figliounico
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domenica 3 dicembre 2023
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lo stupro degli innocenti
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Una rivisitazione dell’affaire Preynat che cerca di coniugare la dettagliata ricostruzione delle vicende, con un contenuto che appare quasi documentaristico e che produce, tra l’altro, come effetto collaterale, l’estrema verbosità e logorrea dei dialoghi descrittivi, ed il dramma incarnato dal vissuto di tre vittime, oramai adulte, degli abusi sessuali subiti da bambini da parte del più famoso prete pedofilo francese che per vent’anni dal ’71 al ‘91 sfogò le sue perversioni sessuali su decine di minorenni a lui affidati nei campi scout. Ozon impietosamente mette sotto accusa l’intero contesto sociale in cui maturarono le violenze a partire dai genitori, che, pur appartenendo a differenti classi sociali, sottovalutarono o scelsero di non denunciare alla magistratura i fatti confessati dai rispettivi figli, a finire con le gerarchie ecclesiastiche di Lione, che coprirono sistematicamente e cinicamente gli abusi, confidando nella prescrizione del reato, per evitare scandali.
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Una rivisitazione dell’affaire Preynat che cerca di coniugare la dettagliata ricostruzione delle vicende, con un contenuto che appare quasi documentaristico e che produce, tra l’altro, come effetto collaterale, l’estrema verbosità e logorrea dei dialoghi descrittivi, ed il dramma incarnato dal vissuto di tre vittime, oramai adulte, degli abusi sessuali subiti da bambini da parte del più famoso prete pedofilo francese che per vent’anni dal ’71 al ‘91 sfogò le sue perversioni sessuali su decine di minorenni a lui affidati nei campi scout. Ozon impietosamente mette sotto accusa l’intero contesto sociale in cui maturarono le violenze a partire dai genitori, che, pur appartenendo a differenti classi sociali, sottovalutarono o scelsero di non denunciare alla magistratura i fatti confessati dai rispettivi figli, a finire con le gerarchie ecclesiastiche di Lione, che coprirono sistematicamente e cinicamente gli abusi, confidando nella prescrizione del reato, per evitare scandali. La visione del film risulta all’inizio ostica a causa dell’approccio cerebrale, da reportage televisivo, della sceneggiatura, ma grazie alla performance attoriale dei tre protagonisti, interpretati nell’ordine di apparizione da Poupaud, Menochet e Arlaud, il dramma prende il sopravvento sulla cronaca e in Ozon la voglia di comunicare le emozioni dei suoi personaggi prevale sull’ansia di denunciare il sistema criminale che consentì lo stupro degli innocenti.
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enzo70
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sabato 24 aprile 2021
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una brutta storia di pedofilia
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Tratto da una storia vera, con “Grazie a Dio” Francois Ozon rende pubblica la vicenda di un prete pedofilo messo sotto accusa da un’associazione creata tra uomini che da bambini erano stati oggetto di molestie da parte del sacerdote. Il caso Preynat ha destato grande attenzione mediatica in Francia e non solo per le accuse gravissime nei confronti del prete, che tra l’altro si è dichiarato colpevole, adducendo come giustificazione la malattia. Ma la responsabilità maggiore appare con chiarezza quella della Chiesa che pur conoscendo la malattia del sacerdote non solo non è intervenuta, ma lo ha continuato a lasciare in posizioni che gli consentivano di avere rapporti con i minorenni.
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Tratto da una storia vera, con “Grazie a Dio” Francois Ozon rende pubblica la vicenda di un prete pedofilo messo sotto accusa da un’associazione creata tra uomini che da bambini erano stati oggetto di molestie da parte del sacerdote. Il caso Preynat ha destato grande attenzione mediatica in Francia e non solo per le accuse gravissime nei confronti del prete, che tra l’altro si è dichiarato colpevole, adducendo come giustificazione la malattia. Ma la responsabilità maggiore appare con chiarezza quella della Chiesa che pur conoscendo la malattia del sacerdote non solo non è intervenuta, ma lo ha continuato a lasciare in posizioni che gli consentivano di avere rapporti con i minorenni. Il tratto del film è molto asciutto, essenziale, in quanto la scelta del regista, condivisibile, è di dare pieno rilievo alla storia.
