jonnylogan
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venerdì 11 dicembre 2020
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sognare non costa nulla
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L’ingegner Giorgio Rosa, appassionato di meccanica, di costruzione di oggetti di ogni genere e poco incline a una professione comune e inquadrata, nel 1968 ha l’idea di costruire oltre sei chilometri dalla Riviera Romagnola, fuori dalle acque territoriali italiane, una piattaforma ribattezzata “L’isola delle Rose” ovvero uno stato libero, indipendente e con una lingua ufficiale (L’esperanto).
Sydney Sybilia ricompone il sodalizio con il regista, amico e produttore Matteo Rovere, con il quale fra il 2014 e il 2017 è giunto al successo con la trilogia di Smetto quando Voglio, esordio fragoroso e fra I più promettenti degli ultimi anni esattamente a metà tra la riflessione sociologica e la commedia.
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L’ingegner Giorgio Rosa, appassionato di meccanica, di costruzione di oggetti di ogni genere e poco incline a una professione comune e inquadrata, nel 1968 ha l’idea di costruire oltre sei chilometri dalla Riviera Romagnola, fuori dalle acque territoriali italiane, una piattaforma ribattezzata “L’isola delle Rose” ovvero uno stato libero, indipendente e con una lingua ufficiale (L’esperanto).
Sydney Sybilia ricompone il sodalizio con il regista, amico e produttore Matteo Rovere, con il quale fra il 2014 e il 2017 è giunto al successo con la trilogia di Smetto quando Voglio, esordio fragoroso e fra I più promettenti degli ultimi anni esattamente a metà tra la riflessione sociologica e la commedia. Questa volta il regista Salernitano mette mano a una vicenda che dalla riviera romagnola è stata storicamente rimossa tanto velocemente come la piattaforma create dall’Ingegner Rosa, un Elio Germano che spogliatosi dai panni di Antonio Ligabue si è nuovamente calato nella parte di un sognatore fuori dagli schemi ma con i piedi ben saldi per terra, o ancora meglio sarebbe dire poggiati sul fondo del mare. Germano, che ha studiato e visitato Bologna per apprenderne usi, costumi e ovviamente la cadenza dialettale, si muove con fare disinvolto fra il sogno paterno di mettere al servizio della comunità la sua inventiva e quello di non piegarsi a una vita comune a quella di tanti altri ingegneri come lui. Oltre al sogno di un uomo che non voleva omologarsi la pellicola, uscita a inizio dicembre per Netflix, vira in direzione della commedia quando a essere coinvolte sono le cariche istituzionali in particolar modo Luca Zingaretti, nella ruolo del Presidente del Consiglio Giovanni Leone, e Fabrizio Bentivoglio in quello del Ministro Dell’Interno Franco Restivo. Unica pecca di una pellicola godibile che ricostrusice romanzando una vicenda caduta nel dimenticatoio, il linguaggio e gli atteggiamenti di una generazione d poco più che ventenni che pare quella d’oggi proiettata nei ‘60ies, nel complesso però si sorride, si riflette sul senso di libertà anarchica e ci si specchia in un passato remoto fatto di un boom economico inarrestabile e a suo modo omologante che solo qualche sognatore avrebbe potuto pensare di incrinare.
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eugenio
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venerdì 11 dicembre 2020
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una reale fiaba sessantottina
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Quanto è incredibile la vicenda dell’Isola delle Rose, disponibile su Netflix dal 9 dicembre?
In giorni in cui ancora vige grande confusione tra diritti e doveri delle azioni, le ali della fantasia, non così lontana dalla realtà di Sydney Sibilia (regista della fortunata trilogia: Smetto quando voglio) e Matteo Rovere, produttore, ci proiettano nel mondo dell’ingegner Giorgio Rosa (interpretato da Elio Germano) che, preda dei suoi astratti furori romagnoli, nella primavera del 1968 costruisce, con l’aiuto di uno scombinato gruppo di amici, compreso un apolide tedesco, una piattaforma artificiale sulla falsariga di quelle petrolifere, al largo di Rimini, fuori dalle acque territoriali, proclamandola stato indipendente.
