ralphscott
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sabato 28 gennaio 2023
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i pionieri della celluloide
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Lunga, roboante sarabanda che fa rivivere l'età d'oro del cinema hollywoodiano, quando si girava senza tregua in assenza di certezze, tranne quella di uno sterminato bacino di pubblico con tanta voglia di sognare e poche altre distrazioni all'altezza. La cinepresa si adagia sulla festa che non conosce limiti, un baccanale dove tutto può succedere, anche di veder un pachiderma attraversare gli opulenti saloni dove gli invitati danzano e si accoppiano ebbri di cocaina. Mi sono divertito in tanti momenti, talvolta inverosimili come quando Pitt-Gilbert cade dal balcone, rompe le tegole e finisce in piscina o assistendo al complicato approccio al sonoro, anche per le maestranze. Tante sono le allusioni ad episodi reali, come l'incidente accaduto al grasso comico Fatty Arbukle che assiste al trapasso di un attricetta in overdose.
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Lunga, roboante sarabanda che fa rivivere l'età d'oro del cinema hollywoodiano, quando si girava senza tregua in assenza di certezze, tranne quella di uno sterminato bacino di pubblico con tanta voglia di sognare e poche altre distrazioni all'altezza. La cinepresa si adagia sulla festa che non conosce limiti, un baccanale dove tutto può succedere, anche di veder un pachiderma attraversare gli opulenti saloni dove gli invitati danzano e si accoppiano ebbri di cocaina. Mi sono divertito in tanti momenti, talvolta inverosimili come quando Pitt-Gilbert cade dal balcone, rompe le tegole e finisce in piscina o assistendo al complicato approccio al sonoro, anche per le maestranze. Tante sono le allusioni ad episodi reali, come l'incidente accaduto al grasso comico Fatty Arbukle che assiste al trapasso di un attricetta in overdose. La magnetica protagonista Margot Robbie mi ricorda fisicamente Joan Crawford, anche per determinazione, ma sappiamo come la famosa star ebbe ben altra fortuna. Questo é cinema per sognare ma altresì puro intrattenimento che non rinuncia a stimolare momenti di riflessione sulla gestione del successo e, soprattutto della sua fine. La proiezione potrebbe risultare greve per chi non sia cresciuto nel culto della settima arte nelle sue origini, il muto ed il successivo decennio.
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(di serpina)
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samanta
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martedì 31 gennaio 2023
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una la la land al contrario
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Confrontando il capolavoro La La Land con questo film, si può affermare che affrontano lo stesso argomento: l'aspirazione dei protagonisti di affermarsi nel mondo dello spettacolo, solo che in Babylon i sogni naufragono miseramente. Ambientato a Los Angeles nel 1926 nel culmine del cinema muto, i principali protagonisti sono 3: Jack Conrad star, eroe romantico alla Clark Gable che cambia continuamente mogli e donne, Nellie Le Roy (Margot Robbie) giovane disinvolta che ad ogni costo vuole diventare star, "Manny" Torres giovane messicano che vuole entrare nel mondo del cinema. Jack con all'avvento del sonoro dopo il 1928 entra in crisi,dopo vari insuccessi si adatta a film di serie B e poi si suicida.
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Confrontando il capolavoro La La Land con questo film, si può affermare che affrontano lo stesso argomento: l'aspirazione dei protagonisti di affermarsi nel mondo dello spettacolo, solo che in Babylon i sogni naufragono miseramente. Ambientato a Los Angeles nel 1926 nel culmine del cinema muto, i principali protagonisti sono 3: Jack Conrad star, eroe romantico alla Clark Gable che cambia continuamente mogli e donne, Nellie Le Roy (Margot Robbie) giovane disinvolta che ad ogni costo vuole diventare star, "Manny" Torres giovane messicano che vuole entrare nel mondo del cinema. Jack con all'avvento del sonoro dopo il 1928 entra in crisi,dopo vari insuccessi si adatta a film di serie B e poi si suicida. Nellie ragazza sconosciuta, durante un'orgia nella casa di un produttore riesce a ottenere una parte sostituendo l'attrice entrata in overdose, si adatta al sonoro ma è preda dei suoi vizi, (sesso, droga e gioco d'azzardo) coinvolgendo Manny che l'ama follemente non ricambiato ma che riesce a diventare produttore.esecutivo, vorrebbe sposare Nellie ma questa sempre sfugge e verrà trovata morta nel suo letto a soli 34 anni nel 1938 quando c'é l'avvento del colore. Manny è dovuto fuggire da L.A. nel 1936 perché inseguito dalla mafia per i debiti di gioco di Nellie, ritornerà nel 1952 a visitare L.A. con moglie e figlioletta, vive a New York dove ha un negozio di radio. I 3 personaggi sono circondati da altri minori personaggi alcuni reali come il mitico e geniale produttore Irving Thalberg n. 2 della MGM.
