Roubaix, Une Lumière

Il Maigret figlio di immigrati indaga nell' inferno cittadino

Desplechin, che in molti film è stato il cantore di una generazione di borghesi parigini e il prosecutore ideale di certa nouvelle vague, ogni tanto si concede delle deviazioni dal suo percorso. È il caso di questo film, ispirato a un documentario di qualche anno fa sul commissariato di Roubaix, al confine col Belgio. Sono i giorni successivi al Natale, e i poliziotti hanno a che fare con l' ordinaria amministrazione: una rapina, un' adolescente scappata di casa, un incendio doloso, infine uno stupro e l' omicidio di un' anziana. Il commissario Daoud è un Maigret di una Francia che non c' è più. Figlio di immigrati algerini che sono rientrati in patria, è rimasto solo, e vede la città in cui è cresciuto trasformarsi in un inferno triste. Un tempo polo industriale, Roubaix è la città più povera della Francia, terra di disagio e delinquenza. Daoud conosce a volte gli indagati o i loro parenti, e comunque tutti li capisce e li spiega, vittime e criminali. Una specie di genius loci, di angelo visitatore. Crepuscolare, accompagnato da una musica d' archi che sembra una versione malinconica delle partiture di Bernard Herrmann per i film di Hitchcock, Roubaix , dopo una parte più corale, diventa un dramma da camera concentrato su un unico evento, con due donne accusate di omicidio. In realtà delle indagini si sa quasi subito l' esito, o comunque non importa: quel che conta è capire l' anima dei personaggi. Lo stile alterna in scioltezza macchina a mano, montaggio serrato e piani-sequenza, su una sceneggiatura con dialoghi molto precisi. Il protagonista Roschdy Zem avrebbe meritato il premio per il miglior attore a Cannes, dove Roubaix era in concorso nel 2019.
Da La Repubblica, 1 ottobre 2020


di Emiliano Morreale, 1 ottobre 2020