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felicity
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mercoledì 24 febbraio 2021
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film imperturbabile, preciso come un documentario
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Grazie a Dio, i fatti a cui si fa riferimento sono tutti prescritti.
Queste parole si lascia sfuggire il Cardinale Barbarin, legato di Lione e primate delle Gallie, durante la conferenza stampa che lo obbliga a prendere posizione pubblica rispetto a fatti, gravissimi, di pedofilia.
Un giovane giornalista gli fa notare allora senza attendere neppure un secondo che si sta parlando di crimini reiterati e che ringraziare Dio è decisamente fuori luogo: benché la cornice sia un auditorium modernissimo a Lourdes, la prescrizione non è una grazia, né, tantomeno, un miracolo.
Proprio quelle parole fuori luogo, “sfuggite” nella realtà e puntualmente riprese nella finzione, danno il titolo al film: Grazie a Dio, infatti viene proprio da questo benedetto imbroglio di parole, che diventa in un istante lapsus rivelatore.
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Grazie a Dio, i fatti a cui si fa riferimento sono tutti prescritti.
Queste parole si lascia sfuggire il Cardinale Barbarin, legato di Lione e primate delle Gallie, durante la conferenza stampa che lo obbliga a prendere posizione pubblica rispetto a fatti, gravissimi, di pedofilia.
Un giovane giornalista gli fa notare allora senza attendere neppure un secondo che si sta parlando di crimini reiterati e che ringraziare Dio è decisamente fuori luogo: benché la cornice sia un auditorium modernissimo a Lourdes, la prescrizione non è una grazia, né, tantomeno, un miracolo.
Proprio quelle parole fuori luogo, “sfuggite” nella realtà e puntualmente riprese nella finzione, danno il titolo al film: Grazie a Dio, infatti viene proprio da questo benedetto imbroglio di parole, che diventa in un istante lapsus rivelatore.
Ozon organizza, argomenta, la cronaca come una composta reazione a catena. E riesce anche, sopratutto rispetto ai parametri usuali del suo cinema, a essere estremamente misurato; e gli si perdonano delle sottolineature didascaliche nel montaggio, subordinate a un’urgenza di chiarezza estrema.
Riesce a tenere il cast in maniera sorprendente, avendo come obiettivo quello di evidenziare la fragilità, la contraddittorietà dei suoi personaggi, tutti irreparabilmente rotti, ognuno a suo modo, dal trauma della violenza, e a ogni personaggio, a ogni trauma, fa corrispondere uno scarto stilistico.
Grazie a Dio, pur nella sua solida classicità, è un film sulla liberazione della parola, come ricorda il nome dell’associazione da cui tutto ha preso le mosse, anzi un film dove il valore della parola è continuamente messo alla prova; anche, per stilizzazione e sottrazione, attraverso i flashback, immagini saponificate che valgono come costante, incerta, verifica della testimonianza appena fornita a parole. Ancor di più, nella dolorosa negazione di una risposta, nel silenzio tagliente, affilatissimo, del finale.
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francesco2
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domenica 12 aprile 2020
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una denuncia da rispettare, ma solo questo
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Per chi non segua il cinema da vicino, risulta impossibil definire il percorso artistico di Ozon. Il transalpino non puo essere paragonato neanche a Allen o a De Oliveira, la cui cinematografia ha sostanzialmente seguito un percorso comune. Punta a cimentarsi con generi diversi, non tutti probabilmente apprezzati dai distributori italiani-si pensi, probabilmente, al suo cinema magiormente cupo ed esistenzialista.
Con quest ultimo lavoro, apparentemente guarda al modello Il caso Spotlight, la cui denuncia non si limita -sic- alle ingiustizie in ambiti come quello ecclesiastico, che in ogni caso dovrebbe fungere da esempio. Meno che mai, si guarda al cinema militante modello Loach.
