normanna
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lunedì 24 settembre 2018
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da “ dieci inverni” a “ricordi?”
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Sono trascorsi nove anni da “Dieci inverni” e Valerio Mieli torna con il suo secondo film: ” Ricordi?” che traccia un percorso di maturazione artistica sfociato in un’opera di grande profondità.
L’originalità e lo stile della regista, che è anche l’autore della storia, firmano questo secondo film e riprendono aspetti peculiari e tematiche care al regista: il tema spazio-temporale, le finestre che si aprono su determinati periodi passati, l’importanza del passato per vivere nel presente.
In questo secondo film, tecnicamente più complesso del precedente, si intrecciano temi filosofici in una storia che potrebbe essere una storia comune, vissuta da persone comuni e da qui il realismo dei personaggi.
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Sono trascorsi nove anni da “Dieci inverni” e Valerio Mieli torna con il suo secondo film: ” Ricordi?” che traccia un percorso di maturazione artistica sfociato in un’opera di grande profondità.
L’originalità e lo stile della regista, che è anche l’autore della storia, firmano questo secondo film e riprendono aspetti peculiari e tematiche care al regista: il tema spazio-temporale, le finestre che si aprono su determinati periodi passati, l’importanza del passato per vivere nel presente.
In questo secondo film, tecnicamente più complesso del precedente, si intrecciano temi filosofici in una storia che potrebbe essere una storia comune, vissuta da persone comuni e da qui il realismo dei personaggi.
In realtà non è la storia d’amore che conta; avrebbe potuto essere una qualunque altra storia perché il tema importante che il regista ha voluto significare è quello molto più profondo di vite vissute che continuano il loro percorso tramite i ricordi. Il ricordo è uno dei temi da sempre affrontati da filosofi e letterati, rappresentato in letteratura in opere importanti, ma difficile da rendere in cinematografia.
Mieli riesce a rappresentarlo con estrema originalità, con una tecnica narrativa fluida, seppure costruita su continui flash back e flash forward.
Con la scelta sapiente delle musiche che compongono la colonna sonora del film (musiche che vanno da Bach a Ciaikovskij), il regista sottolinea il mutare degli stati d’animo nei diversi momenti del film.
La maturazione del regista, che evolve dal film precedente che si svolgeva su binari paralleli a un film che si sviluppa con numerosi intrecci ed entra nel profondo proprio tramite l’esplorazione di vite che in apparenza sono normali, utilizzando i ricordi dei protagonisti, avviene in modo studiato, pensato, approfondito. Mieli sa cogliere le sfumature delle emozioni e le traspone nei suoi personaggi; soprattutto le sa rappresentare sullo schermo con una regia impeccabile, che è propria solo dei grandi maestri del cinema.
In “Ricordi?” la tematica dello scorrere del tempo viene esplicitata molto bene dalla capacità del regista di saper mostrare come un ricordo muti nel tempo, come un medesimo ricordo venga percepito anche diversamente da persona a persona, o in modo diverso dalla stessa persona man mano che il tempo scorre.
Mieli ha saputo trasporre nella sua opera anche elementi autobiografici che ha voluto romanzare ed elementi che ha lasciato immutati, come la sua predilezione per Italo Calvino.
Rappresentando una storia d’amore, Valerio Mieli è riuscito a non renderla banale anche per la scelta riuscitissima degli attori. Il passaggio dall’ottimismo a un velato pessimismo della protagonista, che a poco a poco perde il sorriso e la solarità iniziale, (anche gli abiti cambiano e diventano meno “allegri”) è reso molto bene da un’interpretazione eccellente, come pure il tentativo di ritrovare alla fine, da parte del protagonista, altrettanto eccellente, ricordi meno pessimisti.
Il regista mostra che il ricordo, pur essendo finito dal principio, in quanto per sua stessa natura è tempo passato, può essere ripreso e può evolvere, come egli stesso ha fatto, evolvendo in profondità in questo film. Non è facile partire da una storia normale e colmarla di significati profondi. Momenti di vite, quadri che si aprono e che durano un’ora, un giorno, un periodo più lungo: questo è lo stile di Valerio Mieli, che riesce a trasformare spaccati di vita quotidiana in momenti unici, irripetibili, proprio perché sono passati. Il tempo è passato, le situazioni si possono ripetere, ma non potranno mai essere uguali; magari simili ma non identiche. Questo fa riflettere, perché il tempo è la chiave di tutto e proprio per questo la sua rappresentazione non è mai banale.
