mario
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lunedì 16 dicembre 2019
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non sembra woody
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Film patetico. Attori troppo giovani. Chamalet inadeguato, atteggia, nn recita. Bene solo i ruoli secondari. Body appannato. Montaggio stentato. Scene da accademia,nn da maestro. Evitabile, noioso. Un cliché checché se ne dica a mezzo ottimismo da marketing di terz'ordine
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camillalavazza
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domenica 15 dicembre 2019
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stereotipato e superfluo
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Woody Allen ha scritto Un giorno di pioggia a New York, con un protagonista (il talentuoso ma non certo simpatico Timothée Chalamet) che non si chiama Holden Caulfield bensì Gatsby Welles (sempre nome letterario) e gira ugualmente smarrito per New York (o meglio gli interni sfarzosi di Manhattan), ma senza la leggerezza e la freschezza di Il giovane Holden, a cui pare ispirarsi (l’inizio al college, le battute sullo studio del Beowulf, le hall dei grandi alberghi, la prostituta, l’ambientazione newyorkese, i ricchi genitori a cui cerca di nascondere la sua presenza in città…), vagando a vuoto in una trama scontata, priva della comicità dei suoi bei film del passato, quando ridicolizzava gli snobismi degli intellettuali newyorkesi.
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Woody Allen ha scritto Un giorno di pioggia a New York, con un protagonista (il talentuoso ma non certo simpatico Timothée Chalamet) che non si chiama Holden Caulfield bensì Gatsby Welles (sempre nome letterario) e gira ugualmente smarrito per New York (o meglio gli interni sfarzosi di Manhattan), ma senza la leggerezza e la freschezza di Il giovane Holden, a cui pare ispirarsi (l’inizio al college, le battute sullo studio del Beowulf, le hall dei grandi alberghi, la prostituta, l’ambientazione newyorkese, i ricchi genitori a cui cerca di nascondere la sua presenza in città…), vagando a vuoto in una trama scontata, priva della comicità dei suoi bei film del passato, quando ridicolizzava gli snobismi degli intellettuali newyorkesi.
Chissà, magari Allen pensa che anche il capolavoro di Salinger sia “sopravvalutato” (sono lontano i tempi in cui imbastiva quei dialoghi memorabili con Diane Keaton) ma di sicuro lo è, purtroppo, questo suo Un giorno di pioggia a New York, magnificato da alcuni critici come l’ennesimo “Inno a New York” di Allen, tanto da chiedersi se abbiano visto lo stesso film...
Più che memorabili vedute della città, Allen ci mostra gli appartamenti dell’Upper East Side, ammirandone l’eleganza formale e borghese, come fagocitato, assorbito in essi, e non è più capace di quello sguardo esterno indispensabile all’ironia.
Un merito a Timothée Chalamet bisogna però darlo: è uno dei pochi attori che, interpretando il protagonista in un film di Allen, riesce a rimanere se stesso, senza scimmiottarne i modi ansiosi. Ma forse il giovane attore semplicemente si è ispirato più a Holden, con la sua ingenua sicurezza adolescenziale di ragazzo ricco, che ai personaggi di Woody che forse sente ormai troppo lontani.
Salviamo anche Elle Fanning, ochetta bionda ma non troppo ingenua, anche lei non proprio simpatica ma giusta per la parte, per la quale ha dovuto indossare gonnelle parecchio corte, non del tutto giustificate (saremmo in autunno!) se non dal gusto del regista per le giovani gambe ben tornite.
La fotografia di Storaro è purtroppo, in alcuni momenti, parodia della sua luce dei film migliori di Allen, così “invadente” (la pioggia con il sole, la luce dorata che avvolge il personaggio di Ashleigh) da risultare a tratti irritante.
Le mini-minigonne le deve indossare anche Selena Gomez, inespressiva e penalizzata da un doppiaggio monocorde, a cui sono riservate riprese del tutto gratuite, come quella in cui, invece di precipitarsi ad asciugarsi, dato che nella trama avrebbe preso la pioggia, si siede appoggiando le scarpe da tennis sul letto (i ricchi non badano che le lenzuola si sporchino?) e rimane a pensare sognante, mentre la cinepresa indugia sulla sua bellezza generosa.
