Leonora Addio |
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Un film di Paolo Taviani.
Con Fabrizio Ferracane, Matteo Pittiruti, Dania Marino, Dora Becker.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 90 min.
- Italia 2022.
- 01 Distribution
uscita giovedì 17 febbraio 2022.
MYMONETRO
Leonora Addio
valutazione media:
3,27
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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PIRANDELLIANAMENTE TAVIANIdi Antonio MirediFeedback: 111 | altri commenti e recensioni di Antonio Miredi |
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venerdì 25 febbraio 2022 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Come raccontare un film non “raccontabile”? Partendo da Pirandello, e da un suo aforisma: “Chi vive, quando vive, non si vede: vive. Se uno può vedere la propria vita, è segno che non la sta vivendo più: la subisce, la trascina.” Pirandello non potendola “vivere” immagina la sua morte scrivendone le ultime disposizioni testamentarie. Un funerale senza solennità, nella nudità di una cassa di legno per poi incenerire il corpo e poter infine depositare le ceneri nella pietra viva della campagna della nativa Agrigento. Disposizioni spiazzanti per un film spiazzante che parte propria da questo funerale non funerale, al suo tormentato viaggio nel tempo, con tutto il fastidio e la cura verso la morte di un corpo e un autore disturbante per l'Italia fascista e posfascista. Taviani torna a Pirandello ma senza questa volta il fratello Vittorio, scomparso da poco. Un film omaggio a questo fratello con cui il film era maturato già subito dopo Kaos, un fratello la cui assenza è presente nel senso della morte e di un lutto da elaborare, e un omaggio allo stesso Pirandello la cui vita è stata solo e sempre Teatro, al punto da sentirsi persino al momento della premiazione del Nobel a Stoccolma come uomo profondamente solo e triste. Un film in due parti non unitario ma non separabile, in un bianco e nero, con spezzoni di cinema del neorealismo, e l'altra di un colore trafiggente come un chiodo. E “Il chiodo” è proprio il titolo dell'ultima novella scritta da Pirandello, pochi mesi prima di morire. Un funerale grottesco e la storia di un bambino costretto a lasciare la sua terra per l'America, sradicato e senza la capacità di un recupero di memoria di senso sacrale della vita che ha bisogno sempre di continuità, se non solo attraverso la morte del suo stesso futuro, affidato solo al gesto pietoso di una fedeltà vissuta come espiazione davanti a un cippo funerario. Tutto nella circolarità pirandelliana di verità e finzione, assurdità e mistero. Inutile pirandellianamente cercare un senso attraverso la novella che dà il titolo al film, Eleonora addio, del tutto assente come storia. Una grande prova registica per Paolo Taviani, quasi un personale testamento, e nella parte con protagonisti i bambini, forse un apologo per il nostro tempo, orfano di un futuro incapace di essere pensato se non attraverso il senso di una morte sempre presente. Antonio Miredi
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