Una commedia nera e surreale sulla dittatura di Pinochet. In Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e dal 15 settembre su Netflix.
di Paola Casella
Un vampiro si aggira sulla Terra da 250 anni, a partire dalla Rivoluzione francese, nutrendosi del sangue di tutti. Nel Settecento quel vampiro si chiamava Claude Pinochet, ma dopo varie identità transitorie ha trovato la sua definitiva incarnazione in Augusto Pinochet Ugarte, il generale autore del colpo di Stato contro Salvador Allende e diventato dittatore del Cile. Nel 2006 El Conde decide di andare all'inferno sul serio, e convoca i cinque figli per stanare insieme a loro un'infinità di proprietà e denari nascosti. I figli, avidi e gretti, si recano nella landa desolata dove i genitori abitano insieme al maggiordomo cosacco Fyodor. Ma una suora esperta di esorcismi li raggiunge.
El Conde di Pablo Larraín è un'allegoria del potere, e va ad allinearsi ai suoi film precedenti dedicati a Jackie Onassis e Lady Diana. Larraín dà la stura all'umorismo nero trattenuto nel dipingere i ritratti di due icone intoccabili come Onassis e Spencer, ma purtroppo azzera l'intensa partecipazione emotiva che animava i suoi primi lavori.
Quanto a grafismi il film non arretra davanti a nulla, in particolare all'efferatezza delle violenze commesse da Pinochet e al disgusto che suscitano certe sue perversioni, come quella di nutrirsi di cuori umani ancora palpitanti.