Gli altri personaggi maschili sono tutti stereotipati: dal regista in crisi allo sceneggiatore tradito dalla moglie (pessimo, spiace dirlo, Jude Law, che recita sopra le righe come se fosse in un teatro di terz’ordine) al divo del cinema seduttore latino.
La trama non li aiuta, zeppa di divagazioni inutili e priva di battute veramente spiritose, carente purtroppo anche nei risvolti romantici a causa della superficialità con cui sono tratteggiati i personaggi. Deprimente, direbbe Holden Caulfield.
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loland10
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domenica 15 dicembre 2019
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pioggia e ironia
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“Un giorno di pioggia a New York” (A Rainy Day in New York, 2019)è il quarantottesimo lungometraggio del regista newyorkese Woody Allen.
Un ex studente qualsiasi.
Una ex sbarazzina qualsiasi.
Una coppia che si ritrova in una panchina fra le tante. Gatsby e Ashleigh due volti, due vite e forse una nuova storia. Tra ambizioni e vincite fortunate e tra notizie da prima pagina e vita jet set.
E sì il regista newyorkese torna in grande spolvero si dà del pivello e di un povero studentello che torna nella sua amata grande mela.
Un Woody Allen che riesce a conquistare il gioco filmico con grande arguzia, intelligenza, tensione romantica e spirito nei luoghi che conosce e nei meandri narrativi passati, visti cercando di donarci il meglio della malinconia, commedia, ironia e intensità d’animo.
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“Un giorno di pioggia a New York” (A Rainy Day in New York, 2019)è il quarantottesimo lungometraggio del regista newyorkese Woody Allen.
Un ex studente qualsiasi.
Una ex sbarazzina qualsiasi.
Una coppia che si ritrova in una panchina fra le tante. Gatsby e Ashleigh due volti, due vite e forse una nuova storia. Tra ambizioni e vincite fortunate e tra notizie da prima pagina e vita jet set.
E sì il regista newyorkese torna in grande spolvero si dà del pivello e di un povero studentello che torna nella sua amata grande mela.
Un Woody Allen che riesce a conquistare il gioco filmico con grande arguzia, intelligenza, tensione romantica e spirito nei luoghi che conosce e nei meandri narrativi passati, visti cercando di donarci il meglio della malinconia, commedia, ironia e intensità d’animo.
Un Woody Allen che fa ridere e pensare come non succedeva da tempo, come non si compiaceva più di farlo con un titolo salutare, dove la pioggia terge, pulisce e addolcisce dove può i battibecchi, i piccoli litigi e fughe d’amore classiche e quasi ovvie.
Un weekend a New York per due ragazzi, fidanzati desueti di termine, per conoscere delle persone e forse per incontrarsi di nuovo; si ritrovano a passare dei giorni in mezzo ai casi della vita.
Lui un giovane acculturato di buona famiglia chic, ma le confessioni della madre sfaldano ogni bella idea di un podio inesistente.
Lei una ragazza volitiva e piena di vita, in difficoltà con le parole e con le interviste, si ritrova ad essere una giornalista di prima pagina e una star a sorpresa tra un regista idolo e uno sceneggiatore poco convinto della moglie...
Pochi attimi nella grande mela e il regista riesce a dipingere sensazioni, timori, ironie, leccornie, malinconie, tempi passati, titubanze e incroci senza strade come casi in un set.
Gatsby è alla prova del bacio in una scena fuori onda per provare o per scherzo; Ashleigh incontra il suo regista preferito Roland Pollard per scambiare opinione e un’intervista impossibile. Da occasioni rare, da combinazioni casuali, vite e finzioni vanno di pari passo. Come sapere come si sviluppa un film, come si gira una relazione, come si scopre la star senza saperlo. Tutto con battute e ironie senza pausa con risate aperte, strette, amare e sfottò al cinema che fu e a quello che forse deve venire. Un giovane Allen nei panni di un ragazzo sapiente e saggio con una mamma per niente perfetta.
Unfilm di grande dimensioni interiori con un passato che ritorna tra scanzonati battibecchi, vincite a sorpresa, cliché narrativi e cultura isterica.
Giornodi passaggi e di incontri casuali, fino a musei, telefonini squillanti, ombrelli orientali e salutari amori come traditi dal fiore giovanile.