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Per chi non segua il cinema da vicino, risulta impossibil definire il percorso artistico di Ozon. Il transalpino non puo essere paragonato neanche a Allen o a De Oliveira, la cui cinematografia ha sostanzialmente seguito un percorso comune. Punta a cimentarsi con generi diversi, non tutti probabilmente apprezzati dai distributori italiani-si pensi, probabilmente, al suo cinema magiormente cupo ed esistenzialista.
Con quest ultimo lavoro, apparentemente guarda al modello Il caso Spotlight, la cui denuncia non si limita -sic- alle ingiustizie in ambiti come quello ecclesiastico, che in ogni caso dovrebbe fungere da esempio. Meno che mai, si guarda al cinema militante modello Loach. Piuttosto si amplia il discorso, evidenziando come un autorita abbia valutato persino legittimo mascherare le responsabilita interne ad un organizzazione, partendo dall assunto che quest ultima vada tutelata da polemiche che i media -giustamente- alimenterebbero.
Questa frase, non a caso, risulta uno dei momenti piu efficaci del film. Il cardinale, dicendo Grazie A Dio relativamente all insabbiamento che ha coperto, per un lunghissimo periodo, gli scandali di natura pedofila, cade in un doppio paradosso: non solo elogia un ingiustizia, ma si esprime come se tale nefandezza fosse motivo di soddisfazione per la trascendenza cristiana.
Eppure. Eppure proprio Ozon che, con risultati magari discontinui, ha coltivato il gusto del paradosso, crea qui un film ordinato senza neanche tantissimo ordine. Che raccoglie coralmente tre storie, tra le quali si instaura un legame, anche nel senso di grande cordialita e confidenza tra i protagonisti e le famiglie.
Ma che, ancora meno che nel gia strombazzato Spotlight, raramente va oltre un rispettoso compito realizzato -neanche eccessivamente - bene tecnicamente, ma che difetta quanto ad incisivita nell affrontare argomenti quali la fase post traumatica, il senso del peccato e la condivisione di un dramma vissuto.
Non manca neanche, in un film che vorrebbe smascherare le ipocrisie, un momento ipocrita in senso francofoneggiante. Quando un anziano prete non puo dare del tu ad un ex allievo non in base all ufficialita della situazione, ma in base all eta anagrafica dell ex allievo.
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xerox
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lunedì 16 marzo 2020
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cattolici e pedofili...
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Forse nessun altro crimine è più odioso dell'abuso dei bambini. Perchè adulti e bambini NON HANNO LO STESSO PESO CONTRATTUALE! Gli adulti non solo possono tranquillamente fare gli abusi, MA POI POSSONO TRANQUILLAMENTE NEGARE TUTTO E DIRE CHE E' TUTTA UNA FANTASIA DEI BAMBINI! Detto questo, MASSIMA VERGOGNA ALLA CHIESA CATTOLICA, perchè almeno fino a papa Ratzinger ha nascosto sempre tutto ciò che avveniva nel buio delle sacrestie. E se scoppiava un caso il massimo provvedimento era l'allontanamento del prete dalla parrocchia. In tutto il mondo sono segnalati casi come quello del film, e speriamo che almeno questo papa riesca a estirpare questo cancro.
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Forse nessun altro crimine è più odioso dell'abuso dei bambini. Perchè adulti e bambini NON HANNO LO STESSO PESO CONTRATTUALE! Gli adulti non solo possono tranquillamente fare gli abusi, MA POI POSSONO TRANQUILLAMENTE NEGARE TUTTO E DIRE CHE E' TUTTA UNA FANTASIA DEI BAMBINI! Detto questo, MASSIMA VERGOGNA ALLA CHIESA CATTOLICA, perchè almeno fino a papa Ratzinger ha nascosto sempre tutto ciò che avveniva nel buio delle sacrestie. E se scoppiava un caso il massimo provvedimento era l'allontanamento del prete dalla parrocchia. In tutto il mondo sono segnalati casi come quello del film, e speriamo che almeno questo papa riesca a estirpare questo cancro. Personalmente ho i miei dubbi.