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Quanto è incredibile la vicenda dell’Isola delle Rose, disponibile su Netflix dal 9 dicembre?
In giorni in cui ancora vige grande confusione tra diritti e doveri delle azioni, le ali della fantasia, non così lontana dalla realtà di Sydney Sibilia (regista della fortunata trilogia: Smetto quando voglio) e Matteo Rovere, produttore, ci proiettano nel mondo dell’ingegner Giorgio Rosa (interpretato da Elio Germano) che, preda dei suoi astratti furori romagnoli, nella primavera del 1968 costruisce, con l’aiuto di uno scombinato gruppo di amici, compreso un apolide tedesco, una piattaforma artificiale sulla falsariga di quelle petrolifere, al largo di Rimini, fuori dalle acque territoriali, proclamandola stato indipendente.
Una vicenda così incredibile da ispirarsi a una storia vera, capace di ragionare sul sottile confine tra conformismo e anticonformismo, a metà tra una pungente critica sociale e una commedia caratterizzata da frequenti dialoghi macchiettistici, forse talune volte apparentemente superficiali, ma capaci di trovare uno stile compiuto nell’analisi della rivoluzione creativa del protagonista che coinvolge, a breve, una comunità ribelle, desiderosa ancora di credere nella forza dei sogni e delle scelte.
Nella prima parte dell’incredibile storia dell’isola delle rose, sembra questo il cuore del film: qui vediamo il buon Giorgio Rosa, spirito sui generis esaltare, sin dalle prime scene (con un auto da lui realizzata che sfreccia tra i portici di Bologna con tanto di arresto conseguente), il libero arbitrio del singolo in lotta contro un sistema conservatore, una dialettica tra diritto positivo e diritto naturale che presto attira gli interessi dell’opinione pubblica; nella seconda, dalla forte risonanza col nostro presente, Sibilia indugia la macchina da presa sulle conseguenze dell’atto di Rosa, sulla reazione del governo di Giovanni Leone (il Montalbano Luca Zingaretti) allora presidente del consiglio e Franco Restivo (il bravissimo e qui lascivo Fabrizio Bentivoglio), Ministro dell’Interno, simbolo di una classe politica algidamente avvinta alla spietata efficienza storica. E per questo Rosa rappresenta la provocazione da abbattere, quella psichedelia inaccettabile da eliminare a tutti i costi, anche a prezzo di una cesura terribile nei confronti di ogni sentimentalismo e desiderio.
In mezzo, Sibilia infarcisce il racconto di tante gag, sul fil rouge della reprimenda sul pensiero, di cui la piattaforma creata da Rosa, assurge a simbolo di libertà al di fuori di ciò che viene giudicato normale e legittimo, o meglio “conformista”, il cui rappresentante, come cantava Gaber era un concentrato di opinioni che quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire. Forse da buon opportunista, si adegua senza farci caso- E vive nel suo paradiso.
Ecco, Giorgio Rosa è esattamente il contrario. E non solo assurge grazie al gigioneggiar pensoso di Elio Germano, ma perché riesce, come da buona commedia che si rispetti, a coniugare il dolce sentimento di un amore con Gabriella (Matilda De Angelis), promessa a un uomo dalla “vita normale”, con l’amarezza di un sogno infranto.
Ecco l’incredibile, una storia assurda da essere vera, sentita, di un paese che a vederlo oggi pare lontanissimo ma che ci insegna, come il nostro protagonista, a liberarci dagli schemi mentali precostituiti per una vita, forse non migliore, ma sicuramente più critica.
Del resto, il fine dell'esistenza è una partita in cui ciascuno di noi giocatori cerca di sfruttare meglio le carte che gli vengono assegnate. Non ci viene chiesto se vogliamo giocare, non ci viene dato di scegliere le carte ma dobbiamo partecipare e sta noi decidere come.E il come lo decidiamo ogni giorno.