Diqualcosa, dimmi qualcosa, dire molto per dire moltissimo o nulla; il regista sfoga sempre la sua verve con argomentazioni varia tra dizioni sofisticate e beceri discorsi su baci, su come fare soldi di fortuna o come lasciarsi andare come escort di lusso. Una madre che spara ogni cartuccia per zittire cliché consolidati e sesso libero finché l’uomo giusto ferma ogni isterismo e voglia sfrenata. Il padre di.....
Pioggiaaspettata e bagno di lacrime commedianti, con battute al fulmicotone e speranze di prove attoriali. Mentre i baci si evolvono durante la recita tra un quattro e un sei scarso. Cosa vuoi, ci si bacia sul set...per far andare il film fino al bagno di pioggia e di lingua all’orologio di Central Park. Il centro di ogni storia che si conviene, una romantica commedia.
Achi...prestare il volto per un vecchio oltre (ottuagenario) se non a un arguto ragazzo pieno di voglia, fortunato e con un set che aspetta solo lui (anche se i baci non sono il suo forte).
New Yorkrimane lì con i suoi luoghi lontani e le sue vite in cammino, tra un marciapiede e una stanza, una scalinata e un appartamento nascosto. Manhattan è li a due passi per ricordare parole e vite di un cinema di ieri e di passate malinconie.
Timothée Chalamet(Gatsby) e Elle Fanning (Ashleigh) è la coppia assortita e divisa; entrambi spigliati e sagacemente ironici. Sembrano lì per caso ma ci sanno fare (e bene).
Selena Gomez(Shannon) e Jude Law (Ted) è l’altra coppia di parti che non si vedono mai e che s’imbattono nei primi due per scombinare il weekend a New York. E il nome di Roland Pollard fa le veci di altri autori e di ispirazioni incomprese.
Fotografia di Vittorio Storaro come si conviene ad un connubio di ‘grande leva’.
Regia di W. Allen che torna spiritosa e in forma (con i titoli come un marchio di fabbrica)
Voto: 8+/10 (****) -cinema pensieroso-
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(di epiere)
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flora tolfo
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giovedì 12 dicembre 2019
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niente di entuiasmante
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Film godibile ma per niente entusiasmante. Anche se il regista ha scritto, diretto e interpretato dei capolavori assoluti , in questo film si nota la mancanza della vena poetica che ha caratterizzato le sue precedenti opere. Un film da vedere senza troppe aspettative, leggero ma senza approfondimenti con una trama troppo superficiale per coinvolgere completamente lo spettatore.
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maramaldo
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mercoledì 11 dicembre 2019
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in nome dell'arte, assolviamo w.a.
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Dopo Polanski ci tocca sdoganare il lupetto spelacchiato. La commediola nostalgica è in realtà un regolamento di conti. Film che vuol piacere a tutti i costi per contrabbandare il livore che contiene. Sotto una patina a tinte pastello anche col maltempo, languori e facezie, la complicità di una New York che si mostra familiare anche a chi non c'è stato.
Ci si serve spregiudicatamente di esseri semplici ed ingenui. Gatsby ( un diafano Timothée Chalamet, sempre più androgino), non ha uno spessore sentimentale, teme infantilmente di essere lasciato.
All'esangue fan contrasto due belvette che il sangue lo rimettono in circolo, Elle Fanning (Ashleigh) e Selena Gomez (Chan).
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Dopo Polanski ci tocca sdoganare il lupetto spelacchiato. La commediola nostalgica è in realtà un regolamento di conti. Film che vuol piacere a tutti i costi per contrabbandare il livore che contiene. Sotto una patina a tinte pastello anche col maltempo, languori e facezie, la complicità di una New York che si mostra familiare anche a chi non c'è stato.
Ci si serve spregiudicatamente di esseri semplici ed ingenui. Gatsby ( un diafano Timothée Chalamet, sempre più androgino), non ha uno spessore sentimentale, teme infantilmente di essere lasciato.
All'esangue fan contrasto due belvette che il sangue lo rimettono in circolo, Elle Fanning (Ashleigh) e Selena Gomez (Chan). Entusiasmi inconsulti, stupori bambineschi, smarrimenti etilici, ruspanterie aggressive, tutti diretti alla leggiadria svestita di un'adolescenza rigogliosa. E' l'antico assillo sul quale, voi, padroni di riservare la riprovazione accodandovi alle creature angeliche che hanno inchiodato alla gogna Woody.
