L'incredibile storia dell'Isola delle Rose

   
   
   

Un’utopia urbana Valutazione 3 stelle su cinque

di vanessa zarastro


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giovedì 10 dicembre 2020

 L’incredibile storia dell’isola delle roseprende spunto da un fatto reale accaduto una cinquantina di anni fa: le vicende di Giorgio Rosa (interpretato nel film da un Elio Germano un pò stralunato), un giovane ingegnere bolognese che aveva costruito un’isola nel mar Adriatico a 500 mt dal confine delle acque italiane, all’altezza tra Cesenatico e Rimini.
Il film è una favola simbolica garbata, esplicativa di uno spirito utopistico tipico di quegli anni ’60. Ripensando a quegli anni, ricordo che la ricerca della libertà andava di pari passo all’impegno politico e, negli anni 1964 e 1965, le proteste si erano estese in molti Atenei statunitensi. Da loro abbiamo importato in Italia alcune modalità anche nelle stesse manifestazioni, così ad esempio la categoria del simbolico ha iniziato a entrare nel politico: le catene, le mani legate, il sangue dipinto.
Tra le ideologie pacifiste c’era anche quella hippy che, in qualche misura, la generazione rappresentata ne “L’incredibile storia dell’isola delle rose” può ricordare anche se
oggi la si può collegare meglio ai nuovi movimenti ecologisti ed indipendentisti. Quella rappresentata però è una gioventù più disimpegnata, in versione estiva, che passa dalla discoteca allo sci nautico e che forse aspira alla libertà inconsciamente e non in maniera esplicita.Nel film è mostrata anche l’ingenuità di una città di provincia disinformata - all’epoca non era così facile essere aggiornati e avere le informazioni - e di un giovane ingegnoso e creativo.
Giorgio Rosa, dopo essersi neo-laureato in Ingegneria all’Università degli studi di Bologna, ha continuato a costruire delle sue invenzioni: dal deltaplano a una macchina elettrica senza targa, che all’epoca, non esisteva e non era quindi permessa. Naturalmente veniva sempre fermato dalla polizia e arrestato perché nessuno poteva infatti capire il portato utopistico delle sue invenzioni. A questo punto ha cominciato a pensare di costruirsi un mondo tutto diverso dove non ci siano né regole né leggi costrittive e ha coinvolto Michele, il suo amico figlio di un industriale locale, per costruire in mare uno zatterone in acciaio di 400 mq, di fronte all’allora Jugoslavia. Man mano ci costruiranno anche un edificio a due piani di gusto monumental-razionalista: un edificio a C attorno a una grande piazza porticata.
Così faranno e ai due si aggiungeranno altri personaggi “diversi”: un naufrago molto poco loquace, una giovane ragazza diciannovenne incinta - non si sa bene di chi - e un ex militare tedesco grande organizzatore di eventi, una sorta di animatore di villaggi ante-litteram. Musiche tutte rigorosamente d’epoca come i vestiti e i telefoni a gettone. Molti sono i ragazzi che, arrivando da tutta la costa, organizzano gite all’Isola dove possono bere e ballare a qualsiasi ora.
L’Isola riscuote successo, così Giorgio decide che è un vero e proprio Stato indipendente essendo in acque extra-territoriali. Si auto-proclama Presidente e nomina gli altri quattro suoi Ministri. Decideranno tutti insieme di utilizzare una lingua ufficiale neutra che sarà l’esperanto per la “
Insulo de la Rozoj”, una lingua ausiliare internazionale costruita a tavolino alla fine dell’Ottocento.
L’iniziativa dell’Isola “libera” avrà un grande successo e arriveranno moltissime domande di cittadinanza da persone italiano man mano anche dall’Europa (quattro anche dagli Stati Uniti!). L’idea dello Stato cresce, quindi Giorgio Rosa invia una domanda di riconoscimento all’ONU e, successivamente la presenterà alla Corte di Salisburgo della costruenda Europa.
Gli anni '60, infatti, erano un buon periodo per l’economia grazie anche al fatto che i paesi dell’UE non applicavano più dazi doganali ai reciproci scambi. È stato inoltre convenuto il controllo comune della produzione alimentare, garantendo così l’approvvigionamento di tutta la popolazione, e ben presto si comincerà a registrare anche un surplus di produzione agricola.
Ma come reagisce il Potere di allora al successo dello Stato indipendente? Giovanni Leone (interpretato da Luca Zingaretti) era il Presidente dell’Italia e il cattivissimo Franco Restivo (un bravissimo Fabrizio Bentivoglio) era il Ministro degli Interni che, insieme, cercheranno in qualche modo di mettere a tacere l’evento, giudicato troppo anarchico. Finiranno ad utilizzare le armi in una “guerra d’invasione” e attaccare lo Stato indipendente con la Andrea Doria per annientare, non solo lo zatterone, ma lo spirito di libertà. Un film senza complicazioni, semplice e divertente dove i buoni e i cattivi sono immediatamente riconoscibili.
Il regista quarantenne Sydney Sibilia ha scritto anche la sceneggiatura del film, assieme a Francesca Manieri e con una consulenza di Walter Veltroni - che aveva scritto il romanzo L’isola e le rose nel 2012. Aveva già riscosso un notevole successo nel 2014 con il film “Smetto quando voglio” ottenendo premi nazionali ed internazionali, infatti ne ha elaborato una trilogia nei due anni successivi. L’incredibile storia dell’isola delle rose” è distribuito da Netflix.

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