Il fim ha avuto una lunga gestazione costato circa 80 milioni, si sta rivelando un flop commerciale con recensioni contrastanti, presente criticità: è prolisso, dura 188 minuti, avrebbero dovuto essere tagliati almeno 40 minuti, alcune scene sono superflue ai fini della vicenda ad esempio: il tragitto iniziale dell'elefante alla collina dove sorge il castello del produttore dove si svolgerà un'orgia colossale, la scena dei piani sotterranei della casa del boss mafioso(veri gironi infernali danteschi) in cui ogni livello si vedono scene di orge e di violenza. Inoltre negativo è il tono enfatico e ridondante sopra le righe, nel periodo del muto gli eccessi sessuali l'uso di droga e alcool (c'era il proibizionismo) erano manifestati pubblicamente, ma un tono leggero e meno volgare avrebbe favorito nello spettatore un'attenzione maggiornamente. Il Codice Hays del 1934 mise il paravento moralistico a una realtà che continuò la vita dissoluta (ricordiamoci delle orge estreme di Peter Lawford cognato dei fratelli Kennedy a cui partecipavano molti di Hollywood tra cui Marylin Monroe), Nel film si presenta anche un mancato approfondimento psicologico, tra l'altro Margot Robbie avrebbe dovuto impersonare l'attrice Claire Bow di cui rimangono però nel film continui riferimenti specie la sua insaziabilità sessuale: ad ogni vittoria della squadra di football dei "Trojans" li intratteneva tutti, così come la sua relazione con Gary Cooper ("il mulo del Montana"). La parte buona del film è l'amore per il cinema, visto come il momento magico in cui lo spettatore si immerge con la fantasia in un mondo diverso, la consapevolezza che quel tipo di comunicazione è finito o forse si trasformerà in qualcosa di diverso. Bene ha fatto Chazelle a descrivere un mondo in cui contavano denaro, sesso, potere, droga e non un mondo di favole, buona la colonna musicale di Justin Hurwitz anche se non c'è il tocco magico di La La Land, ottimi la scenografia e i costumi. Molto bene la recitazione di Brad Pitt, un Cark Gable ante litteram e di Margot Robbie che è diventata un'attrice completa senza necessità di mostrarsi nuda, discreto Diego Calva. Un film da vedere anche perché è eccezionale la capacità tecnica del regista specie l'utilizzo efficace dei piani sequenza, certo che Babylon ci perde nel confronto con Cantando sotto la pioggia richiamato, fin troppo, nel film.
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valeria cicerchia
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sabato 4 febbraio 2023
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consigliato perché particolare
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Appena inizi a vedere il film hai subito la sensazione che è qualcosa di particolare.... Innanzitutto l inizio è anche un po' divertente poi non è monotono o noioso..... Strana la parte che Brad Pitt faccia la parte di un attore sfigato.... Però è originale anche per questo. A me ha coinvolto e difficile trovare film non banali che ti propongano qualcosa di nuovo. Solo alla fine un po' dilungato. 4 su 5 darei.
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imperior max
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lunedì 23 gennaio 2023
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un monito agrodolce quanto motivante e viscerale per apprezzare la sala e il cinema.