Non c'è da stupirsi che il vecchio abbia il dente avvelenato. Bisbetico e sardonico è sempre stato. Adesso ce l'ha col mondo intero: i wasp, i sudisti bifolchi, i repubblicani, gli ebrei... Infedeltà spicciole. Meretricio. Questo, non la tenera delicatezza che in Pretty Woman si invita ad emulare. Lo si rappresenta nella splendida Terry (Kelly Rohrbach) come fattore fondante di una cultura della società; nella madre di Gatsby (Cherry Jones) come elemento costitutivo del dna dell'upper class. Il tutto per poter appioppare un'ignominiosa battuta al "giornalismo" ossia i media che diventano fakemaker prezzolati quando ti maltrattano.
Subentrano incubi. Quando Ashleigh in carrozzella, sotto un cappellaccio e infagottata in un improponibile poncho (di certo imposti da uno sponsor, ce ne sono 5 o 6), sul suo volto innocente passa come un'ombra un'espressione che ricorda Diane Keaton.
Swing delizioso, fotografia d'autore, spiritosaggini da cabaret bastano a perdonare l'intramontabile (e incorreggibile) vegliardo?
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oclockalex
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mercoledì 11 dicembre 2019
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new york (nel titolo) new york (nella pelle)
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Devo innanzitutto fare alcune premesse.
La prima è che non ero partito per vedermi un film brillante. Avevo la ferma intenzione di comprare il biglietto per l’ultimo Polanski. L’affare Dreyfuss mi ha sempre interessato come mi interessa quella parte di storia, messo sullo schermo da un professionista come il regista di tanti capolavori, mi sembrava un’occasione ghiotta.
La seconda è che difficilmente mi cimento in una recensione dopo aver visto il film una sola volta.
La terza è che reputo Woody Allen il miglior regista statunitense vivente. È un maestro che ha spaziato in vari generi portando sempre il suo bagaglio di esperienza e genialità.
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Devo innanzitutto fare alcune premesse.
La prima è che non ero partito per vedermi un film brillante. Avevo la ferma intenzione di comprare il biglietto per l’ultimo Polanski. L’affare Dreyfuss mi ha sempre interessato come mi interessa quella parte di storia, messo sullo schermo da un professionista come il regista di tanti capolavori, mi sembrava un’occasione ghiotta.
La seconda è che difficilmente mi cimento in una recensione dopo aver visto il film una sola volta.
La terza è che reputo Woody Allen il miglior regista statunitense vivente. È un maestro che ha spaziato in vari generi portando sempre il suo bagaglio di esperienza e genialità. Il suo punto di vista è sempre originale dovuto a una cultura superiore, non solo di cinema.
Il suo periodo migliore credo vada dalla fine anni ’70 alla metà del decennio successivo, quando ha girato capolavori come “Io e Annie”, “Manhattan” “Zelig” “La rosa purpurea del Cairo”. Ma poi ha saputo ripetersi nel tempo.
Vedendo questo suo ultimo film ho avuto un leggero rimpianto, una lieve nostalgia generale mi ha pervaso. Ho notato ancora di più quanto la sua produzione riscatti la sua città. New York appare perennemente nella sua opera, perché New York è di Woody Allen più che di Scorsese e di chiunque altro cineasta, e ultimamente lo accosto sempre di più ad un altro maestro, il francese Eric Rohmer.
Tutti e due sono le guide turistiche della propria città.
Per tutti e due non sono le storie a fare i film, ma le persone. Nei loro film le storie sono inventate ma reali, quindi banali. Sono storie che conosciamo: la quotidianità. Sono le persone a essere originali. Quando una coppia si lascia, ne parla, non ne fa un dramma. Perché in un mondo di 7 miliardi di persone non ce n’è una sola adatta a te. Per cui non mi dispero e mi volto da un’altra parte, con dei rimpianti, magari.
Ecco, l’ultimo film di Woody Allen parla di questo, anche di questo. In fondo non è influente di cosa parli, è importante come ne parla. Il regista statunitense più europeo di sempre ha aggiunto un’altra mattonella al suo muro. A 84 anni non avrà più un prolungato periodo d’oro, ma non abbassa mai la guardia. Un film senza grandi genialità ma di una grande cultura. Un buon film.
