| Titolo originale | Wisdom of Happiness |
| Anno | 2024 |
| Genere | Documentario, |
| Produzione | USA, Svizzera |
| Durata | 90 minuti |
| Al cinema | 2 sale cinematografiche |
| Regia di | Philip Delaquis, Barbara Miller |
| Attori | Dalai Lama . |
| Uscita | lunedì 6 ottobre 2025 |
| Distribuzione | Wanted |
| MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 6 ottobre 2025
La vita e le lezioni del Dalai Lama sulla compassione e la pace interiore come chiavi per il benessere personale e globale. Dalai Lama - La saggezza della felicità è 145° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 27,00 e registrato 19.818 presenze.
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CONSIGLIATO SÌ
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Il 14° Dalai Lama espone la propria visione del mondo proponendo delle modalità individuali per renderlo migliore. Le sue riflessioni affrontano il suo passato individuale sin dall'infanzia e. al contempo, si riferiscono al presente e al futuro. La sua presenza in primo piano si alterna con immagini di archivio e video o fotografie realizzate specificamente per il documentario.
Le strategie per non perdere la speranza in un mondo che sembra voler correre verso il baratro esposte da uno dei più importanti leader spirituali.
Questo documentario di Miller, Delaquis e Bauer non è certo il primo dedicato al Dalai Lama ma ha una sua originalità che proviene dal fatto che, per tutta la sua durata, la persona e la voce della guida spirituale di centinaia di milioni di persone nel mondo continuano ad accompagnare lo spettatore.
Vediamo Lhamo Dondrub (questo è il suo nome alla nascita) prendere posto in studio, farsi mettere il microfono ed iniziare ad esporre la sua visione del mondo. Veniamo così informati a proposito della sua infanzia e del particolare attaccamento alla madre. Ampio spazio viene dedicato all'invasione e sottomissione del Tibet da parte dei cinesi per poi passare alle proposte per trovare soluzioni innanzitutto interiori (quindi personali) ai problemi che individua con grande precisione.
Il Dalai Lama, che vive in India sotto protezione in qualità di rifugiato, torna con insistenza sul tema della compassione intesa non come pietismo (più o meno veritiero) ma come capacità di comprendere l'altro superando la divisione tra i 'noi' e i 'loro'. Lo fa partendo dal principio universale e cristiano dell'autostima ("Ama il prossimo tuo come stesso") suggerendo anche alcune tecniche per facilitare questo percorso.
Il suo invito alla non violenza è costante ma non ci viene nascosto che il personale che opera nel servizio di sicurezza che vigila in prossimità della sua abitazione è dotato di fucili mitragliatori di modernissima fattura. Il Dalai Lama non nasconde le possibili contraddizioni ma propone, a partire da se stesso, strategie per riuscire a superarle.
Se un appunto si può fare a questa comunque interessante opera origina dalla scelta delle immagini che accompagnano le riflessioni del protagonista. Ci sono brevi sequenze che provengono dal passato che ci mostrano le violente azioni di repressione compiute dai cinesi sui tibetani ma anche il contesto familiare e sociale in cui il Dalai Lama è cresciuto. Quelle che pretendono di illustrare il suo pensiero sul mondo e le possibili tecniche per progredire sulla via della speranza nonostante tutto, sono a volte un po' troppo ricercate o costruite ad hoc aderendo ad una ricerca della spettacolarizzazione che contrasta un po' con la essenzialità dell'eloquio del Dalai Lama.
Intronizzato ancora bambino nel 1939, Tenzin Gyatso è il 14° Dalai Lama, dal 1959 in esilio in India in seguito all'invasione del Tibet da parte della Cina, vincitore del Nobel per la pace nel 1989 e alla cui vita Martin Scorsese ha dedicato il suo Kundun. Il dato biografico, però, trova poco spazio in questo doc, che, nelle intenzioni dei registi, rappresenta piuttosto «un testamento spirituale», [...] Vai alla recensione »