E anche se le carte non sono buone, c’è una speranza: quella di ritrovarsi davanti un giocatore che non sa sfruttare le sue potenzialità contro il quale potremmo comunque vincere, oppure scegliere di insegnargli quello che sappiamo e anche se perdiamo, bè, abbiamo vinto lo stesso.
Si può vincere quando si raggiunge un obbiettivo, si può perdere per fare esperienza e migliorare sempre di più. E alla fine... è come non perdere mai. Come Giorgio Rosa ci insegna sino all’ultimo.
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commediante
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domenica 20 dicembre 2020
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un''assurda storia vera
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Il pregio maggiore del film è quello di gettare luce su una storia vera incredibile, stranamente dimenticata nel tempo (all'epoca pare aver fatto scalpore). Sibilia ha il suo stile e anche qui riesce a bilanciare bene una comicità a tratti quasi demenziale con la percepibile realtà del racconto. Cast importante, dove Germano si conferma come uno dei migliori attori italiani che ci sono in circolazione: riesce infatti a rendere bene sia l'idealismo del personaggio che il suo buffo essere sempre fuori posto. Gli altri lo seguono a ruota (tranne la De Angelis, un po' ingessata, più del dovuto del personaggio) con Zingaretti e Bentivoglio che tratteggiano due politici sopra le righe molto divertenti eppure non così dissimili da quelli che possiamo vedere oggi in televisione.
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Il pregio maggiore del film è quello di gettare luce su una storia vera incredibile, stranamente dimenticata nel tempo (all'epoca pare aver fatto scalpore). Sibilia ha il suo stile e anche qui riesce a bilanciare bene una comicità a tratti quasi demenziale con la percepibile realtà del racconto. Cast importante, dove Germano si conferma come uno dei migliori attori italiani che ci sono in circolazione: riesce infatti a rendere bene sia l'idealismo del personaggio che il suo buffo essere sempre fuori posto. Gli altri lo seguono a ruota (tranne la De Angelis, un po' ingessata, più del dovuto del personaggio) con Zingaretti e Bentivoglio che tratteggiano due politici sopra le righe molto divertenti eppure non così dissimili da quelli che possiamo vedere oggi in televisione.
Il difetto del film sta forse nella sua durata, francamente eccessiva, che dopo una prima parte scoppiettante inizia a renderlo a tratti ripetitivo e anche un po' noiosetto. Un'altra cosa che non ho gradito è l'aver tenuto defilato un grande attore francese come Cluzet.
In ogni caso è un film che vale la pena vedere, e la storia vale la pena riscoprirla. Molto bello il finale.
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felicity
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martedì 12 gennaio 2021
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uno scontro universale che parla a tutti
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L’incredibile storia dell’Isola della Rose racconta un folle progetto.
Come i protagonisti di Smetto quando voglio, anche L’incredibile storia dell’Isola delle Rose porta sullo schermo una figura che mette in atto la sua personale ribellione perché, malgrado la preparazione, non riesce a trovare un posto nella società e allora se lo crea da solo.
La sceneggiatura dello stesso regista e di Francesca Manieri resta ancorata alla storia realmente accaduta ma assume al tempo stesso una dimensione favolistica.
Forse è questo il lato più affascinante del film, trainato da Elio Germano con accento bolognese che nelle produzioni Netflix incarna ancora un sognatore sradicato dalla realtà dopo L’uomo senza gravità.
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L’incredibile storia dell’Isola della Rose racconta un folle progetto.
Come i protagonisti di Smetto quando voglio, anche L’incredibile storia dell’Isola delle Rose porta sullo schermo una figura che mette in atto la sua personale ribellione perché, malgrado la preparazione, non riesce a trovare un posto nella società e allora se lo crea da solo.
La sceneggiatura dello stesso regista e di Francesca Manieri resta ancorata alla storia realmente accaduta ma assume al tempo stesso una dimensione favolistica.
