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Il nascondiglio, tra immaginazione e memoria, un delicato affresco di famiglia e allegoria storica venata di ironia

Il regista svizzero Lionel Baier adatta il memoir autobiografico di Christophe Boltanski. Da giovedì 4 settembre al cinema.
di Simone Granata

mercoledì 3 settembre 2025 - Recensioni

Parigi, 1968. Durante il maggio francese, il piccolo Cristophe, un bambino di nove anni, è lasciato in custodia dai genitori (impegnati pure loro nelle proteste) nel caratteristico appartamento di famiglia in Rue de Grenelle assieme ai nonni, agli zii bohémien, e all'arzilla bisnonna di origini ucraine. Da quel nido caotico e protettivo, Cristophe osserva la Storia in movimento, filtrata dalle parole e dai silenzi dei propri cari, dal racconto e dal ricordo. Nel frattempo, vive quei giorni immerso nel confronto generazionale e con lo stupore di chi, senza rendersene conto, attraversa un'epoca di trasformazioni.

Il film trova la sua verità all'incrocio tra immaginazione e memoria, facendo del piccolo protagonista un osservatore dei mutamenti culturali e del confronto generazionale. Il regista svizzero Lionel Baier adatta il memoir autobiografico di Christophe Boltanski "Il nascondiglio" ("La Cache") traducendo le dense pagine del romanzo in un caleidoscopio visivo fatto di collage, squarci di fantasia, carrellate urbane che si alternano al quotidiano surreale di casa, un interno pensato come estensione del mondo, nelle dimensioni dello spazio e del tempo.

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