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Un sabato pomeriggio fruttato anche bene con BABYLON (2022) di Damien Chazelle. Un attore all’apice della sua carriera, un’aspirante attrice di talento, un tuttofare messicano e un trombettista nero vivranno delle vicende sul set magico e sperimentale cinematografico e nei retroscena festanti e roboanti degli anni ‘20 e ‘30. Il tutto con la svolta dell’avvento del sonoro che cambierà non poco le loro vite tra squallori, decadimenti, ipocrisie e crisi. Sarà servito a qualcosa il loro ruolo su questa terra?
Sarò sincero, di Chazelle ho purtroppo visto pochi minuti di La La Land e poi ho mollato (i musical proprio non ci riesco a vederli), ma Whiplash invece vorrei recuperarlo. In più, sapendo che in America lo hanno snobbato e criticato, avevo voglia di guardarlo con la ghigna sotto il naso e le mani sfreganti.
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Un sabato pomeriggio fruttato anche bene con BABYLON (2022) di Damien Chazelle. Un attore all’apice della sua carriera, un’aspirante attrice di talento, un tuttofare messicano e un trombettista nero vivranno delle vicende sul set magico e sperimentale cinematografico e nei retroscena festanti e roboanti degli anni ‘20 e ‘30. Il tutto con la svolta dell’avvento del sonoro che cambierà non poco le loro vite tra squallori, decadimenti, ipocrisie e crisi. Sarà servito a qualcosa il loro ruolo su questa terra?
Sarò sincero, di Chazelle ho purtroppo visto pochi minuti di La La Land e poi ho mollato (i musical proprio non ci riesco a vederli), ma Whiplash invece vorrei recuperarlo. In più, sapendo che in America lo hanno snobbato e criticato, avevo voglia di guardarlo con la ghigna sotto il naso e le mani sfreganti. Dopo ho capito perché. E’ troppo lungo (Mai osassero dirlo dei cinecomics!), inconcludente, con tanti eccessi, linguaggio il più delle volte lacerante (usano non poche volte la parola con la “n”, maledetto politically correct!) e senza un perché definito di tale film. Si vede che gli americani o sono rammolliti o non hanno mai visto Pasolini o Tinto Brass o si fermano alle apparenze. Effettivamente il montaggio è allungato di venti minuti di troppo. Perlomeno hanno azzeccato il Golden Globe per la colonna sonora che effettivamente è bella figa, ben arrangiata e inserita benissimo nel film, specialmente il pezzo Voodoo Mama.
Io l’ho trovato a tratti un mezzo capolavoro perché osa tantissimo. Non si vergogna di mostrare l’eccesso più impensabile dove effettivamente servirebbe, ma soprattutto senza svilirne il concetto; tra nudi, droga, alcol, violenza, cagate, pisciate e molto altro. Il divertimento c’è e a volontà, l’ironia è spessa e tagliente come uno spadone Claymore scozzese. Non mancano inoltre i dietro le quinte nei set cinematografici su come lavorassero all’epoca col cinema muto; la scena con il sonoro nuovo è di un morire dal ridere incredibile, di pancia e di testa. Dalla seconda metà il ritmo cambia, la situazione diventa man man meno caciarona e sempre più grottesca, riflessiva, drammatica e a tratti disturbante, ma senza mancare di coinvolgere lo spettatore.
Parla di tante tematiche: il sentirsi disadattati coi tempi che cambiano, il ruolo effettivo e profondo che hanno gli attori e gli autori per l’arte e per la storia, le ipocrisie e le falsità dello star sistem, della multi-etnicità e del razzismo malcelato e infine il valore della sala e la magia del cinema che, nonostante gli scandali, gli eccessi, il marciume e le magagne, resteranno intatti, in un modo o nell’altro. Il finale è meraviglioso, meta-cinematograficamente puro, alla Gran Cinema Paradiso e con una speranza radiosa e fruttuosa per il futuro della settima arte. Tutte queste tematiche sono vissute sulla pelle dei personaggi, tutti ben caratterizzati ed interpretati. In particolar modo Brad Pitt che qui è ben inserito, così come un curioso e pungente Tobey Maguire, ma più di tutti è Margot Robbie; pluri-espressiva, bellissima e che buca lo schermo come una trivella petrolifera. Lei, insieme a Ana De Armas, valgono tutti i Golden Globe dati purtroppo a buffo quest’anno, non oso dire per gli Oscar.
