inizio e la fine, incesti, accoppiamenti d’ogni specie, esercizi erotici tra i più svariati.
Le scene ardite non sono certo una novità per l’attrice francese che ha adesso cinquantun’anni: più sembra composta, educata, riservata, elegante con sobrietà e discrezione, un poco scolorita con la chiara faccia lentigginosa da rossa, una signora distinta e laconica, più i suoi personaggi cinematografici risultano perversi, terribili. Un’avvelenatrice dei genitori, rea confessa, condannata all’ergastolo (in Violette Nozière di Chabrol, 1978). Una abortista nella Francia di Pétain durante la Seconda guerra mondiale, ultima donna francese a venir ghigliottinata (in Un’affare di donne, ancora di Chabrol, 1988). Una proletaria che insieme con la cameriera analfabeta Sandrine Bonnaire massacra a colpi di fucile un’intera famiglia borghese di provincia ricca e colta (in Il buio nella mente, sempre di Chabrol, 1995). Una Cécile che vuole indurre al suicidio la rivale un tempo amata dal proprio marito morto (in La vendetta di una donna di Doillon, 1990). La ex suora autrice di racconti pornografici, nevrotica ossessionata dal sesso (in Amateur di Hartley, 1994). L’insegnante di piano che tenta di stabilire con il ragazzo allievo innamorato di lei un rapporto di dominio e sottomissione (in La pianista di Haneke, 2001). Eccetera. A simili personaggi forti si mescolano poi quelli classici: la signora dalle camelie, Madame Bovary, la scrittrice Ingeborg Bachmann.
Misurata ed energica, genialmente capace di identificarsi con le donne più diverse, Isabelle Huppert, nata in una famiglia borghese parigina, sorella di altre due attrici, allieva di Antoine Vitez, di Robert Hossein e dell’Accademia d’arte drammatica di Versailles, ha debuttato giovanissima al cinema nel 1974 ne Isantissimi di Bertrand Blier. Sono passati più di trent’anni, ed è diventata costantemente più brava: anziché mettersi tranquilla, come può capitare con l’età, le sue scelte sono sempre più trasgressive, anticonvenzionali (si potrebbe dire scandalose, se la società contemporanea fosse capace di scandalo).
Da Lo Specchio, 3 luglio 2004
Considerata una delle più grandi attrici viventi, Isabelle Huppert ha collezionato in oltre 35 anni di carriera decine di premi internazionali, incluse due Palme d’Oro a Cannes (per Violette Nozière nel 1978, e La pianista, nel 2001), due Coppe Volpi a Venezia (Il buio nella mente, 1995, Un affare di donne, 1988, oltre un Leone speciale alla carriera nel 2005), un Orso d’Oro a Berlino (8 donne e un mistero, 2002), senza dimenticare le 14 candidature ai César (e un premio vinto), due premi agli European Film Awards, due David di Donatello e un BAFTA.
Cresciuta a Ville d’Avray, vicino Parigi, dopo gli studi al conservatorio e diverse esperienze sul palcoscenico esordisce sul grande schermo nel 1972 con I primi turbamenti (Faustine et le bel été), a cui fanno seguito da subito una serie di collaborazioni con i più importanti autori francesi dell’epoca: É simpatico, ma gli romperei il muso (César et Rosalie, 1972, di Claude Sautet), Spostamenti progressivi del piacere (Glissements progressifs du plaisir, 1974, di Alain Robbe-Grillet), I Santissimi (Les Valseuses, 1974, di Bertrand Blier), Il giudice e l’assassino (Le juge et l’assassin, 1976, di Bertrand Tavernier), La merlettaia (La Dentellière, 1977, di Claude Goretta), I miei vicini sono simpatici (Des enfants gâtés, 1977, sempre di Tavernier).
Il primo grande riconoscimento internazionale arriva tuttavia con Violette Noziére (1978), che non solo la porta a vincere la Palma d’Oro a Cannes, ma inaugura anche un prezioso sodalizio con Claude Chabrol, tra i primi a saper sfruttare a fondo la capacità della Huppert di essere a suo agio in ruoli sofferti e morbosi, ai limiti della follia: in seguito, il regista la vorrà con sé anche per titoli celebri come Un affare di donne (Une affaire de femmes, 1988), Madame Bovary (1991), Il buio nella mente (La Cérémonie, 1995), Rien ne va plus (1997), Grazie per la cioccolata (Merci pour le chocolat, 2000), fino all’ultimo La commedia del potere (L’ivresse du pouvoir, 2006).
Dopo aver lavorato con un altro mostro sacro del cinema francese come Godard (Si salvi chi può... la vita, 1980, Passion, 1982), e dopo una trasferta a Hollywood per lo sfortunato capolavoro di Michael Cimino, I cancelli del cielo (Heaven’s Gate, 1980), Isabelle Huppert diventa una delle muse predilette del cinema d’autore europeo, offrendo interpretazioni di altissimo livello in film come La storia vera della signora dalle camelie (1981, di Mauro Bolognini), La Truite (1982, di Joseph Losey), Storia di Piera (1983, di Marco Ferreri), Dostoevskij - I demoni (Les Possédés, 1988, di Andrzej Wajda), La vengeance d’une femme (1990, di Jacques Doillon), Le affinità elettive (1996, dei fratelli Taviani), L’école de la chair (1998, di Benoît Jacquot), La vie moderne (2000, di Laurence Ferreira Barbosa), Comédie de l'innocence (2000, di Raoul Ruiz).
La consacrazione definitiva dell’attrice risale al 2001, quando un’interpretazione di stupefacente intensità ne La pianista (La pianiste, di Michael Haneke), le dà una seconda Palma d’Oro. Dopo la parentesi giocosa di 8 donne e un mistero (8 femmes, 2002, di François Ozon), la Huppert torna a ruoli difficili e tormentati con Il tempo dei lupi (2003, Le temps du loup, sempre di Haneke), Ma mère (2004, di Christophe Honoré), Gabrielle (2005, di Patrice Chéreau), ma sempre senza disdegnare parti più leggere, come nel sorprendente I Heart Huckabees (2004, di David O. Russell) o partecipazioni a progetti d’autore a basso costo come Médée miracle (2007, di Tonino De Bernardi).
Oltre Home di Ursula Meier, i suoi ultimi film, tuttora in post-produzione e di prossima uscita, sono White Material, di Claire Denis, e Des parents formidables, di Jean-Marie Poiré.