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The Northman, uno spettacolo mirabile che avrebbe voluto e potuto significare molto di più

Alla sua terza prova da regista, Robert Eggers racconta l’originaria vicenda vichinga del principe Amleto, rivisitata in un’orgia di sangue visivamente abbacinante che pecca di autoindulgenza. Da giovedì 21 aprile al cinema.
di Emanuele Sacchi

venerdì 15 aprile 2022 - Recensioni

Per il suo terzo lungometraggio Robert Eggers si rifà alla storia medievale del principe normanno Amleto, ossessionato dalla vendetta. Un testo adattato prima da Saxo Grammaticus e poi trasfigurato in tragedia da William Shakespeare, con gli esiti che ben conosciamo.

Non c’è traccia di Rosencrantz e Guildenstern né di Orazio e Ofelia quindi in The Northman, che si concentra unicamente sulla violenta rivincita di Amleto, contestualizzandola in un verosimile regno vichingo, regolato da tradizioni brutali e intimorito da poteri arcani. Un affresco gigantesco, curato in ogni minimo dettaglio, in cui Eggers si interroga sull’elemento ferino insito nella mascolinità e sui suoi riti di passaggio, e sul confine tra magico e terreno, una zona grigia in cui è la percezione soggettiva a determinare la verità di quel che si osserva.

La potenza visiva e l’escalation di sangue sono mirabili, ma il film stupisce assai meno dei precedenti lavori di Eggers, forse smarritosi nella propria compiaciuta autoindulgenza.
 

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