Oggi, se cent’anni fa il cinema era sempre più ricercato dalle masse e da più classi sociali, temo che stia diventando sempre più elitario a causa dello streaming un po’ sopravvalutato, con tutti i pregi. Il film non è altro che un invito a valorizzare il cinema e la sala e che sanno fare di tutto.
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gabriella
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sabato 1 aprile 2023
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c''era una volta.....
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La magia, il fascino, l'amore per la settima arte , nel film di Chazelle è espresso in un delirio di immagini e scene eccessive e selvagge e non mi riferisco al baccanale di apertura, ma in generale, il mondo disinibito e volgare che trova la sua espressione nell'alcool e la droga , il sesso, ma anche la crudeltà di un ingranaggio spietato che stritola le vite dopo averle esaltate. Siamo negli anni 20, epoca che segna il passaggio dal cinema muto al sonoro , è il declino di mondo che deve lasciare lo spazio a una nuova era, cambiano i costumi, si modera il linguaggio e si va verso una visione più “ elegante”, un’immagine più sofisticata e più puritana, si richiede trasformazione, evoluzione.
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La magia, il fascino, l'amore per la settima arte , nel film di Chazelle è espresso in un delirio di immagini e scene eccessive e selvagge e non mi riferisco al baccanale di apertura, ma in generale, il mondo disinibito e volgare che trova la sua espressione nell'alcool e la droga , il sesso, ma anche la crudeltà di un ingranaggio spietato che stritola le vite dopo averle esaltate. Siamo negli anni 20, epoca che segna il passaggio dal cinema muto al sonoro , è il declino di mondo che deve lasciare lo spazio a una nuova era, cambiano i costumi, si modera il linguaggio e si va verso una visione più “ elegante”, un’immagine più sofisticata e più puritana, si richiede trasformazione, evoluzione. Le cose non si mettono bene per Nelly Le Roy, sensuale funny girl senza un vero talento e per Jack Conrad divo del muto, collezionista di matrimoni, attaccato alla bottiglia , ma insicuro e spaventato all’idea del cambiamento, ma può essere invece la grande occasione per Manny, ragazzo messicano che sogna di far parte di un set cinematografico. Si balla sulle rovine di un viale al tramonto , si consumano gli eccessi e le ossessioni, si accumula l’opulenza e la si si getta nella discarica , fino alle fogne di un substrato allucinante e dal liquame infetto, è la decadenza , gli ultimi agonizzanti giorni di un mondo che scompare carico di nostalgia, con lo sguardo al passato. Non si salva nessuno,, quello che aveva dominato adesso è superato, ciò che aveva brillato, adesso si è spento, rimangono solo gli scarafaggi che si muovono al buio. Chazielle alimenta un sogno vorace fino quasi a soffocarsi, si muove in questa baraonda visiva come un elefante che irrompe in una festa, c’è tanta roba, troppa, così come troppi sono i personaggi, a discapito dei protagonisti che non sempre sono ben delineati e approfonditi,effimeri come la fama di cui sono impastati e dalla quale non si vuole uscire. Alcuni hanno detto che è un film che si ama o che si detesta senza vie di mezzo, ma non sono d’accordo, l’ho guardato volentieri anche se non l’ho particolarmente amato anche se il concentrato di video della commovente scena finale mi ha ricordato £ Nuovo cinema Paradiso”e l’omaggio al cinema da parte di chi lo fa per mestiere, e sopratutto per passione.
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[+] un eccesso di fantasia
(di samanta)
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serpina
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martedì 23 aprile 2024
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tre ore di cinema molto interessante.