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enrico danelli
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giovedì 14 novembre 2019
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film intimista
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Non è un film sui preti pedofili. Nella migliore tradizione di Ozon (Nella casa) il fiocus di questo film è sulle famiglie di chi è stato abusato da un prete pedofilo: su come hanno trattato il problema quando i figli erano piccoli, su come trattano adesso il problema quando i figli trovano il coraggio di denunciare i fatti di un tempo. Tre famiglie di origine e tre famiglie attuali: tre modi diversi di atteggiarsi nel passato e nel presente. In questa indagine il film è intimista e trova il suo pregio, mentre nella dimensione cronachistica è sicuramente meno originale se non per l'esasperata e ostentata obiettività nel narrare i fatti. Si dice che non un film anticattolico: infatti, va ben oltre fino a raggiungere l'ateismo quasi conclamato.
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Non è un film sui preti pedofili. Nella migliore tradizione di Ozon (Nella casa) il fiocus di questo film è sulle famiglie di chi è stato abusato da un prete pedofilo: su come hanno trattato il problema quando i figli erano piccoli, su come trattano adesso il problema quando i figli trovano il coraggio di denunciare i fatti di un tempo. Tre famiglie di origine e tre famiglie attuali: tre modi diversi di atteggiarsi nel passato e nel presente. In questa indagine il film è intimista e trova il suo pregio, mentre nella dimensione cronachistica è sicuramente meno originale se non per l'esasperata e ostentata obiettività nel narrare i fatti. Si dice che non un film anticattolico: infatti, va ben oltre fino a raggiungere l'ateismo quasi conclamato. Grande, grandissimo Ozon.
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ralphscott
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domenica 27 ottobre 2019
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un vecchio incredulo
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Anche in questa occasione l'opera di Ozon è asciutta, dritta all'obbiettivo. Se inizialmente la sceneggiatura prevede una ripetitiva serie di atti accusatori, la storia si fa più accattivante quando le vittime interagiscono tra loro ed emergono i problemi della loro quotidianità. L'importanza dell'ambiziosa battaglia di Alexandre è lampante, tuttavia mi rattrista vedere l'anziano Padre Preynat vittima anch'esso: della malattia (la pedofilia) e della crociata, per quanto giusta, che lo travolge. Nel confronto vis à vis col quarantenne che molestò decenni prima, emerge l'incredulità verso l'aggressione che a sua volta dichiara di aver subito dalle vittime e dai loro familiari, alla ricerca di una punizione esemplare, una sorta di spedizione punitiva.
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Anche in questa occasione l'opera di Ozon è asciutta, dritta all'obbiettivo. Se inizialmente la sceneggiatura prevede una ripetitiva serie di atti accusatori, la storia si fa più accattivante quando le vittime interagiscono tra loro ed emergono i problemi della loro quotidianità. L'importanza dell'ambiziosa battaglia di Alexandre è lampante, tuttavia mi rattrista vedere l'anziano Padre Preynat vittima anch'esso: della malattia (la pedofilia) e della crociata, per quanto giusta, che lo travolge. Nel confronto vis à vis col quarantenne che molestò decenni prima, emerge l'incredulità verso l'aggressione che a sua volta dichiara di aver subito dalle vittime e dai loro familiari, alla ricerca di una punizione esemplare, una sorta di spedizione punitiva. Questa sete di vendetta mi impressiona ancor più delle molestie. Chi appare più indulgente verso il pedofilo vien fuori che ha taciuto, non ha denunciato, per non aver rogne o per interessi di parte. Nessun personaggio del film manifesta il sentimento della pietà per Padre Preynat.
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ghisi gr�tter
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giovedì 24 ottobre 2019
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l’unione fa la forza
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Il regista francese François Ozon scrive una sceneggiatura tratta da una storia vera: un caso di pedofilia nella chiesa francese tra gli anni ’80 e ’90, un religioso accusato di aver molestato 70 bambini. Confeziona questo bel film in modo misurato ed emozionante senza scadere nel melodramma.
