A passo d'uomo

Incontrare la redenzione tra natura e sentieri neri

L'ombra di Henry David Thoreau, il paladino americano della natura, aleggia sul cinema in film come Into the Wild o il recente Otto montagne. O come in questo A passo adattamento di un libro autobiografico di Sylvain Tesson, scrittore e viaggiatore noto in Francia. Ma anche appassionato della bottiglia: al punto che una sera, ubriaco, tenta di scalare un palazzo, precipita e finisce in coma profondo. La previsione è che non potrà più camminare: lui invece decide di traversare a piedi la Francia in diagonale dal Mercatour al Cotentin (come dire da Nizza alla Manica) per 1300 km. Seguendo sentieri dimenticati, quelli che in gergo si chiamano "sentieri neri". Raccontato in voce ofYda Pierre, il protagonista, A passo d'uomo è sostanzialmente una storia di redenzione, l'incontro di un uomo con la natura come mezzo di rinascita e di cura per le ferite di una vita, Benché non manchino gli in contri, si tratta di episodi improvvisi, senza una vera conclusione. L'uomo finisce per essere una figura piccola e trascurabile nella vastità degli scenari che lo circondano. Pur senza divagare dal terna di fondo il viaggio iniziatico Imbert punteggia il percorso con flashback sulla vita di Pier re: l'intenzione è quella di rendere il racconto più vario; però sono questi la parte più debole del film e non spiegano molto del passato del protagonista (non si capisce nemmeno bene perché la compagna lo abbia sciato). Niente da dire sulla performance di Jean Dujardin, amata faccia da schiaffi che siamo abituati a vedere in ruoli comici, ma che qui riesce convincente nella parte di un uomo riflessivo e silenzioso.
Da La Repubblica, 19 ottobre 2023


di Roberto Nepoti, 19 ottobre 2023