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Era prevedibile che questo film non piacesse al grande pubblico: troppo caotico, eccessivo, iper-recitato, a tratti marcatamente (volutamente?) sgradevole, quasi repellente... Lunghissimo peraltro, sebbene, a mio avviso, MAI interminabile: l'ho guardato fino in fondo senza avere la tentazione di smettere, cosa che invece ho fatto dopo pochi minuti con La LA Land (ma ammetto che in questo caso si trattava di un pregiudizio personale: da sempre detesto i musical e li evito senza esitazione). Mi trovo d'accordo con la recensione del sito, laddove si rileva che questo film ha ambizioni di classicità "storica" senza riuscire a creare un immaginario sul periodo storico narrato. A questo particolare fine era più funzionale il celeberrimo doppio libro di Kenneth Anger, principale riferimento di quest'opera, già dal titolo.
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Era prevedibile che questo film non piacesse al grande pubblico: troppo caotico, eccessivo, iper-recitato, a tratti marcatamente (volutamente?) sgradevole, quasi repellente... Lunghissimo peraltro, sebbene, a mio avviso, MAI interminabile: l'ho guardato fino in fondo senza avere la tentazione di smettere, cosa che invece ho fatto dopo pochi minuti con La LA Land (ma ammetto che in questo caso si trattava di un pregiudizio personale: da sempre detesto i musical e li evito senza esitazione). Mi trovo d'accordo con la recensione del sito, laddove si rileva che questo film ha ambizioni di classicità "storica" senza riuscire a creare un immaginario sul periodo storico narrato. A questo particolare fine era più funzionale il celeberrimo doppio libro di Kenneth Anger, principale riferimento di quest'opera, già dal titolo. In Hollywood Babilonia, gli eccessi e le dissolutezze - sempre rigorosamente in bianco e nero - erano espliciti e mitologici al tempo stesso, come circonfusi da un'aura gossippara di improbabilitá e inarrivabilitá dei protagonisti, i DIVI di quel'epoca e SOLO di quella... Qui sfilano sullo schermo a colori, i veri autori degli eccessi - attori, registi, produttori - approdati alla mitologia senza possedere una sostanza all'altezza del mito e quindi letteralmente sommersi dalla mediocrità del proprio essere, tra vomito, escrementi e urina. Il pubblico non poteva apprezzare a fondo il falò generalizzato e spudorato delle icone hollywoodiane, ma in compenso l'hanno fatto i cinefili e alcuni critici, incantati dalla descrizione farsesca della Hollywood delle origini, tra set multipli e comparse male in arnese, approssimazioni registiche e ridicoli incidenti sul lavoro, cineprese trasportate in ambulanza per approfittare della luce solare, infiniti ciack nei primi set 'sonori". Un qualcosa di avventuroso, fantasioso e coraggioso che credevamo esclusivo di Cinecittá e dei set di Fellini. Che peraltro il regista cita tra i suoi referenti, insieme all'Altman "corale" e chiassoso di Nashville. Insomma: ho sicuramente apprezzato e rapidamente dimenticato la mancanza di "immaginario", forse perché penso che il regista abbia scelto consapevolmente di farne a meno, per ragioni stilistiche ma anche concettuali: l'immaginario su Hollywood è già stato creato tante volte e molto bene: ora non serve più. Grande performance di Brad Pitt, alle prese con un substrato umano sul quale gli è certamente capitato di riflettere. Belli i dialoghi tra lui e l'attrice di teatro/giornalista di gossip, che denotano un alto tasso di consapevolezza che all'epoca non poteva mancare tra gli addetti ai lavori, all'insaputa del pubblico.
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pat bateman
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domenica 29 gennaio 2023
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mezzo passo falso di chazelle
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Chiariamoci: a me CHazelle non sta sul cazzo.. però devo ammettere che non sono un suo grande estimatore (mi è piaciuto La La Land e pure Whiplash e The First Man). Secondo me, il problema di questo film sta tutto nella sceneggiatura perchè il reparto tecnico non è fatto malissimo (volendo chiudere un occhio), a volte c'è qualche dolly di troppo, qualche virtuosismo che poteva essere evitato però la colonna sonora è buona, coì come la fotografia e il reparto sonoro, la recitazione è ok anche se avolte un pò, troppo, sopra le righe. Il punto è che nella seconda parte del film, specialmente nell'atto finale ti scendono (scusate il francesismo) le palle fin sotto i piedi per quanto il film è prolisso, ad un certo punto sembra non finire più: *SPOILER* negli ultimi cinque minuti, c'è Manny (il protagonista) che si trova al cinema e ripensa a tutta la sua avventura a Hollywood, ripercorrendo "mentalmente" le vicende del film e, nel mentre, parte una carrellata di immagini che vanno dal cinema di Meliès a Kubrick, un omaggio al cinema ma che è fin troppo lungo e pomposo, non sai mai quando starà per finire.
