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2073, un grido d'allarme per evitare l'estinzione umana

Un’opera satura di informazioni che stordisce, con la sua successione vorticosa di dichiarazioni, immagini violente di repressione che chiamano all’azione. Fuori Concorso.
di Raffaella Giancristofaro

martedì 3 settembre 2024 - Mostra di Venezia

Nel 2073 la capitale delle Americhe (non degli Stati Uniti) è New San Francisco, una città desertificata e devastata dall’inquinamento, monitorata in ogni angolo da frotte di droni, videocamere di controllo e polizia, anche robotica. Trentasette anni prima si è verificato l’Evento: un disastro meteorologico, politico, sociale. In un ex magazzino Bloomingsdale’s sopravvivono alcuni resistenti, tra cui Ghost che dopo l’Evento ha smesso di esprimersi verbalmente, ma la cui voce fuori campo guida lo spettatore.

Il film inizia con il suo lanciare un messaggio nella bottiglia. “Nessuno ha fatto qualcosa per fermarli. È troppo tardi per me. Ero sola. Potrebbe non essere troppo tardi per voi”.

2073 è opera che stordisce, con la sua successione vorticosa di dichiarazioni, immagini violente di repressione ed esercizio autoritario e autoreferenziale del potere politico, non più concentrato sui bisogni della comunità umana.

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