Opera senza autore |
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Un film di Florian Henckel von Donnersmarck.
Con Tom Schilling, Sebastian Koch, Paula Beer, Saskia Rosendahl.
continua»
Titolo originale Werk ohne Autor.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 188 min.
- Germania 2018.
- 01 Distribution
uscita giovedì 4 ottobre 2018.
MYMONETRO
Opera senza autore
valutazione media:
3,16
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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BELLO e POTENTE: Correte a vederlo.di MicheleCameroFeedback: 5559 | altri commenti e recensioni di MicheleCamero |
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giovedì 11 ottobre 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Auguro a questo bel film lo stesso destino de “Le Vite degli Altri” opera non a caso del medesimo regista, il cui successo, almeno da noi, venne decretato dal passa parola degli spettatori che ne imposero in pratica il ritorno nelle sale proprio quando la distribuzione ne aveva decretato il fine corsa. Faccio appello ai cinefili perché lo vedano e soprattutto ne facciano promozione sottolineando con calore di non farsi spaventare dalla durata di tre ore perché queste trascorrono senza che lo spettatore quasi se ne renda conto. E’ un merito certamente della storia, ma anche di come questo OLIMPICO pool di cineasti (regista tra i migliori nell’attuale panorama europeo, attori magnifici e giganteschi per la loro bravura, sceneggiatore alla cui scuola iscrivere un po’ dei nostri così a corto di argomenti e di forme dialettiche) ha reso sullo schermo un’altra feroce prova di autoanalisi cui è stato capace di sottoporsi il popolo tedesco. Protagonista è il Paese uscito dal nazismo del Fuhrer e dal comunismo della DDR per abbandonarsi forse nelle braccia della dittatura del capitalismo, meno visibile ed in apparenza meno condizionante come forse in questi nostri tempi odierni ci insegnano le cronache finanziarie e di una politica probabilmente schiava dell'economia. Il film abbraccia un tempo che va dalla fine degli anni ’30 alla metà degli anni ’60, mescolando la vita di una famiglia a quella di una Nazione. La famiglia è quella di un bambino educato all’arte da una zia bella, sensibile e delicata che conoscerà gli orrori della ideologia nazista (si salvino solo i sani perché sulla terra non c’è spazio a sufficienza per tutti), transiterà dall’ideologia non meno opprimente del comunismo che non saprà o non vorrà distinguere tra i nazisti autentici e quelli costretti ma che inquinerà se stesso per l’interesse del singolo (il bisogno di far nascere il proprio figlio) ed approderà all’Occidente ipocrita ed ambiguo, ma anche col suo respiro di libertà. Proprio questa parola, libertà, è il senso più marcato del racconto cinematografico. La libertà degli uomini e delle donne, la libertà dell’amore che salta le differenze di classe, la libertà delle nuove vite. La libertà del protagonista trasformatosi da talentuoso bambino a bravo pittore insoddisfatto però della manifestazione della propria arte impostagli dal regime al punto da barattare una vita comoda con la necessità di cercare altrove la propria libertà artistica. La libertà dell’arte in generale che alla fine di ogni vicenda storica è sempre emersa perché nessuna ideologia e nessun Mecenate è riuscita mai ad imbrigliarla. Per questo abbiamo avuto Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, Picasso, Kandinskij, Van Gogh e tanti altri. Tutto il resto lo scopra ogni singolo spettatore guardando il film.
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