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Chiariamoci: a me CHazelle non sta sul cazzo.. però devo ammettere che non sono un suo grande estimatore (mi è piaciuto La La Land e pure Whiplash e The First Man). Secondo me, il problema di questo film sta tutto nella sceneggiatura perchè il reparto tecnico non è fatto malissimo (volendo chiudere un occhio), a volte c'è qualche dolly di troppo, qualche virtuosismo che poteva essere evitato però la colonna sonora è buona, coì come la fotografia e il reparto sonoro, la recitazione è ok anche se avolte un pò, troppo, sopra le righe. Il punto è che nella seconda parte del film, specialmente nell'atto finale ti scendono (scusate il francesismo) le palle fin sotto i piedi per quanto il film è prolisso, ad un certo punto sembra non finire più: *SPOILER* negli ultimi cinque minuti, c'è Manny (il protagonista) che si trova al cinema e ripensa a tutta la sua avventura a Hollywood, ripercorrendo "mentalmente" le vicende del film e, nel mentre, parte una carrellata di immagini che vanno dal cinema di Meliès a Kubrick, un omaggio al cinema ma che è fin troppo lungo e pomposo, non sai mai quando starà per finire. Inoltre, il personaggio di Tobey Maguire mi è piaciuto, mi ha divertito ma l'ho trovato completamente fuori luogo, un personaggio, le cui scene potevano essere tagliate abbondantemente. Chazelle ha voluto imitare un pò troppo Scorsese da qualche parte (vedi nani ai party) e Kubrick dall'altra (vedi feste esoteriche di ogni tipo), non sempre, ma la maggior parte del tempo sì, e mi spiace dirlo, ma due maestri intoccabili del genere non li puoi imitare. In fondo, Babylon è un buon film (inferiore secondo me a La La Land e Whiplash quindi un passo indietro nella carriera di Chazelle) che si perde e si allunga in alcuni punti, arrivando a anche ad annoiare lo spettatore; ciònonostante, merita comunque una visione in sala.
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fabriziog
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lunedì 30 gennaio 2023
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film duro che voncera'' l''oscar
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Babylon” di Damien Chazelle: l’evocazione biblica del titolo riassume compiutamente il senso caotico del film. L’ouverture richiama quella de “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, seppur in versione di baccanali orgiastici, mentre la storia si snocciola lungo tracciati surreali, grotteschi, crudi, alcune volte sgradevoli alla vista. Il mondo del cinema statunitense degli anni ’20, ’30 e ’40 è travolto dal passaggio dal muto al sonoro e dal bianco e nero al colore. Lo star system e le vecchie glorie sono espulsi dalle Luci della ribalta, opera di Charlie Chaplin sottolineata con una manciata di fotogrammi, che fornisce un sentore agro-dolce come solo il contrasto della poetica mestizia di Chaplin con la virulenza artistica di Chazelle può produrre.
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Babylon” di Damien Chazelle: l’evocazione biblica del titolo riassume compiutamente il senso caotico del film. L’ouverture richiama quella de “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, seppur in versione di baccanali orgiastici, mentre la storia si snocciola lungo tracciati surreali, grotteschi, crudi, alcune volte sgradevoli alla vista. Il mondo del cinema statunitense degli anni ’20, ’30 e ’40 è travolto dal passaggio dal muto al sonoro e dal bianco e nero al colore. Lo star system e le vecchie glorie sono espulsi dalle Luci della ribalta, opera di Charlie Chaplin sottolineata con una manciata di fotogrammi, che fornisce un sentore agro-dolce come solo il contrasto della poetica mestizia di Chaplin con la virulenza artistica di Chazelle può produrre.