Alexandre Guérin è un giovane padre di famiglia cattolico, che vive a Lione con moglie e cinque figli e lavora tra Lione e Parigi. Scopre casualmente che padre Preynat, il prete che lo aveva molestato da piccolo, è ancora a contatto con i bambini. Decide allora di dover fare qualcosa e inizia una battaglia tutta interna alla chiesa che si rivelerà, presto, inutile.
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Il regista francese François Ozon scrive una sceneggiatura tratta da una storia vera: un caso di pedofilia nella chiesa francese tra gli anni ’80 e ’90, un religioso accusato di aver molestato 70 bambini. Confeziona questo bel film in modo misurato ed emozionante senza scadere nel melodramma.
Alexandre Guérin è un giovane padre di famiglia cattolico, che vive a Lione con moglie e cinque figli e lavora tra Lione e Parigi. Scopre casualmente che padre Preynat, il prete che lo aveva molestato da piccolo, è ancora a contatto con i bambini. Decide allora di dover fare qualcosa e inizia una battaglia tutta interna alla chiesa che si rivelerà, presto, inutile. Né la psicologa cattolica Regine Marie né il cardinale di Lione Barbarin denunceranno il prete pedofilo (pedosessuale), nonostante in un incontro organizzato dalla psicologa tra vittima e carnefice il prete abbia confessato tutto, ammettendo di avere “un problema con i ragazzini” e dichiarandosi “malato”, e nonostante il papa stia conducendo una battaglia (personale?) contro la pedofilia.
Alexandre, si sente preso in giro ed esasperato, denuncia il prete alla polizia, anche se il crimine ormai è caduto in prescrizione. Trova presto il sostegno di François ed Emmanuel, due tra le altre vittime del sacerdote. Si scopre man mano che, essendo stato padre Preynat negli scout ha avuto modo di molestare centinaia di bambini.
I tre si uniscono in una associazione “La parole libérée” per pretendere da un lato che sia fatta giustizia, e dall’altro, per liberarsi di un peso e di una grande sofferenza che si portano dentro per non avere avuto coraggio di parlarne prima, oppure non essendo stati ascoltati nel caso ne avessero parlato con i propri genitori. Storie simili vissute in tre ambienti diversi di tre persone oggi completamente differenti. Qualcuno ha subito conseguenze devastanti, qualcuno è riuscito a costruirsi comunque una vita “normale”, tra gli altri molestati si sospetta perfino un suicidio.
Insieme usciranno allo scoperto trovando il coraggio di parlare e denunciare, che per vent’anni non hanno mai avuto. Troveranno chi il sostegno delle mogli, o delle madri, chi esattamente l’opposto. Grazie alle vittime coraggiose sarà riaperto questo caso tenuto in ombra per un quarto di secolo dalle stesse gerarchie ecclesiastiche, tra connivenza e omertà.
«Grazie a Dio, i fatti a cui si fa riferimento sono tutti prescritti» queste le parole (un laspus notevole!) che il Cardinale Barbarin, legato di Lione si lascia sfuggire in una conferenza stampa dove è obbligato a prendere posizione sui gravissimi fatti, e con le quali Ozon ha confezionato il titolo.
Non sfugge alcun dettaglio all’attento regista e sceneggiatore che mostra un’introspezione psicologica in cui ognuno ha una reazione diversa: come il cattolico vede il prete pedofilo, come invece viene giudicato il prete da chi si è staccato dalla fede, come giudica il perbenista, come si comporta la stampa, come si identifica la compagna molestata, quali sono gelosie le persone vicine come i fratelli più normali trascurati, e così via.
Ozon ci presenta una Lione sontuosa, una ricca città borghese diversificata morfologicamente. In particolare, sono molto belle le riprese della Cattedrale che incombe sulla città.