Valerio Mieli è un regista originale, di talento, che si distingue nel panorama cinematografico dei nostri tempi.
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freccia
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giovedì 6 settembre 2018
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un film da non perdere!
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Con il suo secondo film Valerio Mieli non solo conferma le buone qualità mostrate in DIeci inverni (David di Donatello come miglior opera prima) ma fa un passo più in là. Un passo verso la maturità cinematografica. Ambientazioni, scene e intreccio narrativo creano un unico tableau in cui è così facile entrare e da cui è così difficile uscire. Anche dopo la visione del film si resta con la testa (e i ricordi) alla visione appena terminata, perché il film parla di tutti noi e delle nostre emozioni. Un film da non perdere che piacerà moltissimo anche all'estero.
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silvia86
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sabato 23 marzo 2019
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la magia dei ricordi in un film bellissimo
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Una storia d'amore raccontata con una bellezza visiva che sarà difficile dimenticare. Immagini splendide cucite in un'unica sinfonia che segue il tempo del ricordo intimo, svelando certi meccanismi della mente di ognuno di noi, come non mi era mai capitato di vedere.
L'arte del cinema è usata con sapienza e grande gusto estetico: sceneggiatura, regia, montaggio, musica e fotografia di altissimo livello, un'interpretazione degli attori così naturale da farti dimenticare che Lui è il grande Luca Marinelli. Nella parte di Lei si scopre una bravissima Linda Caridi, premiata al Festival di Venezia come attrice rivelazione dell'anno.
L'amore e la memoria raccontati sul grande schermo con la loro capacità di influenzare le nostre vite.
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Una storia d'amore raccontata con una bellezza visiva che sarà difficile dimenticare. Immagini splendide cucite in un'unica sinfonia che segue il tempo del ricordo intimo, svelando certi meccanismi della mente di ognuno di noi, come non mi era mai capitato di vedere.
L'arte del cinema è usata con sapienza e grande gusto estetico: sceneggiatura, regia, montaggio, musica e fotografia di altissimo livello, un'interpretazione degli attori così naturale da farti dimenticare che Lui è il grande Luca Marinelli. Nella parte di Lei si scopre una bravissima Linda Caridi, premiata al Festival di Venezia come attrice rivelazione dell'anno.
L'amore e la memoria raccontati sul grande schermo con la loro capacità di influenzare le nostre vite. Il passato torna costantemente a farci visita modificando i colori e le emozioni del presente, che quindi finisce con l'essere spesso stonato da qualcosa che non c'è un più (un brutto ricordo d'infanzia, il primo amore finito male etc), ma che continua a esercitare (ricordi?) il suo potere su di noi.
Una relazione che nasce da un colpo di fulmine e che potrebbe essere perfetta, si sfalda così a causa dell'incapacità di dirsi le cose, di mostrare all'altro la propria vulnerabilità. "La storia d'amore di ognuno di noi", avevo letto, e per una volta mi sembra che lo slogan del film sia riuscito a esprimere bene quello che ho visto in sala. Lui e Lei oggi sono ancora con me.
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ale
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giovedì 6 settembre 2018
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i colori dell'amore
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Il secondo film di Mieli è un vero e proprio viaggio all'interno di una storia d'amore e all'interno delle menti dei suoi due protagonisti, soprattutto quello maschile. Non è una persona facile, il Lui di Ricordi?, non è una persona che sta bene, che vive la vita con leggerezza e spensieratezza. E' complicato, rimugina, non trova soddisfazione nelle cose, ma soprattutto vive quel che gli accade sempre portandosi dietro quel che ha già vissuto. Tutto quel che gli capita è come deformato dal proprio passato, è sempre visto attraverso la lente di quel che è stato. E segna l'incontro con Lei, che piano piano vede mutare il proprio stato d'animo a contatto con la cupezza di lui. Questo film, raffinato non solo nella regia, nella fotografia e nel montaggio, ma anche nella sceneggiatura fatta di dialoghi rapidi, brevi, mai scontati, avvolge chi lo guarda trasportandolo, con grazia e delicatezza, in un mondo sospeso, in cui quel che conta è solo il mutare delle sensazioni di chi vive un amore.