Il suicidio è la tragica quanto naturale conseguenza in un trancio di umanità nel quale l’apparire è l’alfa e l’omega.
La complessità è l’autentica trama di questa pellicola, spudorata e disturbante, laddove dietro il luccichio del set v’è l’abisso infernale, le bolge dantesche dove tutti (tranne uno) precipitano. La discesa agli inferi richiama “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese, anche se in “Babylon” tutto è accentuato e forzato, tanto da potersi accostare le raffigurazioni degli spazi, dei volti e degli atteggiamenti corporei e psichici alle rappresentazioni pittoriche terrifiche e oniriche di Bosch e Bruegel.
Le tecniche cineastiche e le immagini sono perfette. La narrazione - incisiva, brutale, dura e ritmata da un assordante swing e jazz - insiste sulla naturale ferocia regnante nelle riprese sceniche, durante le quali i morti sono solo effetti collaterali. L’ossessione per la perdita dello scettro della fama devasta le esistenze dei protagonisti, a partire da quelle di Jack Conrad (Brad Pitt) e Clara Bow (Margot Robbie).
Il set cinematografico come metafora della ambientazione entro cui sono calate le nostre vite, la pornografia mentale e morale, che governa la coralità delle “marionette” saltellanti sul palcoscenico, è la medesima di quella di tanti comuni mortali che impegnano il tempo a trotterellare e sgambettare per riempire le proprie vite vuote con altro vuoto.
I Premi Nobel fioccheranno anche se le tre ore di proiezione non sono agevolmente digeribili.
Fabrizio Giulimondi
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giuseppe ardizzone
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giovedì 9 febbraio 2023
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hollywood babilonia , tutto comincia così!
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Damien Chazelle ci parla del suo amore per il cinema , un’arte che, come dice un suo personaggio, non è mai di “seconda scelta” perché riesce ad arrivare al grande pubblico. La sala cinematografica è descritta come il luogo in cui lo spettatore ha la possibilità di dimenticare i suoi problemi . Evadere da se stesso per tuffarsi con l’immaginazione all’interno della vita dei personaggi che guarda sullo schermo ed in cui magicamente si immedesima. Partecipare a questi film , essere sul set, è il sogno dei protagonisti per poter fare parte di qualcosa di più importante di quello che accade ogni giorno e rimanere nel tempo .
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Damien Chazelle ci parla del suo amore per il cinema , un’arte che, come dice un suo personaggio, non è mai di “seconda scelta” perché riesce ad arrivare al grande pubblico. La sala cinematografica è descritta come il luogo in cui lo spettatore ha la possibilità di dimenticare i suoi problemi . Evadere da se stesso per tuffarsi con l’immaginazione all’interno della vita dei personaggi che guarda sullo schermo ed in cui magicamente si immedesima. Partecipare a questi film , essere sul set, è il sogno dei protagonisti per poter fare parte di qualcosa di più importante di quello che accade ogni giorno e rimanere nel tempo . Per raccontarci il suo amore per il cinema Chazelle sceglie di cominciare dalla realtà cinematografica degli anni 20 a Hollywood. Nelle prime scene del film, all’interno di una grande festa sfrenata ci vengono presentati i personaggi principali del film e la loro vita sarà la lente attraverso cui guarderemo la transizione fra il cinema muto ed il sonoro . Quello che non è spiegato è che questo passaggio si accompagna ad uno dei periodi storici più complessi della realtà americana .I ruggenti anni venti verranno travolti dalla crisi economica del 1929 con il crollo di Wall Street e l’inizio della Grande Depressione. Mentre l’avvento del sonoro modifica il ruolo degli artisti, contemporaneamente la stessa industria cinematografica si trova a dover migliorare la propria organizzazione produttiva e puntare su di un allargamento del pubblico. Successivamente al varo del New Deal di Roosevelt, venne dato al cinema un ruolo importante per la ripresa psicologica della popolazione. Si decise di creare un codice di autocensura della produzione cinematografica: Il Codice Hays. Chi trasgrediva non poteva distribuire il film nelle sale. Il nuovo cinema sonoro chiedeva non solo che gli attori fossero in grado di recitare bene con la propria voce ma anche che conducessero una vita non scandalosa. E’ questo il nuovo clima a cui i nostri protagonisti dovranno adattarsi per continuare a vivere all’interno del mondo del cinema e per molti sarà un’impresa impossibile. Vi è in qualche modo forse nel film di Chazelle una sottovalutazione dell’importanza del nuovo legame fra il cinema e le istanze sociali del New Deal che vengono descritte come espressione di una borghesia ipocrita che blocca lo spirito libero degli artisti. Alla fine per Chazelle l’importante è che ognuno , a modo suo , abbia nel suo periodo d’oro , contribuito alla realizzazione di quella macchina fantastica , di quel sogno collettivo che si chiama cinema e di cui ogni spettatore è grato
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giuseppe ardizzone
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giovedì 9 febbraio 2023
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hollywood babilonia , tutto comincia così!