Forse è questo il lato più affascinante del film, trainato da Elio Germano con accento bolognese che nelle produzioni Netflix incarna ancora un sognatore sradicato dalla realtà dopo L’uomo senza gravità.
Il film non riesce però a mantenere la spinta iniziale. Dimostra certamente di mettere meglio a fuoco i rapporti privati mentre restano un po’ troppo marginali le figure dei genitori.
I limiti maggiori però si evidenziano nel modo di rappresentare la classe politica dell’epoca con Luca Zingaretti nei panni del Presidente del Consiglio e Fabrizio Bentivoglio in quelli del Ministro dell’Interno che sembra uscita da un film di Paolo Sorrentino.
In più appare un po’ troppo insistita la metafora sugli ideali e la possibilità di cambiare il mondo da parte delle generazioni più giovane, come viene sottolineata dalle immagini del Maggio francese.
Recupera però slancio nel finale. Perché è il momento che sembra staccarsi di nuovo dalla storia. Il desiderio infranto, il sogno che crolla; i protagonisti, Giorgio in testa, tornano a parlare in prima persona a cuore aperto.
L’incredibile storia dell’Isola delle Rose non solo è un film grande, nonostante parta come una commedia piccola, ma riesce ad avere un cast non piccolo. Innanzitutto contrappone metaforicamente (mettendoli da parti opposte della barricata) una generazione di cinema italiano, quella che va da Elio Germano alla ben più giovane Matilda De Angelis, ad un’altra, quella di Luca Zingaretti e Fabrizio Bentivoglio. Inoltre per i ruoli stranieri si può permettere attori come François Cluzet e Tom Wlaschiha, altro dettaglio non scontato per una commedia italiana.
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vanessa zarastro
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giovedì 10 dicembre 2020
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un’utopia urbana
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“L’incredibile storia dell’isola delle rose” prende spunto da un fatto reale accaduto una cinquantina di anni fa: le vicende di Giorgio Rosa (interpretato nel film da un Elio Germano un pò stralunato), un giovane ingegnere bolognese che aveva costruito un’isola nel mar Adriatico a 500 mt dal confine delle acque italiane, all’altezza tra Cesenatico e Rimini.
Il film è una favola simbolica garbata, esplicativa di uno spirito utopistico tipico di quegli anni ’60. Ripensando a quegli anni, ricordo che la ricerca della libertà andava di pari passo all’impegno politico e, negli anni 1964 e 1965, le proteste si erano estese in molti Atenei statunitensi.
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“L’incredibile storia dell’isola delle rose” prende spunto da un fatto reale accaduto una cinquantina di anni fa: le vicende di Giorgio Rosa (interpretato nel film da un Elio Germano un pò stralunato), un giovane ingegnere bolognese che aveva costruito un’isola nel mar Adriatico a 500 mt dal confine delle acque italiane, all’altezza tra Cesenatico e Rimini.
Il film è una favola simbolica garbata, esplicativa di uno spirito utopistico tipico di quegli anni ’60. Ripensando a quegli anni, ricordo che la ricerca della libertà andava di pari passo all’impegno politico e, negli anni 1964 e 1965, le proteste si erano estese in molti Atenei statunitensi. Da loro abbiamo importato in Italia alcune modalità anche nelle stesse manifestazioni, così ad esempio la categoria del simbolico ha iniziato a entrare nel politico: le catene, le mani legate, il sangue dipinto.
Tra le ideologie pacifiste c’era anche quella hippy che, in qualche misura, la generazione rappresentata ne “L’incredibile storia dell’isola delle rose” può ricordare anche se oggi la si può collegare meglio ai nuovi movimenti ecologisti ed indipendentisti. Quella rappresentata però è una gioventù più disimpegnata, in versione estiva, che passa dalla discoteca allo sci nautico e che forse aspira alla libertà inconsciamente e non in maniera esplicita.Nel film è mostrata anche l’ingenuità di una città di provincia disinformata - all’epoca non era così facile essere aggiornati e avere le informazioni - e di un giovane ingegnoso e creativo.