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Berlino 2019, e così racconta il regista: «Inizialmente, avevo in mente di raccontare della fragilità maschile: ho quasi sempre rivolto la mia attenzione a personaggi femminili forti e per una volta volevo dedicarmi all'altra metà della mela, a quegli uomini che sono visibilmente sofferenti e che non hanno paura di mostrarsi emotivi… caratteristiche che di solito associamo alle donne. Pensavo di chiamare il film L'uomo che piange...Mi sono poi imbattuto nella storia del caso Preynat: nel sito internet messo in piedi dalle vittime, “La parole libérée”, ho letto vicende di uomini che erano stati da piccoli, vittime di abusi sessuali in chiesa. Mi ha particolarmente commosso la vicenda di un certo Alexandre, un fervente cattolico che ha fornito un resoconto dettagliato di come abbia lottato in silenzio fino a quarant'anni, quando finalmente si è sentito pronto a raccontare quanto gli era accaduto... Una volta letto tutto, ho deciso di contattare Alexandre».
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[+] 'la parole libérée': liberarsi di un peso
(di antonio montefalcone)
[ - ] 'la parole libérée': liberarsi di un peso
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foffola40
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giovedì 24 ottobre 2019
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abusati alla riscossa
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Abusi di preti pedofili su ragazzini giovanissimi da parte del prete carismatico che organizzava soggiorni per gli scout.La voglia di riscatto comincia da uno dei malcapitati dopo circa trentanni dai fatti avvenuti. Da li piano piano vengono sollecitate altre dolorose confessioni di altre vittime, ci troviamo a Lione. Le gerarchie ecclesiatiche del momento accettano le confessioni ma in. realtà non vogliono destiture il prete pedofilo, anziano ma ancora catechista. La frase che sfugge al vescovo è proprio "grazie a Dio c'è la prescrizione" che manifesta la non volontà di condanna degli abusi. E'interessante osservare come queste confessioni che coinvolgono non solo le vittime ma anche le loro famiglie aprano profonde tensioni familiari forse sopite, sono come delle bombe psicologiche che comportano conseguenze differenti da caso a caso.
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Abusi di preti pedofili su ragazzini giovanissimi da parte del prete carismatico che organizzava soggiorni per gli scout.La voglia di riscatto comincia da uno dei malcapitati dopo circa trentanni dai fatti avvenuti. Da li piano piano vengono sollecitate altre dolorose confessioni di altre vittime, ci troviamo a Lione. Le gerarchie ecclesiatiche del momento accettano le confessioni ma in. realtà non vogliono destiture il prete pedofilo, anziano ma ancora catechista. La frase che sfugge al vescovo è proprio "grazie a Dio c'è la prescrizione" che manifesta la non volontà di condanna degli abusi. E'interessante osservare come queste confessioni che coinvolgono non solo le vittime ma anche le loro famiglie aprano profonde tensioni familiari forse sopite, sono come delle bombe psicologiche che comportano conseguenze differenti da caso a caso. (foffola40)
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loland10
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mercoledì 23 ottobre 2019
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abusi e giustizie
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“Grazie a Dio” (Grâce a Dieu, 2019) è il diciottesimo lungometraggio del regista parigino François Ozon.
Ennesimo film di inchiesta da veri fatti accaduti. Si è parlato de “Il caso Spotlight” francese. Tutto in risalto con nomi e cognomi. Tutto in tinte forti senza nascondere nulla. Pur tuttavia si ha l’impressione che il racconto e i suoi personaggi non ci credono pienamente o meglio non si esce ricordando i volti. Rimane la storia anzi sono in memoria le storie, certamente dilanianti, ma lo svolgersi appare non sempre efficace o forse debole nella scrittura.
Comunque le voci si sentono e i momenti toccano l’interiorità di ciascuno di noi.
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“Grazie a Dio” (Grâce a Dieu, 2019) è il diciottesimo lungometraggio del regista parigino François Ozon.