Ah, per quanto riguarda la recitazione vale il detto di un altro maestro, in questo caso: non sono gli attori a recitare, ma le telecamere. Per il resto, come da compito, la tecnica è semplicemente perfetta. L’esperienza non è acqua.
Woody Allen invecchia e ci invecchia bene.
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juri moretti
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martedì 10 dicembre 2019
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woody allen non delude mai i suoi fan
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Woody Allen torna a Manhattan con Un giorno di pioggia a New York, una commedia romantica che racconta la storia di due fidanzatini del college, Gatsby (Timothée Chalamet) e Ashleigh (Elle Fanning), i cui piani per un weekend romantico da trascorrere insieme a New York vanno in fumo non appena mettono piede in città. I due, fin dal loro arrivo a New York, si ritrovano separati e si imbattono in una serie di incontri casuali e bizzarre avventure, ciascuno per proprio conto.
Il maestro ritorna con una commedia dove si parla di una storia romantica molto intrecciata come piace al nostro Allen , inoltre si ritorna a Manhattan una delle città dove ha diretto alcuni dei suoi film più famosi e poi c’è la pioggia da contorno, con una colonna sonora fatta con un semplice pianoforte che accompagna vari momenti del film.
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Woody Allen torna a Manhattan con Un giorno di pioggia a New York, una commedia romantica che racconta la storia di due fidanzatini del college, Gatsby (Timothée Chalamet) e Ashleigh (Elle Fanning), i cui piani per un weekend romantico da trascorrere insieme a New York vanno in fumo non appena mettono piede in città. I due, fin dal loro arrivo a New York, si ritrovano separati e si imbattono in una serie di incontri casuali e bizzarre avventure, ciascuno per proprio conto.
Il maestro ritorna con una commedia dove si parla di una storia romantica molto intrecciata come piace al nostro Allen , inoltre si ritorna a Manhattan una delle città dove ha diretto alcuni dei suoi film più famosi e poi c’è la pioggia da contorno, con una colonna sonora fatta con un semplice pianoforte che accompagna vari momenti del film. Abbiamo anche una Selena Gomez fantastica che lascerà tutti a bocca aperta, sia come interpretazione che come ruolo all’interno di questo film.
Woody Allen ritorna al cinema come sempre nel periodo natalizio e ahimè come sempre è troppo sottovalutato, dando poca importanza ai suoi film, che invece hanno bisogno di essere scoperti dandogli il suo giusto valore.
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carloquinto
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domenica 8 dicembre 2019
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filmetto
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Un filmetto insulso. Una storiella inverosimile, personaggi improbabili, recitazione da telefilm. Imbarazzante.
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nino pellino
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domenica 8 dicembre 2019
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ancora una bella commedia dai risvolti sarcastici
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Woody Allen con il suo film "Un giorno di pioggia a New York" ancora una volta ci regala una commedia gradevole, interpretata questa volta soprattutto da giovani attori, e che immancabilmente ci fa riflettere con la sua consueta, sottile vena di sarcasmo. Senza che mi soffermo a trattare della trama (il film va visto e lo consiglio disinteressatamente) devo dire che, in base al mio gusto soggettivo, questo film lo ritengo migliore e più ispirato rispetto alle ultime due pellicole ("Café society" e "La ruota della fortuna") anche se comunque i rimandi a certe sue illustri pellicole del passato è chiaramente evidente, come del resto gli appassionati del regista sanno già benissimo questo particolare aspetto creativo della sua arte.