Giorgio Rosa, dopo essersi neo-laureato in Ingegneria all’Università degli studi di Bologna, ha continuato a costruire delle sue invenzioni: dal deltaplano a una macchina elettrica senza targa, che all’epoca, non esisteva e non era quindi permessa. Naturalmente veniva sempre fermato dalla polizia e arrestato perché nessuno poteva infatti capire il portato utopistico delle sue invenzioni. A questo punto ha cominciato a pensare di costruirsi un mondo tutto diverso dove non ci siano né regole né leggi costrittive e ha coinvolto Michele, il suo amico figlio di un industriale locale, per costruire in mare uno zatterone in acciaio di 400 mq, di fronte all’allora Jugoslavia. Man mano ci costruiranno anche un edificio a due piani di gusto monumental-razionalista: un edificio a C attorno a una grande piazza porticata.
Così faranno e ai due si aggiungeranno altri personaggi “diversi”: un naufrago molto poco loquace, una giovane ragazza diciannovenne incinta - non si sa bene di chi - e un ex militare tedesco grande organizzatore di eventi, una sorta di animatore di villaggi ante-litteram. Musiche tutte rigorosamente d’epoca come i vestiti e i telefoni a gettone. Molti sono i ragazzi che, arrivando da tutta la costa, organizzano gite all’Isola dove possono bere e ballare a qualsiasi ora.
L’Isola riscuote successo, così Giorgio decide che è un vero e proprio Stato indipendente essendo in acque extra-territoriali. Si auto-proclama Presidente e nomina gli altri quattro suoi Ministri. Decideranno tutti insieme di utilizzare una lingua ufficiale neutra che sarà l’esperanto per la “Insulo de la Rozoj”, una lingua ausiliare internazionale costruita a tavolino alla fine dell’Ottocento.
L’iniziativa dell’Isola “libera” avrà un grande successo e arriveranno moltissime domande di cittadinanza da persone italiano man mano anche dall’Europa (quattro anche dagli Stati Uniti!). L’idea dello Stato cresce, quindi Giorgio Rosa invia una domanda di riconoscimento all’ONU e, successivamente la presenterà alla Corte di Salisburgo della costruenda Europa. Gli anni '60, infatti, erano un buon periodo per l’economia grazie anche al fatto che i paesi dell’UE non applicavano più dazi doganali ai reciproci scambi. È stato inoltre convenuto il controllo comune della produzione alimentare, garantendo così l’approvvigionamento di tutta la popolazione, e ben presto si comincerà a registrare anche un surplus di produzione agricola.
Ma come reagisce il Potere di allora al successo dello Stato indipendente? Giovanni Leone (interpretato da Luca Zingaretti) era il Presidente dell’Italia e il cattivissimo Franco Restivo (un bravissimo Fabrizio Bentivoglio) era il Ministro degli Interni che, insieme, cercheranno in qualche modo di mettere a tacere l’evento, giudicato troppo anarchico. Finiranno ad utilizzare le armi in una “guerra d’invasione” e attaccare lo Stato indipendente con la Andrea Doria per annientare, non solo lo zatterone, ma lo spirito di libertà. Un film senza complicazioni, semplice e divertente dove i buoni e i cattivi sono immediatamente riconoscibili.
Il regista quarantenne Sydney Sibilia ha scritto anche la sceneggiatura del film, assieme a Francesca Manieri e con una consulenza di Walter Veltroni - che aveva scritto il romanzo L’isola e le rose nel 2012. Aveva già riscosso un notevole successo nel 2014 con il film “Smetto quando voglio” ottenendo premi nazionali ed internazionali, infatti ne ha elaborato una trilogia nei due anni successivi. “L’incredibile storia dell’isola delle rose” è distribuito da Netflix.
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