Ennesimo film di inchiesta da veri fatti accaduti. Si è parlato de “Il caso Spotlight” francese. Tutto in risalto con nomi e cognomi. Tutto in tinte forti senza nascondere nulla. Pur tuttavia si ha l’impressione che il racconto e i suoi personaggi non ci credono pienamente o meglio non si esce ricordando i volti. Rimane la storia anzi sono in memoria le storie, certamente dilanianti, ma lo svolgersi appare non sempre efficace o forse debole nella scrittura.
Comunque le voci si sentono e i momenti toccano l’interiorità di ciascuno di noi.
‘Grazie a Dio ...i fatti sono andati in prescrizione’ … ‘ Si rende conto di quello che dice’. E alla fine la conferenza stampa lascia il segno al titolo del film e ai fatti tristemente accaduti. Una domanda posta male ma, soprattutto, un’affermazione che segna i fatti raccontati. Le scuse da parte del ‘prelato’ di Lione per termini inopportuni è il resoconto amaro di una vicenda non ancora chiusa definitivamente (i titoli di coda si riferiscono all’oggi).
Gli abusi sui minori (si parla di bambini scout che hanno le ‘forti attenzioni’ del padre Preynat (Bernard Verley -non facile e ingrato il suo ruolo-)-sacerdote della chiesa frequentata da Alexandre-) sono argomento vivo e mai accantonato: resta il vero dramma dei ragazzi di ieri e di oggi. Si fanno nomi e cognomi con riferimento alla Chiesa di Roma e ai disagi notevoli tra il mondo francese e quello del Vaticano. Naturalmente il vero danno psicologico e fisico è sui minori che hanno subito ogni sorta di ‘violenza’.
Il racconto, le storie, le situazioni e i ricordi, che sembravano rimossi, sono il resoconto di un film con personaggi diversi e incastri narrativi. Forse eccessivamente laborioso e didattico: resta un’immagine fortissima dagli avvenimenti un po’ meno la sensazione partecipativa e vera commozione.
Un borghese cattolico, un ateo e un tossico. Tre famiglie, tre destini, tre riprese e tre confessioni amare di un passato che qualcuno non pensava più.
La domanda finale al padre fervente lascia una risposta silenziosa...”Papà ma tu...credi ancora in Dio?”. La domanda del figlio al padre fervente cattolico, che frequenta assiduamente la chiesa, è inaspettata quanto scontata, severa e secca. Il padre sta lì ancora a riflettere su cosa dire e pensare. Alexandre guarda il figlio con uno sconforto e un silenzio ‘rumoroso’.
Alexandre(Melvil Poupaud) è padre di cinque figli, osservante; frequenta la chiesa; vive vicino Lione. Si accorge andando a messa che padre.....ancora esplica il ‘lavoro’ di religioso. E’ da il ricordo diventa un senso di colpo e anche un inizio con una denuncia. La famiglia viene informata. Senza vergogna e nessun timore.
Francois(Denis Ménochet) vive con una donna, si professa ateo e cerca maniere dure pur di vedere trionfare la giustizia. Dopo una certa titubanza, cerca altri per un’associazione e insieme trova collaborazione per aprire il ‘muro’ del silenzio e della vergogna.
Emmanuel(Swann Arlaud) è un ‘ragazzo’ cresciuto troppo sensibile con problemi di salute. Si sente uno sconfitto ma trova la forza per informare i suoi vicini: la madre (che ricorda vagamente di padre Preynat) e la sua compagna (che è solidale nonostante polemiche e litigi).
Si scopre che anche le donne (inizia una piccola confessione) hanno subito violenze…e la solidarietà non basta. Un inferno che si schiude e vuole un processo giusto.
Il film è tenue, sensibile, forte e liberatorio. Corretto ma non ‘emoziona’ come dovrebbe (è una semplice opinione). La visibilità è da fare per un argomento troppo scottante.
Il cast si mette in gioco in modo misurato e sincero.
Regia di François Ozon lineare e senza effetti; sceneggiatura dello stesso regista non sempre convincente. Orso d’argento, Gran premio della giuria al Festival di Berlino 2019.
Voto: 6½/10 (***) -cinema realista-
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