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Damien Chazelle ci parla del suo amore per il cinema , un’arte che, come dice un suo personaggio, non è mai di “seconda scelta” perché riesce ad arrivare al grande pubblico. La sala cinematografica è descritta come il luogo in cui lo spettatore ha la possibilità di dimenticare i suoi problemi . Evadere da se stesso per tuffarsi con l’immaginazione all’interno della vita dei personaggi che guarda sullo schermo ed in cui magicamente si immedesima. Partecipare a questi film , essere sul set, è il sogno dei protagonisti per poter fare parte di qualcosa di più importante di quello che accade ogni giorno e rimanere nel tempo .
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Damien Chazelle ci parla del suo amore per il cinema , un’arte che, come dice un suo personaggio, non è mai di “seconda scelta” perché riesce ad arrivare al grande pubblico. La sala cinematografica è descritta come il luogo in cui lo spettatore ha la possibilità di dimenticare i suoi problemi . Evadere da se stesso per tuffarsi con l’immaginazione all’interno della vita dei personaggi che guarda sullo schermo ed in cui magicamente si immedesima. Partecipare a questi film , essere sul set, è il sogno dei protagonisti per poter fare parte di qualcosa di più importante di quello che accade ogni giorno e rimanere nel tempo . Per raccontarci il suo amore per il cinema Chazelle sceglie di cominciare dalla realtà cinematografica degli anni 20 a Hollywood. Nelle prime scene del film, all’interno di una grande festa sfrenata ci vengono presentati i personaggi principali del film e la loro vita sarà la lente attraverso cui guarderemo la transizione fra il cinema muto ed il sonoro . Quello che non è spiegato è che questo passaggio si accompagna ad uno dei periodi storici più complessi della realtà americana .I ruggenti anni venti verranno travolti dalla crisi economica del 1929 con il crollo di Wall Street e l’inizio della Grande Depressione. Mentre l’avvento del sonoro modifica il ruolo degli artisti, contemporaneamente la stessa industria cinematografica si trova a dover migliorare la propria organizzazione produttiva e puntare su di un allargamento del pubblico. Successivamente al varo del New Deal di Roosevelt, venne dato al cinema un ruolo importante per la ripresa psicologica della popolazione. Si decise di creare un codice di autocensura della produzione cinematografica: Il Codice Hays. Chi trasgrediva non poteva distribuire il film nelle sale. Il nuovo cinema sonoro chiedeva non solo che gli attori fossero in grado di recitare bene con la propria voce ma anche che conducessero una vita non scandalosa. E’ questo il nuovo clima a cui i nostri protagonisti dovranno adattarsi per continuare a vivere all’interno del mondo del cinema e per molti sarà un’impresa impossibile. Vi è in qualche modo forse nel film di Chazelle una sottovalutazione dell’importanza del nuovo legame fra il cinema e le istanze sociali del New Deal che vengono descritte come espressione di una borghesia ipocrita che blocca lo spirito libero degli artisti. Alla fine per Chazelle l’importante è che ognuno , a modo suo , abbia nel suo periodo d’oro , contribuito alla realizzazione di quella macchina fantastica , di quel sogno collettivo che si chiama cinema e di cui ogni spettatore è grato
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