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Woody Allen con il suo film "Un giorno di pioggia a New York" ancora una volta ci regala una commedia gradevole, interpretata questa volta soprattutto da giovani attori, e che immancabilmente ci fa riflettere con la sua consueta, sottile vena di sarcasmo. Senza che mi soffermo a trattare della trama (il film va visto e lo consiglio disinteressatamente) devo dire che, in base al mio gusto soggettivo, questo film lo ritengo migliore e più ispirato rispetto alle ultime due pellicole ("Café society" e "La ruota della fortuna") anche se comunque i rimandi a certe sue illustri pellicole del passato è chiaramente evidente, come del resto gli appassionati del regista sanno già benissimo questo particolare aspetto creativo della sua arte. Mi riferisco ai burrascosi rapporti affettivi tra i vari personaggi della storia che sono stati già messi in evidenza, a livello di tematica, ad esempio nel celebre film "Manhattan" e sicuramente in tanto altri film, mentre per quanto riguarda la parte della storia che ci mostra le pieghe che prenderà l'aspetto strettamente sentimentale tra i due giovani protagonisti, Gatsby interpretato da Timotheé Chalamet e Ashleigh interpretata da Elle Fanning, non può non farmi immediatamente accostare questa pellicola al graziosissimo film del 2011 "Midnight in Paris": anche qui Woody Allen ci confida la sua grande ammirazione per la pioggia, quale ienguagliabile fonte ispirativa ed anche qui abbiamo un protagonista sognatore e introspettivo (nonché straordinariamente acculturato...sembra proprio un piccolo Allen) che non viene molto apprezzato dalla sua ragazza, la quale, nel caso di questa trama, rimane troppo invaghita e distratta dal suo interesse di intervistare e vivere in prima persona le tribolazioni personali di alcuni importanti uomini di spettacolo. Lui, nel frattempo, rimasto solo durante un weekend organizzato con lei a New York, cerca di ingannare il tempo incontrando vecchi amici e soprattutto Chan, una ragazza che si rivelerà davvero interessante. Ed infine come non accostare questo film a "Midnight in Paris" soprattutto nella scena finale relativa all'incontro dei due giovani innamorati sotto una poetica pioggia battente (questa volta non a Parigi, ma a New York) e dopo che le lancette di un orologio cittadino hanno appena segnato mezzogiorno (nel film del 2011invece la mezzanotte). Il rimando è evidente, ma comunque gradevole e fatto con stile, come del resto lo è sempre stato nell'arte unica ed elegante di Woody Allen
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toni mais
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giovedì 5 dicembre 2019
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la vita reale è per chi non sa fare di meglio
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I cercatori d'oro una volta , ma forse ancora adesso , si servivano per la loro attività , di una ciotola di legno leggermente concava larga non più di quarantacinque centimetri solcata all' interno da scanalature concentriche , la " batea ". Mettevano all'interno della batea la sabbia aurifera insieme all'acqua del fiume ed imprimendo un movimento rotatorio da sinistra verso destra , sfruttando il peso specifico dell'oro , venti volte più pesante della sabbia , separavano il silicio, la pirite e gli altri minerali poveri dal prezioso metallo che si presentava sotto forma di pepita. Tenete bene a mente questa immagine.
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I cercatori d'oro una volta , ma forse ancora adesso , si servivano per la loro attività , di una ciotola di legno leggermente concava larga non più di quarantacinque centimetri solcata all' interno da scanalature concentriche , la " batea ". Mettevano all'interno della batea la sabbia aurifera insieme all'acqua del fiume ed imprimendo un movimento rotatorio da sinistra verso destra , sfruttando il peso specifico dell'oro , venti volte più pesante della sabbia , separavano il silicio, la pirite e gli altri minerali poveri dal prezioso metallo che si presentava sotto forma di pepita. Tenete bene a mente questa immagine. Ora pensate a due ragazzi, apparentemente uguali per intelligenza, verve e dinamismo e proiettateli nella vorticosa spirale della Grande Mela sotto una pioggia battente . Non occorrerà molto tempo perchè la pirite ( l'oro degli stupidi ) si separi da una pepita di grande valore : la fanciulla , improbabile giornalista, più desiderosa di condizionare gli eventi , partecipandovi, che non a raccontarli asetticamente come si converrebbe ad un professionista si scarta da sola come materiale di risulta compiendo mille follie : vorrà consolare ( a modo suo ) un regista depresso , un manager tradito, un attore cappa e spada da quattro soldi ( sempre a modo suo ) mentre il ragazzo assumerà una luce di rara brillantezza. Le altre pepite newyorkesi sono rappresentate dalla madre, dalla futura fidanzata .... Una New York capace di separare il grano dall' oglio , di far assumere a ciascun protagonista il ruolo che merita, una cartina di tornasole della natura umana , di allontanare vorticosamente due ragazzi ma al contempo farne trovare altri due in modo del tutto inaspettato . Grande dunque Allen e il suo tributo alla città che gli ha dato i natali. Fotografia, musiche eccezionali...
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[+] il fascino senza tempo di una metropoli
(di antonio montefalcone)
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