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Il secondo film di Mieli è un vero e proprio viaggio all'interno di una storia d'amore e all'interno delle menti dei suoi due protagonisti, soprattutto quello maschile. Non è una persona facile, il Lui di Ricordi?, non è una persona che sta bene, che vive la vita con leggerezza e spensieratezza. E' complicato, rimugina, non trova soddisfazione nelle cose, ma soprattutto vive quel che gli accade sempre portandosi dietro quel che ha già vissuto. Tutto quel che gli capita è come deformato dal proprio passato, è sempre visto attraverso la lente di quel che è stato. E segna l'incontro con Lei, che piano piano vede mutare il proprio stato d'animo a contatto con la cupezza di lui. Questo film, raffinato non solo nella regia, nella fotografia e nel montaggio, ma anche nella sceneggiatura fatta di dialoghi rapidi, brevi, mai scontati, avvolge chi lo guarda trasportandolo, con grazia e delicatezza, in un mondo sospeso, in cui quel che conta è solo il mutare delle sensazioni di chi vive un amore. Un film che nasce - credo - da un'idea ben chiara, che ha l'ambizione e il pregio di voler offrire una prospettiva precisa sulle cose e non solo di narrare una storia "particolare". Ma questo lo si capisce quando si esce dalla sala. Durante, si è solo trasportati da suoni, immagini e soprattutto colori, capaci di far vivere con intensità le vite di quei due protagonisti. Magia rara del cinema.
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valepinotti
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domenica 7 aprile 2019
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uno dei personaggi femminili più belli di sempre
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Dopo quasi "Dieci inverni" di assenza, Valerio Mieli torna sul grande schermo con un film che ancora una volta incanta e fa parlare di sè.
Ci sono la nostalgia, la bellezza, l'amore, un Lui e una Lei senza nome perché potrebbero essere ognuno di noi. Un film che fin dalle prime sequenze si smarca da ogni cliché e approda in un territorio altro. Portandoti con sè.
Un'esperienza che (come ai tempi di Dirty Dancing e Titanic) ho voluto rivivere più di una volta, tornando al cinema anche in questo terzo weekend di programmazione. Sala quasi piena e alla fine della proiezione tanti sorrisi e occhi lucidi, anche quelli del ragazzo col piercing e il berretto Metallica che mi sedeva accanto e che all'inizio ce l'aveva un po' con la sua fidanzata che l'aveva trascinato "ad un film sull'amore".
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Dopo quasi "Dieci inverni" di assenza, Valerio Mieli torna sul grande schermo con un film che ancora una volta incanta e fa parlare di sè.
Ci sono la nostalgia, la bellezza, l'amore, un Lui e una Lei senza nome perché potrebbero essere ognuno di noi. Un film che fin dalle prime sequenze si smarca da ogni cliché e approda in un territorio altro. Portandoti con sè.
Un'esperienza che (come ai tempi di Dirty Dancing e Titanic) ho voluto rivivere più di una volta, tornando al cinema anche in questo terzo weekend di programmazione. Sala quasi piena e alla fine della proiezione tanti sorrisi e occhi lucidi, anche quelli del ragazzo col piercing e il berretto Metallica che mi sedeva accanto e che all'inizio ce l'aveva un po' con la sua fidanzata che l'aveva trascinato "ad un film sull'amore". Forse perché avevamo partecipato insieme a qualcosa che entrerà nei nostri Ricordi?
