
Il confine tra Italia e Slovenia è sulle colline, sopra Trieste. Per qualcuno è l'inizio di un sogno, per altri di un incubo. Presentato al Trieste Film Festival e dal 23 gennaio al cinema.
di Tommaso Tocci
Uno sguardo alle storie e ai percorsi attraverso cui si dipana l'immigrazione nord-orientale verso l'Italia. Agli occhi di chi proviene dall'Iran e dal Medio Oriente in cerca di asilo, e attraverso la Turchia risale verso nord al di là dell'Adriatico, il punto di arrivo della Slovenia è quello che prelude all'ingresso in Italia e alla vista di Trieste, "bella di notte" con le luci sul porto. Una volta arrivati, però, i profughi si scontrano con politiche di accoglienza in costante cambiamento, tra equilibri europei, "riammissioni informali" e illegali, e una polizia che "fa il suo lavoro".
Le riprese sul campo si uniscono ai materiali girati in prima persona dai migranti, con i telefoni, e alla forte presenza della musica che li ha accompagnati. Elementi che danno al documentario un'immediatezza quasi effimera, lontana dall'estetica più costruita di altre opere.
È un'efficace narrazione senza filtro e senza fronzoli, per quanto toccante; il che è in un certo senso il modo più autentico di rispettare una storia fatta di sogni pragmatici inseguiti con stoica lucidità.