Tutto il mio folle amore |
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Un film di Gabriele Salvatores.
Con Claudio Santamaria, Valeria Golino, Diego Abatantuono, Giulio Pranno.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 97 min.
- Italia 2019.
- 01 Distribution
uscita giovedì 24 ottobre 2019.
MYMONETRO
Tutto il mio folle amore ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Salvatores finge di dare voce ma è un ventriloquio
di antonio bianchiFeedback: |
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lunedì 11 novembre 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Scelgo spesso il film che vedrò muovendomi fra vincoli, l'offerta di titoli proposti, l'essere padre, marito, eccetera. Questa volta i limiti di spazio e tempo sono particolarmente stretti, vado a vedere Tutto il mio folle amore. Non ne ho intuizioni positive dalle due righe lette, non ho guardato il trailer. Sento risonanze che mi sono lontane. "Lo guarderò con spirito di ricerca antropologica", mi dico, come faccio quando devo affrontare incontri che vorrei evitare. Ci sono Gabriele Salvatores con Valeria Golino, Claudio Santamaria, Diego Abatantuono. Uno spiegamento di celebrità che, se spendesse parola, riuscirebbe a far eleggere anche me presidente della repubblica. E a cosa viene messa a disposizione tanta potenza persuasiva? Ne sento arrivare le avvisaglie fin dall'inizio, poi sembrano allontanarsi. Vincent, ragazzo autistico, si comporta come una rappresentazione dell'autismo vorrebbe si comportasse, e il padre naturale è il condensato di deriva sociale che da un road movie ci si aspetta. Ma poi ritorna quel vento viscoso, come quello descritto da Paolini nel suo Vajont, quando l'onda che ha scavalcato la diga sta per arrivare, ed eccolo manifestarsi con Vincent che digita sulla tastiera domande improvvisamente centrate, sintatticamente e semanticamente in sintonia; scrive con la mano del padre sulla spalla, con la comunicazione facilitata. Ecco, riemergono tracce lontane di quel libro di cui avevo sentito, Se ti abbraccio non avere paura. Il padre, il figlio, la motocicletta, e la comunicazione facilitata. Un filone tristemente ricco quello dei libri nati da questa fandonia trasformata dalla volontà di ingannarsi in un'illusione collettiva. In tecnica con tanto di esperti. Ora ripresentatasi con l'acronimo di WOCE, Written Output Comunication Enhancement. Nelle recenti occasioni formative ho riproposto quella slide sulla comunicazione facilitata che negli ultimi tempi avevo lasciato perdere. L'avevo accantonata un po' perché nelle ultime occasioni ci è sembrato necessario focalizzare sul tema dei libri in simboli, sugli elementi linguistici, e sul coinvolgimento del contesto, un po' perché il pericolo di fraintendimento fra comunicazione aumentativa e comunicazione facilitata sembrava ormai superato. Nel presentare il tema in queste ultime occasioni ho quasi avuto una sensazione di volere ribadire cose ormai risapute, e di essere inutilmente enfatico. E invece eccolo, sbocciato come un fiore fresco, nuovo, sostenuto da una potenza di fuoco degna di migliore causa, questo capolavoro di sdoganatura di qualcosa che ha già fatto molto male. Chi non lo conosce provi a leggere o a vedere il film Pulce non c'è. O cerchi il pronunciamento della società internazionale di comunicazione aumentativa su questo. È un modo per sottrarre voce mentre di afferma di volerla dare, una forma di ventriloquio. Nei titoli di inizio si dice che il film non vuole avere intento scientifico. Ma il fatto è che questo film con questi protagonisti e il battage mediatico di corredo ha una forza culturale maggiore di quanta ne possano avere quintali di letteratura scientifica. E fa male vedere attori a cui sei affezionato prestarsi a una simile grave operazione.
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