Per costruire ques'opera d'ignegneria narrativa, Valerio Mieli ha puntato su protagonisti d'eccezione: un Luca Marinelli sempre bravo, una folgorante e splendente Linda Caridi. E qui vorrei sottolineare uno dei punti forti di questo film: il personaggio di Lei. Finalmente una ragazza vera! Sfaccettata, vibrante, ingenua e profonda allo stesso tempo, innamorata della vita ma capace anche di accettarne i lati più scuri e cambiare. La macchina da presa sembra svelarne perfino i pensieri, ed è bellissimo vedere a volte che quello che dice non è quello che pensa. Lui, intenso e tormentato, risulta invece più piatto, lasciandosi modificare meno da quello che succede e risultando forse meno coinvolgente. Mieli sembra trovarsi più a proprio agio con la scrittura di personaggi femminili, raramente tratteggiati dal cinema in modi così appassionanti.
Di sicuro, anche con le donne sa lavorare bene, se penso al risultato in questo film della sorprendete fotografia di Daria D’Antonio e del montaggio di Desideria Rayner.
Valerio Mieli si conferma un regista dall’importante sguardo autoriale e credo bisognerebbe non perdere d'occhio anche l'equipe da cui si è attorniato, capace di sostenerlo nella costruzione di immaigni bellissime, in un eterno gioco di rimandi e sovrapposizioni su cui è innestata la narrazione.
"Ricordi?" si rivela un universo senza tempo, spesso senza spazio, quasi sempre senza nomi, ma in fondo sempre fatto dalla stessa struggente bellezza che hanno le storie d’amore destinate a finire. E poi forse, chissà, destinate a rinascere.
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(di eles )
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silvia
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sabato 4 maggio 2019
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vi hanno mai rubato i colori?
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Vi hanno mai rubato i colori?
Veder strappare al loro ordine naturale quei pennarelli a punta fine dal prezioso astuccio è annoverato tra i traumi più significativi dell’infanzia. Che esagerazione, penserete. Ebbene, provate a placare le urla di un bambino disperato perché gli è stato sottratto l’arancione. Che colore insulso, è vero, e non si offendano gli arancioniani perché, per fortuna, l’universo dei colori è ancora lontano dal politically correct. Ogni bambino, però, ha bisogno del suo arancione, altrimenti il pupazzo di neve non avrebbe il suo naso e il sole che tramonta sarebbe ancora troppo giallo.
Stupidità vuole che il piccolo essere umano, crescendo, sostituisca i pennarelli con colori ad olio da liberare su di una tavolozza.
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Vi hanno mai rubato i colori?
Veder strappare al loro ordine naturale quei pennarelli a punta fine dal prezioso astuccio è annoverato tra i traumi più significativi dell’infanzia. Che esagerazione, penserete. Ebbene, provate a placare le urla di un bambino disperato perché gli è stato sottratto l’arancione. Che colore insulso, è vero, e non si offendano gli arancioniani perché, per fortuna, l’universo dei colori è ancora lontano dal politically correct. Ogni bambino, però, ha bisogno del suo arancione, altrimenti il pupazzo di neve non avrebbe il suo naso e il sole che tramonta sarebbe ancora troppo giallo.
Stupidità vuole che il piccolo essere umano, crescendo, sostituisca i pennarelli con colori ad olio da liberare su di una tavolozza. Più immediati, pensa. E in effetti il disastro è subitaneo. Tutto si mescola, ciascun colore perde la propria identità in nome della contaminazione.
Ricordi? parla proprio di questo, dell’amore come contaminazione, l'amore è pennellata decisa che mischia per creare nuove tonalità nell’indefinito delle sfumature.
L’opera di Valerio Mieli è una comune storia d’amore tra due persone di cui non è importante conoscere nemmeno il nome, perché la pellicola non vuole confini nominativi, si serve delle parole solo per rievocare ricordi del passato che cambiano colore in base allo stato d’animo del presente.
Costruiti su spartiti di musica classica, i dialoghi uniscono i due protagonisti così opposti sulla scala cromatica. Lui è grigio, opaco e graffiato. Lei è pastello, luminosa ed intensa. Si raccontano, si ricordano, si mescolano e per un attimo credono di aver raggiunto un equilibrio che ricorda tanto la felicità. Come nella scena della vasca da bagno, dove l’intimità fa crollare barriere di spazi e definizioni e si è liberi di mangiare del cibo cinese, nudi, uno negli occhi dell’altra.
Ma la quotidianità è cartina tornasole della loro storia.
La vivacità dei colori di lei comincia a spegnersi perché lui ne assorbe tutta la luce per cambiare il proprio punto di vista sul passato e sul futuro.
Lui le ha rubato i colori, senza volerlo, senza cattiveria alcuna, ma per la sua opaca natura.
Per quanto tempo ancora i sogni di lei saranno in bianco e nero?
La costruzione di questa tipologia di film non è per niente facile, riuscire ad apprezzarlo è un onore.
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felicity
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lunedì 24 agosto 2020
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il rapporto di coppia nel suo evolversi
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Ricordi? è splendido ed originale. Il ricordo mente dice lui. No, non è vero, le cose sono già belle di per sé, ma siamo noi che non ce ne rendiamo conto perché distratti mentre accadono, dice lei. Due diverse prospettive, nel duplice senso del termine: lui visto dagli occhi, anzi dai ricordi, di lei; e lei vista dagli occhi, anzi dai ricordi di lui.
Lui è Luca Marinelli. Lei è Linda Caridi. Si conoscono, si innamorano e si dimenticano di tutto il resto, nutrendosi esclusivamente della loro relazione in modo così naïf e così intenso da contaminarsi a vicenda, fino a non riconoscersi più. Finché a un certo punto accade, come in tutte le storie d'amore, che ci si guarda indietro e ci si chiede come mai non è più come prima.
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Ricordi? è splendido ed originale. Il ricordo mente dice lui. No, non è vero, le cose sono già belle di per sé, ma siamo noi che non ce ne rendiamo conto perché distratti mentre accadono, dice lei. Due diverse prospettive, nel duplice senso del termine: lui visto dagli occhi, anzi dai ricordi, di lei; e lei vista dagli occhi, anzi dai ricordi di lui.
Lui è Luca Marinelli. Lei è Linda Caridi. Si conoscono, si innamorano e si dimenticano di tutto il resto, nutrendosi esclusivamente della loro relazione in modo così naïf e così intenso da contaminarsi a vicenda, fino a non riconoscersi più. Finché a un certo punto accade, come in tutte le storie d'amore, che ci si guarda indietro e ci si chiede come mai non è più come prima.
Ed è forse per questo che i personaggi che interpretano non hanno un nome: perché incarnano, in senso stretto, il rapporto di coppia nel suo evolversi e trasformarsi. Le cose sono meno belle perché finiscono, dice lei. No, le cose sono meno belle perché ci angosciamo che finiscano, dice lui.
È questo a consumare la relazione: la consapevolezza struggente del tempo che passa e non tornerà mai più come prima. La nostalgia di qualcosa di bellissimo e inafferrabile, cristallizzato negli attimi del tempo. Qualcosa che nasce e si esaurisce in quell'istante stesso, e che proprio per questo, forse, non è mai esistito.
Ricordi? riesce a mettere a fuoco, anche nell’indefinito mosaico di memorie in frantumi, che le persone, come le relazioni, cambiano, in un continuo ma impercepibile ridefinirsi e spostarsi dal punto di partenza. Ma che, allo stesso tempo, è proprio nel cambiamento che la relazione può trovare nuova energia vitale. Per farlo, però, bisogna imparare a riassestarsi, lentamente e faticosamente, e muoversi, millimetro per millimetro, verso se stessi. E, soltanto dopo, verso l'altro.
Il regista è abilissimo nello sposare l’operazione di concetto a quella di una ricerca formale che l’assecondi anche in chiave visiva, dipingendo immagini che, più che testimoniare, riemergono da abissi personali, intimi: immerge i suoi personaggi in un’atmosfera sospesa e mitica, dove il presente sembra non esistere mai, tutto svolgendosi in una dimensione mentale, in cui non ci sono che tracciati interrotti.
Si restituisce un mood in forma di conflitto di caratteri e narrazioni: Lui tende a tornare sui brutti ricordi perché ai traumi imputa i suoi fallimenti, Lei racconta solo quelli belli, perché i peggiori ha deciso di tenerli per sé.
Film a suo modo spericolato (ma fosse un indie americano forse si griderebbe al capolavoro), Ricordi? riesce nell’impresa di disorientare lo spettatore piuttosto che rassicurarlo, ma accogliendolo in questo smarrimento con tutti gli onori.
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